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Da "Umanità Nova"
n. 20 del 1 giugno 2003
Scuola
Un contratto cannibale
Il contratto della scuola è stato firmato da CGIL, CISL, UIL e
SNALS con circa sedici mesi di ritardo rispetto alla scadenza.
Pongo l'accento su questo ritardo non per lamentare una reale o presunta
"inefficienza" del MIUR e dei sindacati firmatari ma per segnalare che
si è trattato di un accordo non facile, come non sono facili da
chiudersi diversi contratti del pubblico impiego.
I lavoratori della scuola hanno, nel corso di quest'anno scolastico
scioperato a più riprese in maniera consistente e gli scioperi
non sono stati indetti, com'era d'uso nel passato decennio, solo dai sindacati
alternativi ma hanno visto in un ruolo insolitamente vivace gli stessi
sindacati firmatari.
L'adesione agli scioperi è stata tutt'altro che disprezzabile
e va segnalato che, per la prima volta, si sono messi in movimento in
misura notevole i collaboratori scolastici, i tecnici e gli amministrativi,
i cosiddetti ATA, tradizionalmente restii a scioperare anche perché
convinti che i contratti "riguardano gli insegnanti".
A mio avviso, il personale non docente si è mosso soprattutto
perché preoccupato dai tagli all'organico previsti dalla legge
finanziaria, si tratta, comunque, di un dato da non sottovalutare.
Che la categoria dei lavoratori della scuola sia in un momento particolare,
peraltro, lo dimostra una nascente e significativa opposizione sia al
taglio degli organici che alla riforma Bertagna Moratti che, nella provincia
di Torino, quella che conosco meglio, si manifesta con decine di blocchi
dell'adozione dei libri di testo nelle scuole secondarie superiori, con
l'occupazione di diverse scuole da parte dei docenti, con blocchi stradali
realizzati da numerosi gruppi di precari, con la votazione da parte di
assemblee sindacali e collegi docenti di molte ed interessanti mozioni
critiche verso la politica scolastica del governo, con la costituzione
di un coordinamento degli insegnanti tecnico pratici particolarmente colpiti
dalla riforma, con assemblee del personale scolastico delle elementari
e con altre iniziative.
Il contratto si presenta come un volume di notevolissima consistenza,
una sorta di testo unico sulla situazione dei lavoratori della scuola,
ed una sua disamina dettagliata richiederebbe, almeno, un volumetto. Può,
però, valere la pena di segnalare alcune sue caratteristiche generali.
Si è posto l'accento, da parte della stampa, sul fatto che i
lavoratori della scuola avrebbero goduto di consistenti aumenti retributivi.
Sull'argomento si tratta di intendersi.
Se, infatti, si fa, ad esempio, una comparazione fra aumenti ottenuti
dai lavoratori della scuola e lavoratori metalmeccanici, è evidente
che i primi ne sono usciti molto meglio. È, infatti, vero che la
comparazione è falsata dal fatto che i lavoratori della scuola
sono collocati, per la grande maggioranza, al sesto e settimo livello
(docenti diplomati e docenti laureati) mentre i metalmeccanici sono, per
lo più, collocati al terzo e quarto livello ma i lavoratori della
scuola hanno comunque avuto più del doppio di quanto è stato
concesso ai metalmeccanici con l'accordo firmato da CISL e UIL. Il punto
è che il contratto dei metalmeccanici è orrendo e non che
quello della scuola è buono.
Se, infatti, lasciamo da parte le comparazioni con altre categorie,
scopriamo che, dal punto di vista retributivo, gli aumenti coprono, parzialmente,
l'inflazione e che la retribuzione reale resta al palo. Le retribuzioni
europee tanto promesse non ci sono a meno che la media non sia stata rifatta
considerando l'entrata nell'Unione Europee dei paesi dell'Europa centro
orientale.
Soprattutto, poi, si deve considerare che il contratto scuola è,
in grandissima parte, auto finanziato grazie ad un consistente taglio
degli organici che comporterà, nei prossimi anni una riduzione
del personale dell'ordine di svariate decine di migliaia di posti di lavoro.
Come si è più volte detto nel corso del periodo passato,
un vero e proprio contratto cannibale. Decine di migliaia di colleghi
precari passeranno, se non vi sarà la capacità di battere
sul campo la politica scolastica del governo, dalla situazione di insicurezza
attuale ala certezza della perdita del posto di lavoro.
Non è, a questo proposito, casuale che le prime mobilitazioni
della categoria riguardino più l'organico e l'organizzazione del
lavoro che la retribuzione. Molti lavoratori, infatti, ritengono che,
con questi chiari di luna, è improponibile un'iniziativa per le
retribuzioni mentre si deve e si può tener duro sull'organico e
sulla normativa.
Nella parte che riguarda i diritti sindacali, CGIL, CISL, UIL e SNALS
sono riuscite a superare se stesse. Non solo, infatti, hanno ribadito
che il diritto di assemblea spetta solo a loro e che le RSU possono indire
l'assemblea solo nel loro assieme in modo da impedire ai sindacati alternativi
di indire le assemblee almeno dove hanno dei delegati ma, visto che c'erano,
hanno stabilito che questo criterio si applica anche alle assemblee fuori
orario di servizio. Un accordo che dovrebbe far pensare coloro che si
ostinano a immaginare che la concertazione è finita e simili amenità.
Vi sarebbe molto altro da dire dal punto di vista tecnico ma credo che
si possa, provvisoriamente, concludere ponendo l'accendo su quello che
ritengo un aspetto interessante di questo contratto. Lo faccio partendo
dalla critica che alcuni fanno, da destra, al contratto.
Questo contratto, infatti, ed è vero, non è coerente alla
riforma Bertagna Moratti nel senso che non è sufficientemente costruito
per accentuare la divisione gerarchica della categoria dei lavoratori
della scuola. Come si spiega questo limite? Se escludiamo, e ritengo lo
si possa fare, una svolta sovversiva di CGIL. CISL, UIL e SNALS, la spiegazione
è semplice. La mobilitazione dei lavoratori della scuola ha avuto
un peso e, in qualche misura ha legato le mani agli stessi sindacati concertativi
che hanno potuto concedere molto al governo ma hanno tenuto duro sul fatto
che, visto che gli aumenti retributivi sono quello che sono, vanno in
busta paga.
È, comunque, interessante notare che l'unico settore della categoria
che ha avuto aumenti retributivi robusti è quello dei Direttori
dei Servizi Generali ed Amministrativi (gli ex segretari) che assumono
un ruolo sempre più importante di governo del personale sulla scia
dei Dirigenti Scolastici che, non a caso, di contratto ne hanno uno separato
rispetto ai lavoratori della scuola.
Si determina, di conseguenza, una contraddizione interessante, se il
governo vorrà portare a compimento la riforma, dovrà stanziare
nuove risorse per le figure professionali intermedie fra lavoratori e
dirigenti e sappiamo bene che stanziare risorse per la scuola non sia
il principale dei suoi interessi.
D'altro canto, il contratto scade a dicembre e la partita si riapre
ad autunno anche sulla base dell'attuale mobilitazione contro il taglio
degli organici.
Cosimo Scarinzi
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