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Da "Umanità Nova"
n. 20 del 1 giugno 2003
Torino
Balôn libero
Il Balôn è un antico mercato delle pulci torinese che si
tiene ogni sabato nel quartiere di Borgo Dora, alle spalle di Porta Palazzo.
Il Balôn è l'estrema risorsa di ogni disperato che può
- raccattando qualcosa in giro - racimolare un po' di denaro. Il Balôn
è anche la Rinascente dei poveri. Al Balôn si possono acquistare
a prezzi più che modesti tutto quanto può servire in casa,
ovviamente usato.
Il Balôn è anche un luogo d'incanto nel grigiore metropolitano.
Molta gente vi si dà appuntamento; perché il Balôn
non è solo una vetrina di cose vecchie ma è anche un luogo
d'incanto dove si possono incontrare i personaggi più strani e
surreali.
In questi ultimi dieci anni al Balôn si sono innestati i problemi
di Porta Palazzo, che è il mercato rionale più grande della
città e al tempo stesso il luogo più malfamato. Negli anni
del boom economico nel quartiere vi si erano insediati molti immigrati
meridionali e - come sempre accade in seguito a grosse ondate migratorie
- era divenuto sede di numerose attività illegali: contrabbando
di sigarette, truffe, ricettazione, borseggi. Oggi il quartiere si trova
a dover fare i conti con la dura realtà di ogni metropoli dell'occidente
industrializzato: la nuova immigrazione, non più autoctona, ma
proveniente da altri continenti con religioni lingue e culture diverse,
e il nuovo business della malavita organizzata, non più contrabbando
di sigarette ma spaccio di droga. Il quartiere si è trasformato
lentamente in una piccola casbah. E il Balôn, che attira ogni volta
migliaia di persone, diventa quindi un'ottima occasione per chi vive di
spaccio e borseggio.
All'opposto nelle vie del mercato quelli che una volta erano i magazzini
dei rigattieri si sono trasformati in eleganti negozi di antiquariato.
Perché al Balôn non venivano solo i poveri, ma anche i signori
a cercare il pezzo d'epoca. Ovviamente, con l'avanzare della casbah e
dei suoi pericoli, la clientela benestante si è rarefatta e questo
a scapito dei negozianti che, riuniti in associazioni di categoria, hanno
chiesto a più riprese l'intervento del comune per una "normalizzazione",
individuando nel mercato, nella sua anarchica vitalità, l'humus
in cui proliferano le attività illegali che spaventano la loro
clientela. Quindi hanno preteso di trasformare il Balôn in un mercato
sterilizzato.
Il comune ha subito aderito a tale richiesta, sia per la volontà
di dominio che spinge sempre ogni istituzione a regolamentare tutto ciò
che sfugge al proprio controllo, sia - soprattutto - per ragioni di speculazione
edilizia. Porta Palazzo e il Balôn sono infatti inseriti nel progetto
di risanamento dei centri storici delle metropoli europee che viaggia
con ingenti finanziamenti CEE. Il progetto è chiaro: sospingere
i poveri dal centro alle periferie estreme per poter sfruttare le aree
e gli immobili che, acquistati a basso prezzo causa il degrado, possono
diventare una miniera d'oro una volta scacciati gli abitanti e risanati.
Quello che sta accadendo a Torino è già avvenuto a Barcellona
con lo sventramento e la distruzione del Barrio Chino. La distruzione
fisica dei luoghi, che vengono stravolti sul piano architettonico, si
accompagna alla distruzione delle attività delle persone che operano
sul territorio. Interi quartieri popolari ricchi di storia e di vita vengono
trasformati in finte Mont Martre, tutte uguali, con negozietti lustri
e localini in ad uso dei turisti. Lo si può vedere anche a Milano
nel quartiere popolare di Porta Ticinese lungo i Navigli dove, in seguito
a questo tipo di ristrutturazione, il Circolo anarchico dei Malfattori
si è visto quadruplicare l'affitto, fino allo sfratto. E senz'altro
sta accadendo in molte altre città.
Ritornando a Torino, dopo ripetuti tentativi di distruggere il Balôn
andati a monte per la combattiva reazione dei rigattieri, il comune, con
la scusa dei lavori di riqualificazione, ha trasferito - con la promessa
di un ritorno a fine lavori - la massa degli abusivi in un parcheggio
poco distante, a lato di un cimitero sconsacrato. E' subito apparsa evidente
la volontà del comune di non far più ritornare il mercato
nella sua sede storica. Poi una delibera della giunta ha trasformato l'intera
area in zona solo licenze.
Sabato 3 maggio parte l'offensiva. I vigili cacciano gli ultimi rigattieri
abusivi e assegnano i posti agli ambulanti regolari. Contemporaneamente
compaiono sulle vetrine dei negozi le locandine dell'inaugurazione, per
il sabato seguente, del "Nuovo sabato del Balôn" con la presenza
del sindaco di due assessori e del presidente di circoscrizione. E' l'atto
che dovrebbe sancire la loro vittoria.
Gli anarchici non ci stanno. Al mattino viene allestita nella piazza
dove dovrebbero arrivare le autorità la camera ardente: una bara,
ripiena di ciarpame vario e che rappresenta l'anima del mercato. La gente
si lascia coinvolgere e 370 torinesi appongono al loro firma sul registro,
in solidarietà. Ma la semplice contestazione non è sufficiente,
i rappresentanti dell'arroganza del potere, della speculazione del più
forte a scapito del più debole, del controllo sociale sempre più
esteso, non possono brindare sul cadavere del mercato, devono andarsene.
La loro presenza al Balôn non è tollerabile.
Intorno al feretro si radunano squatter e anarchici dalla FAT. Parte
il corteo funebre. Quando ci si trova davanti al sindaco, Chiamparino
illividisce, non si aspettava una contestazione così decisa, non
sa che dire e, all'improvviso, gli arriva una torta addosso.
La festa è finita.
Grazie agli anarchici, il Balôn ha vinto questo round.
Tobia
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