Da "Umanità Nova" n. 21 del 8 giugno 2003 Contro i signori del G8 Anche in quest'occasione, come è ormai consolidata abitudine repressiva, sono stati ripristinati i controlli alle frontiere e numerosi sono stati i respingimenti. Raccontano alcuni compagni torinesi: "Siamo partiti alla spicciolata per tentare di passare la frontiera dove erano all'opera solerti funzionari francesi cui la polizia italiana aveva fornito l'elenco dei "reprobi" da respingere oltre confine. Anche stavolta nell'Europa della libera circolazione delle merci e dei capitali sono state rialzate barriere contro la libertà di manifestare. Molti non sono passati, respinti perché sulla lista nera. A noi è andata meglio: dopo una buona oretta di controlli e perquisizioni ad un posto di blocco all'uscita da Torino il passaggio al Frejus è andato liscio. Con ancora negli occhi il ricordo di Genova ci dirigiamo verso la nostra seconda contestazione del G8". Manifestazioni, blocchi, sit-in, attacchi a supermercati e distributori di benzina, azioni nonviolente e parate musicali dei sambisti pink e silver si sono succeduti dal 29 maggio al 3 giugno tra la località francese di Annemasse e le elvetiche Losanna e Ginevra. L'ampiezza della zona rossa, la zona vietata ai manifestanti, ha fatto sì che un territorio molto vasto venisse investito dalle varie iniziative di lotta. Nonostante la strategia scelta dalla polizia sia stata meno dura di quella adottata a Genova solo per un caso anche stavolta non ci è scappato il morto. Un attivista inglese da lunghi anni residente a Barcellona, che, appendendosi ad una corda tesa sull'autostrada tentava di bloccare il passaggio delle delegazioni, è precipitato a terra dopo una caduta di 20 metri, ferendosi gravemente. La polizia, come chiaramente mostrato in un video, ha tagliato le corde che lo reggevano: un deliberato tentativo di ucciderlo. Inoltre l'uso massiccio di gas, pallottole di gomma e granate assordanti è stato il motivo dominante delle giornate di lotta contro il G8. Non è mancato neppure l'assalto poliziesco, fortunatamente assai meno brutale di quello genovese, al media center piazzato all'Usine di Ginevra. Alcuni attivisti sono stati comunque feriti durante l'ingresso dei poliziotti, tutti in borghese con fascia "police" al braccio. La manifestazione principale, quella di domenica 1 giugno, giorno di apertura del G8, è stata imponente: oltre centomila persone hanno raggiunto la frontiera franco-elvetica tra Annemasse e Ginevra. Due cortei, uno partito in territorio francese e l'altro in svizzera si sono incontrati ed hanno poi bloccato a lungo l'autostrada. Sebbene l'attenzione dei media, non esclusi quelli "alternativi" si sia concentrata sulle nottate di fuoco a Ginevra e Losanna, va sottolineata la rilevanza di una partecipazione tanto forte ad un'iniziativa che portava in piazza i grandi temi delle lotte di questi mesi: l'opposizione alla guerra ed al militarismo, il movimento sociale francese sulle pensioni, il tema della libera circolazione dei migranti, il rifiuto della mercificazione dell'acqua e della salute, le lotte ambientaliste e quelle contro le politiche securitarie. Gli anarchici raccolti nella Convergenza Anticapitalista ed Antiautoritaria (ClaaacG8) hanno dato vita ad un blocco Nero e Rosso che ha raccolto intorno alle 10.000 persone partite da Annemasse dove era ubicato il Villaggio anticapitalista ed antiguerra (VAAG), luogo di riferimento delle iniziative dell'anarchismo sociale e spazio autogestito per dibattiti, feste, coordinamento delle varie attività. Ancora dal racconto dei compagni torinesi: "Sabato 31 maggio abbiamo raggiunto il VAAG ad Annemasse. Il caldo era infernale. Appena arrivati apprendiamo che durante la mattinata la polizia aveva gasato un corteo di compagni che contestavano un'iniziativa contro il G8 del Partito Socialista francese che teneva una conferenza allo Chateau Rouge. Evidentemente il PS francese ha dimenticato in fretta il proprio ruolo al governo. Più tardi partirà una manifestazione di solidarietà con Bruno, un compagno arrestato il giorno prima a Ginevra. I compagni della Federazione Francofona hanno uno spazio informativo con la stampa anarchica. Il clima al Villaggio è di grande partecipazione: vi sono ovunque discussioni più o meno formali ed assemblee per programmare le varie azioni per il giorno dopo. Noi e gli altri compagni della FAI partecipiamo a quella della Claaac. Il clima è teso e vi è preoccupazione: si sa che le forze istituzionali non gradiscono la nostra presenza. La Claaac, pur optando per una manifestazione pacifica, comunicativa ma determinata ha scelto il rispetto per altre tattiche di lotta, una scelta poco gradita ai moderati che ambiscono al ruolo di polizia del movimento. La mattina dopo un gruppo partirà all'alba per un blocco stradale a S. Cergues e, nonostante l'uso massiccio di gas, riuscirà a tenere la barricata sino alle prime ore del pomeriggio. Il Blocco Nero e Rosso si muove alle 8 dal Villaggio. Piazziamo lo striscione della FAI e andiamo. Nel frattempo il nostro drappello si è ingrossato: sono giunti compagni dall'Emilia, dal Friuli, dalla Lombardia e dal Piemonte. Arrivano le prime notizie degli attacchi a distributori, macchine e supermercati nella notte precedente a Ginevra. Abbiamo tutti sul braccio i numeri del legal team. Ed ecco i primi canti, gli slogan. Alle 10 confluiamo nel corteo: il nostro spezzone sfila subito dopo i sindacati di base ed i lavoratori in sciopero che aprono la manifestazione, i gruppi no-global più moderati ed i partiti stanno dietro. Percorriamo le strade di Annemasse dove la gente è ai balconi e in strada, saluta osserva, agita bandiere arcobaleno dalle finestre. Solo pochi locali sono chiusi e barricati. Una pompa di benzina viene impacchettata con della plastica nera. Dopo una marcia lunga ed estenuante si arriva alla frontiera: risuonano forti gli slogan contro i confini, gli stati, per la libertà di circolazione. Il corteo prosegue per Ginevra dove si congiunge con la manifestazione partita dalla Svizzera. Insieme si valica nuovamente la frontiera. Un gruppo di giovani tedeschi abbatte a sassate le vetrine degli uffici della dogana e si accanisce contro un distributore. Il corteo della Claaac non si scioglie e torna al Villaggio in corteo percorrendo a lungo l'autostrada che rimarrà bloccata per ore. Siamo esausti ma lieti. Una giornata di lotta in cui le ragioni ed i temi dell'anarchismo sociale hanno trovato uno spazio comunicativo efficace." Inutile dire che i quotidiani del giorno dopo si sono concentrati sulle vetrine infrante preferendo sottacere sulla grande manifestazione transfrontaliera. Le giornate di lotta di questo primo scorcio di giugno hanno messo in luce la marea non placata di un movimento che continua a tallonare i signori della terra, negando loro legittimità e creando, ogni giorno in ogni angolo del mondo, lo spazio per la vita, la dignità e la libertà calpestate da 8 grandi criminali. Mortisia
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