![]() Da "Umanità Nova" n. 21 del 8 giugno 2003 Iraq. Guerra e false notizie A guerra "finita" oggi i pianificatori dell'aggressione all'Iraq possono tranquillamente permettersi di ammettere pubblicamente quello che ormai era un sospetto di pubblico dominio: le notizie sulla pericolosità dell'arsenale non convenzionale in mano al regime di Saddam Hussein erano false, come peraltro aveva denunciato lo stesso Hans Blix, il capo degli ispettori Onu; come falsa era tutta l'epica narrazione televisiva del conflitto. Una volta dovevano trascorrere anni prima che si alzasse qualche velo sulle verità di una guerra, adesso poiché le invenzioni della propaganda bellica sono diventate solo giustificazioni-usa e getta e che la guerra è stata persino definita come etica, i registi possono tranquillamente svelare i loro trucchi, forti del fatto che ormai si dichiarano vincitori e che tale fine giustificherebbe ogni mezzo. Adesso apprendiamo, nel caso qualcuno avesse avuto ancora dei dubbi, che la decisione di "sottolineare la questione delle armi di distruzione di massa per giustificare la guerra in Iraq è stata presa per ragioni burocratiche" (parola del sottosegretario alla Difesa Paul Wolfowitz), così come non è mai esistito il famoso bunker sotto il palazzo presidenziale di Saddam Hussein e così come la storia della soldatessa Jessica era una sceneggiata ad uso e consumo di un'opinione pubblica turbata dalle immagini dei veri prigionieri americani. Altre notizie invece restano accuratamente coperte, come quello del numero dei morti civili iracheni causati dai bombardamenti anglo-americani. Secondo il Pentagono sarebbero 1.400, ma la tragica conta sta andando avanti e un serio progetto indipendente di indagine che si basa sull'accertamento di ogni singola vittima, con nome e cognome, è arrivato - al 1deg. giugno - ad accertarne tra i 5.430 e i 7.046 (si veda il sito www.iraqbodycount.net). Cifre che si stanno progressivamente avvicinando alla stima di circa 10.000 avanzata da alcune organizzazioni mediche e che, sommate alle 4.000 vittime civili in Afganistan, non hanno più neanche un rapporto numerico con quelle dell'11 settembre. Peraltro ogni giorno cresce il numero dei bambini morti in conseguenza delle piccole quanto micidiali bombe a frammentazione sganciate in grande quantità sul territorio irakeno, così come era successo in Jugoslavia e in Afganistan. E chissà quante morti ancora causeranno col trascorrere degli anni i proiettili e le bombe con uranio impoverito ed altri componenti tossici, moltiplicando gli effetti della "Sindrome del Golfo" che ad oltre dieci anni da Desert Storm continua ad essere top secret. Uncle Fester
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