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Da "Umanità Nova" n. 22 del 15 giugno 2003

Dieci anni senza Leo Ferrè



Dieci anni fa ci lasciava Léo Ferré, poeta, cantautore, romanziere, saggista, compositore, direttore d'orchestra e soprattutto anarchico.

Era nato a Monaco nel 1916 e, senza retorica, è stata una delle più significative espressioni poetiche in musica del secolo andato.

All'età di 8 anni era stato rinchiuso in un collegio di preti a Bordighera, vivendo sino all'adolescenza quella lacerante ed oppressiva esperienza che avrebbe raccontato da adulto nel romanzo "Benoit Misére" scritto nel '56. Nel '46 si stabilì a Parigi dove iniziò a cantare nei cabaret di Saint-Germain e quella sarà l'epoca in cui nacque la nuova canzone francese del dopoguerra che in Ferrè evidenzia timbri anarchici ed emozioni poetiche mai espresse prima. Strinse rapporti di amicizia e solidarietà con gli esiliati spagnoli ai quali dedicò le canzoni: "Flamenco de Paris/Le bateau espagnol" e "Franco la Muerte", per il cui testo non poté entrare più in Spagna sino alla caduta del regime franchista. Frequentò Maurice Joyeux e il gruppo "Louise Michel", dedicando ai libertari la famosa canzone "Le Anarchistes", bella ed ironica: ...non sono l'uno per cento, ma credetemi esistono.

I temi di provocazione antiautoritaria e anticlericale si susseguirono con "Monsieur tout blanc" (contro Pio XII), "Mon General" (contro De Gaulle), "Allende" (contro Pinochet).

La trilogia contro la pena di morte vede i seguenti pezzi: "La mort de Loups/Madame la Misére/Ni dieu ni maitre".

Nel frattempo metteva in musica i "poeti maledetti" dell'800 francese e non solo: Baudelaire, Verlaine, Villon, Rutebeuf, Laforgue, Aragon, Cesare Pavese...

Il suo stile letterario navigava tra simbolismo, espressionismo, surrealismo e incontrandosi con l'argot popolare dette vita allo stile dell'invettiva.

Nel '53 andò in scena l'oratorio lirico su testo di Apollinaire: "La chanson du mal-aimé". Nel '54, scrisse e diresse la "Symphonie Interrompue". Nel '56 venne pubblicata la raccolta di poesie "Poete, vos papiers!" e negli anni seguenti le diverse edizioni del "Testament Phonographe".

Accolse con fraternità prima il movimento beatnik e quindi quello del '68.

Sulla copertina di "Le monde libertarie" proprio nel '68 apparve una sua foto con la scritta autografa: Viva l'anarchia con una grande A come amore!

Nell'83 scrisse "L'opera du paure", considerata l'apice della sua espressività.

Dopo averci offerto oltre cinquecento poesie assieme ad infinite tracce d'arte e di libertà, il 14 luglio '93 si spense in Toscana, a Castellina in Chianti.

Questa ferita che vorremmo cucire nel mezzo del desiderio brucia ancora.

Dentro e fuori.

Jean Rabe

 

 

 

 

 

 

 

 


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