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Da "Umanità Nova" n. 22 del 15 giugno 2003

Dibattito referendum 16:
Lottare in piazza



Cari compagni,

con questa mia desidero esprimere la mia contrarietà al voto referendario, non semplicemente perché da anarchico rimango riluttante al referendum come metodo di conquista sociale ma anche per altri motivi che cercherò di esprimere. Il governo attuale avendo valutato la risposta della piazza sull'articolo 18, ha pensato bene di non forzare la mano sulla questione, e furbescamente ha portato in parlamento il Libro Bianco, modifica dell'ex pacchetto Treu, approvato anch'esso con Cisl e Uil. Tutto ciò purtroppo, è passato sotto i nostri occhi impegnati a seguire gli ultimi giorni prima dell'attacco all'Iraq da parte della coalizione. Bella mossa quella del governo, che quando vuole le leggi le fa volare e di conseguenza rallentare. Ma non voglio uscire dal seminato. Come tutti sappiamo, le nuove normative in materia di lavoro sono una vera e propria apocalisse che si abbatterà specialmente su chi lavoro lo cerca e di rimbalzo anche sui lavoratori più "sicuri". Non ritengo importante descrivere qui i metodi futuri di assunzione, di lavoro e di sfruttamento a cui noi siamo già costretti, ma chi verrà dopo di noi sarà esclusivamente un mezzo di produzione ultraflessibile, non sindacalizzabile e soprattutto iper sfruttato. Questo mi porta a un ragionamento personale che ritengo di dover esprimere: nel caso in cui il referendum raggiunga il quorum a fosse vinto dai lavoratori, questa sarebbe solo una vittoria su carta, in quanto il mercato del lavoro e già cambiato e il lavoratore già precarizzato ed indifendibile. Tutto si risolverebbe in una vittoria politica non del popolo ma del partito e del sindacato che lo hanno voluto, lo stesso sindacato che con l'abolizione della scala mobile in cambio della concertazione, assieme a Cisl e Uil, ha indebolito e buttato al macero tutte le vittorie operaie degli anni indietro. Ciò sposterebbe il baricentro ancora di più verso il potere politico, levando di fatto ai lavoratori la voglia di lottare che era rinata, rinforzando le deleghe e la centralità del potere sindacale a pochi eletti.

Non penseremo mica che chi ha promosso il referendum, se vincesse sarebbe disposto a dividersi la vittoria col sindacalismo di base? Mi basta l'esempio dello sciopero del 2 aprile per capire quanto se ne interessano di noi. Anche le mobilitazioni per fermare la guerra fino sono state sterili per non dire assenti.

Nel caso in cui dovesse prevalere il no, o non fosse raggiunto il quorum, aspettiamoci pure un offensiva governativa

Anche alle classi lavoratrici più sicure ritengo che la strada del referendum sia una strada già chiusa, in quanto il libro bianco automaticamente la taglia a metà. La gente che era scesa in piazza per sostenere i propri diritti e quelli dei futuri dei lavoratori, stava reiniziando a lottare e ad assumere posizioni di classe, che avrebbero portato la lotta fuori dai binari politici, e su un terreno più buono per il popolo: la piazza.

Ringraziandovi anticipatamente per avermi dato la possibilità di esprimere la mia, aspetto risposte.

saluti anarchici,

Daniele Iacopetti di Massa, membro del circolo "Fiaschi" di Carrara

 

 

 

 

 

 

 

 


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