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Da "Umanità Nova" n. 23 del 22 giugno 2003

Francia: milioni contro le riforme di pensioni e scuola
Scioperi, blocchi, barricate, cortei



La Francia è scossa dagli scioperi e dalle manifestazioni di protesta dei lavoratori pubblici contro il progetto di "riforma" delle pensioni del governo Raffarin e contro il progetto di riforma scolastica che vede gli insegnanti in sciopero ormai da circa due mesi. Pare incredibile che un movimento di tale ampiezza venga quasi completamente ignorato dai media italiani. Facciamo quindi un po' di informazione su questa lotta.

Il 25 maggio un milione di lavoratori manifesta a Parigi e centinaia di migliaia nelle altre principali città francesi mentre il 27 maggio tocca agli insegnanti, che al rifiuto del peggioramento del sistema pensionistico pubblico aggiungono quello della controriforma scolastica, a scendere di nuovo in piazza appoggiati dagli studenti. Il governo considera conclusi i negoziati con le organizzazioni sindacali dopo la firma di un accordo con la Cfdt e la Cgc e nella riunione del 28 maggio da il via al progetto. La maggioranza dei lavoratori pubblici non è d'accordo ed è decisa a proseguire con gli scioperi e le proteste.

Il progetto di controriforma pensionistica presentato dal ministro del Lavoro Francois Fillon prevede l'innalzamento dell'età pensionabile da 60 a 65 anni, e da 50 a 55 per i lavoratori impegnati nei servizi cosiddetti "attivi" come insegnanti, infermieri, poliziotti. Prevede l'aumento del minimo degli anni di contributi dei dipendenti pubblici per maturare la pensione da 37,5 a 40 entro il 2008, come è per i privati; inizialmente il progetto conteneva anche l'ipotesi di aumentare gradualmente il periodo a 42 anni per tutti i lavoratori ma è stata accantonato dopo i primi scioperi. Altri punti contestati del progetto sono il calcolo della pensione dei dipendenti pubblici non più sulla base degli ultimi sei mesi ma degli ultimi tre anni e una penalizzazione sul calcolo delle loro pensioni fino al 2008, fino all'andata a regime del nuovo sistema.

Come si è detto la trattativa sul progetto di controriforma pensionistica del governo Raffarin con le organizzazioni sindacali ha portato all'accordo separato con la Cgc, il sindacato dei quadri, e la Cfdt, il sindacato tradizionalmente vicino alle posizioni del partito socialista. Con tale intesa, secondo il ministro Fillon, il tempo del "dialogo sociale" era finito e la parola doveva passare al parlamento.

Contrari all'intesa la Cgt, il primo sindacato francese, la Fsu, la maggiore organizzazione tra i dipendenti pubblici, l'Unsa, l'unione nazionale dei sindacati autonomi, Force ouvrière (Fo) e gli altri sindacati minori, come il Sud e la Cnt-Ait. I maggiori sindacati organizzano nuove manifestazioni a partire da quella del 25 maggio quando un milione di dimostranti si ritrovano a Parigi al concentramento di Place de la Nation. Tanti gli slogan, i cartelli e gli striscioni contro il governo e in difesa delle pensioni fra i quali la richiesta di uno sciopero generale nazionale e un "no al piano Fillon-Chereque". Francois Chereque è il segretario della Cfdt che ha firmato l'accordo separato; lo stesso slogan era riprodotto su un adesivo che numerosissimi iscritti della Cfdt portavano in corteo per dimostrare la loro contrarietà all'accordo. Manifestazioni di protesta si sono svolte in molte altre città: in 40 mila sono scesi in piazza a Marsiglia, 30 mila a Tolone, 20 mila a Bordeaux, 10 mila a Lione e Montpellier.

Nei giorni successivi scioperano gli ospedalieri, compresi i medici, e i dipendenti comunali. Il 27 maggio, in concomitanza con una riunione interministeriale che discute della controriforma scolastica, scioperano i dipendenti della scuola pubblica che si oppongono al progetto del ministro dell'Educazione Luc Ferry di decentralizzazione alle autorità locali di 100 mila dipendenti delle scuole pubbliche accompagnata da un forte taglio all'occupazione. Alla giornata di mobilitazione della pubblica istruzione partecipano in massa professori, maestri e gli altri lavoratori della scuola; in 350 mila sfilano in corteo a Parigi fin sotto le finestre del ministero dell'Educazione, in 200 mila a Marsiglia e a decine di migliaia in altre città.

Il 10 giugno manifestazione regionale a Parigi caratterizzata da durissimi scontri. La manifestazione era iniziata tranquillamente, ma una volta arrivati alla piazza della Concorde i lavoratori si sono trovati la strada sbarrata: a sinistra l'Eliseo e gli Champs-elysees e di fronte l'Assemblea nazionale dove il parlamento stava discutendo la riforma. Strade sbarrate da transenne incatenate, numerosi camion con griglie offensive aperte, 2 cannoni ad acqua. Alle 17 inizia il lancio dei primi lacrimogeni, e ogni volta la piazza si disperde per poi ricomporsi per forzare verso l'assemblea nazionale. In questa fase un ruolo particolarmente odioso viene svolto dal servizio d'ordine della CGT. I lacrimogeni CS non bastano, neppure le bombe assordanti, e dopo quattro ore (sono circa le 21) di lanci e con una folla di circa 2000 persone che comincia ad organizzarsi per forzare il blocco della polizia (CRS), entrano in azione i cannoni ad acqua e lo spray al peperoncino. La gente viene spinta in una via laterale e inizia la prima carica con le relative barricate che però vengono spazzate via dai CRS che dopo una breve pausa sferrano una seconda durissima carica con i cannoni ad acqua e i blindati.

Il gruppo che animava piazza de la Concorde era formato da tutti: CGT, area dell'autonomia ancora attiva, qualche curioso di attac, gli anarchici... Alla fine si contano una sessantina di arresti.

Gli scontri di Parigi non sono che la punta dell'iceberg. È da due settimane che l'ambiente si scalda: dal Nord al Sud, da Lille a Marsiglia (due luoghi dove il movimento è molto forte), caselli autostradali, stazioni e mercati all'ingrosso sono oggetto di azioni di blocco decisi dalle assemblee interprofessionali che raggruppano insegnanti, operai e precari; a Tolosa, Nizza e in molte altre città vi sono teatri occupati dai lavoratori precari dello spettacolo; un po' ovunque in Francia, le sedi della Medef (la Confindustria francese) sono state prese d'assedio, a volte devastate e incendiate come è accaduto a La Rochelle. Gli operai delle fabbriche minacciate di chiusura si sono uniti alla lotta: a Lille hanno fornito le scatole di detersivo con cui sono stati bombardati i CRS. A Boulogne-sur-mer è stato bloccato il grande mercato del pesce. A Digione è stata occupata la sede di France 3 (l'equivalente francese di RAI 3). I media francesi tentano di nascondere questa realtà esplosiva facendo reportage sui disagi provocati dalla 'greve' (sciopero), ma intanto la gente fuori agisce e si organizza. In Italia, più semplicemente, fanno finta che non stia accadendo niente...

Il 12 giugno ancora una giornata di mobilitazioni contro la riforma delle pensioni. Gran parte del mondo del lavoro si è nuovamente schierato contro il progetto Raffarin e anche se questa volta la partecipazione è stata inferiore rispetto alle precedenti azioni i disagi non sono mancati. A cominciare dal settore dei trasporti. Nelle ferrovie hanno incrociato le braccia quasi il 30% dei dipendenti, trasporti urbani al rallentatore, e un centinaio di voli sono stati cancellati all'aeroporto parigino di Orly. 60mila manifestanti si ritrovano a Tolosa in occasione della visita ufficiale del presidente Chirac, 200mila a Marsiglia, 200mila a Parigi, 70mila a Clermont Ferrand, 80mila a Grenoble, 50mila a Rouen e a Montpellier, 40mila a Bordeaux e Lione, altre decine di migliaia di manifestanti nelle altre città.

La parola d'ordine dei lavoratori più determinati è quella dello sciopero generale che però trova resistenze proprio nei vertici della Cgt. Durante il meeting di Marsiglia del 12 giugno il segretario generale della Cgt, Thibault, ha ridicolizzato la proposta definendola una sorta di "parola magica nazionale". Pur fra mille difficoltà il governo Raffarin va avanti. La lotta continua.

(notizie raccolte a cura di Denis)

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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