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Da "Umanità Nova"
n. 23 del 22 giugno 2003
Inform@zione
Como corteo antifascista
In risposta alla decisione dell'amministrazione di destra di Como, di
intitolare a Sergio Ramelli (neofascista ucciso negli anni '70) una piazza
dei giardini a lago, un centinaio di giovani (studenti autorganizzati,
giovani comunisti, centro di comunicazione jotake e altre individualità
con uno striscione con la scritta resistenza terminante con una A cerchiata)
hanno dato vita, venerdì 6 giugno, ad un corteo antifascista che
ha attraversato le vie del centro, intonando slogan e strappando i numerosissimi
volantini che gli infami avevano attaccato nei giorni precedenti in città,
allo scopo di riabilitare l'immagine dei fascisti di ieri e di oggi, secondo
quella logica revisionista che è molto in voga da queste parti.
Costante è stata la presenza della polizia, che ha anche impedito
di raggiungere alcune scuole per invitare gli studenti a unirsi al corteo.
Qualche attimo di tensione si è avuto nei momenti in cui il corteo
usciva dal percorso stabilito, salvo poi rientrarvi sotto l'incalzante
invito della sbirraglia e di un'organizzatrice che badava un po' troppo
a voler tirare dritto fino alla conclusione.
La manifestazione è stata interamente ripresa anche da alcuni uomini
della digos, in borghese, tanto per confermare a quale livello di controllo
reazionario siano i tutori del disordine pubblico. A metà percorso
circa, ci siamo fermati sotto palazzo Cernezzi, sede del comune, per gridare
la nostra vergogna (da notare tra l'altro che il vicesindaco di Como,
dottor Mascetti, è un ex membro dei parà, ed ha fatto parte
di quella struttura militare segreta che si chiama Gladio: non c'è
da stupirsi dunque delle tendenze di questi individui).
Contro di loro, e ai fascisti loro amici, va la nostra rabbia e il nostro
grido: "ora e sempre resistenza!"
g.e.m.a., germoglio anarchico nel mare
d'erba
Una via dedicata a Bresci a Meleto Valdarno
In una piccola località della provincia di Arezzo due cittadini
hanno deciso che la via dove abitano dovesse cambiare nome. Ecco la lettera
che ci hanno inviato: "Abbiamo una casa sita in Meleto Valdarno, frazione
di Cavriglia, provincia di Arezzo.
Nonostante questa piccola località il 4 luglio 1944 sia stata vittima
di una feroce strage nazista con un centinaio di vittime civili ed il
comune di Cavriglia sia amministrato da una giunta di sinistra da oltre
mezzo secolo, l'intestazione della via dove abitiamo continua ad essere
"Corso Umberto".
Io (marxista) ed il mio vicino (anarchico), stanchi ancora una volta di
doverci sorbire reverenze ed effusioni sul ritorno dei Savoia in Italia,
abbiamo deciso di ribattezzare la vietta laterale di accesso alla nostra
proprietà con la dizione "via privata Gaetano Bresci (già
Corso Umberto 25 E 25/A). Tirannicida".
Abbiamo apposto i due cartelli scritti con la stampante di un PC e protetti
in buste di plastica all'ingresso della via (pensiamo che sia l'unica
del genere esistente in Italia!).
Un cordiale saluto
Veniero Granacci e Andrea Capineri"
Vercelli presidio antirazzista
Sabato 14 giugno una trentina di compagni e compagne di Vercelli, Torino,
Alessandria, Novara hanno dato vita ad un presidio antirazzista nel centro
di Vercelli, la città il cui attuale prefetto è Leonardo
Cerenzia, che nel '99 il suo "mestiere" lo faceva a Trapani. In quella
città nel dicembre di quell'anno nel rogo del CPT "Serraino Vulpitta"
persero la vita sei ragazzi immigrati, rimasti imprigionati dentro a quel
lager.
L'iniziativa, oltre a sensibilizzare la popolazione sui temi dell'immigrazione
e del razzismo è servita a mettere in luce presso la cittadinanza
che il loro attuale prefetto è accusato di omicidio colposo plurimo,
omissione di atti d'ufficio, lesioni colpose personali, omessa cautela
contro i disastri e gli infortuni. Gli interventi in merito di un compagno
hanno messo in agitazione la digos ed i carabinieri presenti in modo decisamente
invadente nella piazza. I loschi figuri non si sono limitati e prendere
numerose foto ed a filmarci (cortesia che si siamo premurati di ricambiare),
ma si sono affrettati ad informarci che l'iniziativa antirazzista si stava
trasformando in un atto di accusa contro il prefetto. Evidentemente per
le forze del disordine vale la massima "scherza con i fanti ma lascia
stare i santi".
Pur consapevoli che la giustizia di Stato non condanna i propri servi
e che, come si ricordava negli interventi di piazza "da Pinelli a Giuliani
passando per Serantini lo Stato si è sempre assolto", siamo convinti
dell'importanza di denunciare non nei tribunali ma nelle piazze le malefatte
di questi signori.
Per quanto ci riguarda siamo scesi in strada e continueremo a farlo per
ribadire la nostra opposizione contro le carceri chiamate CPT, per gridare
forte la nostra rabbia contro chi si ostina a considerare "pericolosi
e fastidiosi" gli stranieri che fuggono dalla miseria, dalle guerre, da
persecuzioni politiche e religiose, per dire forte che la causa delle
migrazioni è nell'ingiustizia del capitalismo, che riduce gli esseri
umani ad una merce di scarso valore.
Giorgia per il Gruppo anarchico "Luigi Galleani" - F.A.I. Vercelli
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