![]() Da "Umanità Nova" n. 23 del 22 giugno 2003 Ricordando... Augusta Farvo Quando Pertini venne messo alla porta. L'ultima volta che l'abbiamo vista è stato durante il funerale di Pietro Valpreda, lo scorso luglio. Era seduta su una sedia, nel giardino della sede di viale Monza 255, curva sotto il peso dei suoi novant'anni anni, cogli occhi lucidi per l'ultimo saluto al suo amico e allo stesso tempo commossa nel rivedere tanti compagni che ha conosciuto nel tempo. "L'ultima partigiana anarchica" l'hanno definita i giornali nel raccontare la cronaca dei funerali di Valpreda. "Nonna d'amore e d'anarchia" l'hanno chiamata, gli stessi, oggi che se n'è andata per sempre. Augusta Farvo ci ha purtroppo lasciati il 20 maggio ed a renderle l'ultimo omaggio prima della cremazione si sono ritrovati un centinaio di compagni, vecchi e giovani, che hanno ascoltato gli interventi di chi l'ha conosciuta nel corso dei decenni. Nata a Milano il 24 marzo 1912, Augusta apre un chiosco di giornali, durante il fascismo, in pieno centro di Milano dopo essersi sposata con Erminio Pricchi (unione che dura davvero poco: si lasceranno senza mai più rivedersi). Durante la Resistenza a Milano sono operanti due raggruppamenti anarchici delle Brigate Bruzzi-Malatesta (la prima con Perelli e Concordia, la seconda a Pero-Rho con Romeo Asara) e naturalmente Augusta fa parte della Brigata milanese: nella fase più drammatica della lotta partigiana si adopera per salvare la vita di numerosi compagni, nascondendoli in casa propria. Allo stesso tempo è attiva durante l'occupazione tedesca offrendo "preziosi servizi alla nostra organizzazione", come afferma la federazione milanese del PCI in un documento firmato dal Comitato Federale, datato 4 maggio 1945; un altro documento del CNL (8 maggio 1945) attesta la sua partecipazione alla resistenza ed invita i Volontari della Libertà a prestarle ogni aiuto in caso di necessità. Ma, quel che può apparire incredibile, il suo grande cuore la spinge a salvare, nascondendoli, anche gli avversari politici! Di questo sentimento è fatto l'animo di Augusta e questo amore per l'umanità, per la sua diversità, la caratterizzerà per tutta la vita. Nel primo dopoguerra la sua casa di sette locali in via Passerella diventa sede di due circoli, l'uno esperantista, l'altro anarchico e la sua edicola è un punto di riferimento degli anarchici milanesi, un luogo dove trovare la varia stampa libertaria, anche internazionale. La sua casa, luogo di ritrovo e di passaggio, è sempre aperta per l'accoglienza di chiunque avesse avuto bisogno di aiuto: negli anni cinquanta è un punto di riferimento per gli esuli antifranchisti spagnoli (e tra loro Facerias con cui giocava a carte), negli anni sessanta sono i Provos a transitarvi, negli anni settanta e ottanta le nuove generazioni di anarchici. Donna semplice, libera, autodidatta (come molti nostri compagni del suo tempo), aperta alle idee e comunicativa, Augusta è stimata dagli esponenti di tutti i partiti. Una sua passione è stato il gioco delle carte, vivendo il fervore del momento magico del gioco (vinceva sempre lei!) al pari della passione politica. E allora potevano succederne delle belle! Come quando, metà anni sessanta, in casa sua si ritrova anche Sandro Pertini, futuro presidente della Repubblica, a giocare in compagnia. Sono in quattro, qualcuno sbaglia. La cosa fa oltremodo infuriare Augusta che, urlando nel suo tipico milanese, inveisce contro i malcapitati urlando "Non siete matematici. Siete deficienti! La porta è quella" e volano le carte dal quinto piano, giù in via Orefici. Con la strage di Piazza Fontana, 12 dicembre 1969, Augusta vive il tormento di tutti gli anarchici che vengono accusati ingiustamente di aver collocato la bomba mortale. Per lei il tormento è ancora più grande perché due suoi amici vengono indicati come autori della strage dalla Questura di Milano: il primo, Giuseppe Pinelli, che muore buttato dalla finestra e il secondo, Pietro Valpreda, è in carcere innocente. La casa di Augusta diventa un punto di incontro per le diverse iniziative da intraprendere nella campagna di contro informazione sulla strage di Stato e lei stessa inizierà a Roma (Porta S. Giovanni), insieme a Fernando del Grosso, uno sciopero della fame dal 13 al 20 ottobre 1971 per chiedere che venga finalmente fissata una data certa per il processo ai compagni incriminati per le bombe del 12 dicembre 1969. E quando lo Stato sarà costretto ad emanare una legge (subito nota come "Legge Valpreda") per liberare i compagni ingiustamente detenuti, sarà Augusta ad ospitare Pietro a Milano, nella casa di Passaggio Osii, proprio sopra la storica edicola. E ricordiamo anche suo fratello Lorenzo che ha avuto una esistenza dolorosa e tormentata, vissuto a Gaiato (Modena) nel sanatorio, morto il 13 maggio 1985, anch'egli anarchico. Augusta se n'è andata accompagnata dal canto di Pietro Gori "Addio a Lugano" e con la bandiera rosso-nera accanto. Ma a noi piace ricordarla ancora nella sua edicola e nella sua casa a diffondere il seme dell'Idea: un seme raccolto da più generazioni di anarchici a Milano. ANTEO
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