![]() Da "Umanità Nova" n. 23 del 22 giugno 2003 Sciopero generale! L'attuale movimento sociale, prima di diventare di massa, è cominciato in alcuni settori dell'educazione, come reazione al piano di "decentralizzazione" (piano Ferry). In seguito, con l'annuncio del Piano Fillon, la mobilitazione è cresciuta, espandendosi al settore privato, ed assumendo dimensioni interprofessionali. Il decentramento dello Stato, iniziato nel 1983 dalla sinistra, e lo smembramento del servizio pubblico, rispondono alla massimizzazione dei profitti, voluta dal capitale. Essa passa per l'abbassamento del costo globale del lavoro (licenziamenti, precarietà, flessibilità) e la ricerca di nuove fonti di profitto ai fini speculativi (privatizzazione dei servizi pubblici, rimessa in discussione delle pensioni e della protezione sociale). Parallelamente a ciò, i governi che si sono succeduti hanno adottato dei dispositivi di ordine pubblico (Legge sulla Sicurezza Quotidiana e legge sulla Sicurezza Interna) di cui i lavoratori e le lavoratrici in lotta subiscono gli effetti a pieno ritmo. Di fronte alla repressione, la nostra risposta deve essere l'aiuto reciproco e la solidarietà. Nonostante la crescita del movimento e il clima generalmente favorevole allo sciopero, le direzioni sindacali non hanno dato ascolto alle aspettative dei lavoratori in lotta: nessun appello allo sciopero generale, giornate di lotta sparse. Sullo sfondo, gli attesi tradimenti e l'assenza di posizioni chiare delle confederazioni maggioritarie sono gli elementi supplementari che frenano le dinamiche della lotta. Dall'altra parte, sempre ansiosi di preservare gli interessi del padronato e dello Stato, i media, dopo aver taciuto, ora sminuiscono le mobilitazioni. L'effervescenza del movimento ha permesso: di allacciare legami fra le diverse categorie di lavoratori; la rimessa in causa della gerarchia sindacale; la volontà di scambio dell'informazione; l'emergere della creatività solidale; degli atti di disobbedienza e soprattutto la costituzione e il mantenimento delle Assemblee Generali e dei Comitati di sciopero sovrani. È questo tipo di pratica libertaria che solo ha consentito la continuità della mobilitazione. Qualsiasi siano le concessioni che saranno fatte da parte dello Stato, la logica capitalista sarà sempre all'opera, così come avviene negli altri paesi (Austria, Germania, Portogallo...). Soltanto lo sciopero generale autogestionario e l'estensione del conflitto, ivi compreso all'esterno del mondo del lavoro, possono permettere non soltanto di buttar giù i piani padronali e governativi, ma anche di aprire le prospettive ad un'altra società. I/le militanti della Federazione Anarchica investiti/e nelle lotte sociali in corso lanciano un appello per: - l'intensificazione ed estensione del movimento su basi autogestionarie; - la generalizzazione dello sciopero interprofessionale pubblico/privato; - la costruzione delle basi della società libertaria fondata sull'equa ripartizione delle ricchezze in un'ottica emancipatrice che passi per l'abolizione del salariato e del capitalismo. Mozione adottata all'unanimità al 60deg. congresso della Federazione Anarchica Francofona a Besancon. 9 giugno 2003. (Trad. Aenne)
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