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Da "Umanità Nova" n. 24 del 29 giugno 2003

Vertice UE sotto assedio
Salonicco: contro l'Europa delle polizie



A Porto Carras nella penisola Calcidica sorgono due giganteschi ecomostri che deturpano l'armonia della costa selvaggia della Grecia nordorientale. Se i luoghi talora assumono un valore simbolico, in poche occasioni come nel recente vertice dell'Unione Europea, quello conclusivo del semestre di presidenza greca, le due orrende colate di cemento in multipiano hanno saputo rappresentare la cornice ideale per le politiche repressive, militariste e razziste dell'Europa dei potenti. Lì, circondati da migliaia e migliaia di uomini in armi, si sono asserragliati i leader dei paesi dell'Unione Europea. Lì, tra gli ulivi e l'odore acre dei lacrimogeni, delle granate al pepe ed al peperoncino, è stata approvata la bozza della Costituzione europea, il cui testo definitivo dovrà essere poi ratificato entro il 2004.

Ancora una volta i potenti sono stati sospinti in bunker inaccessibili dal fiato rovente di una protesta che li tallona puntualmente ad ogni incontro, ad ogni vertice, in ogni luogo. La penisola Calcidica è divenuta la sede del summit europeo perché Salonicco, la seconda città greca dopo Atene, è stata giudicata troppo pericolosa per la sicurezza dei signori dell'UE.

Nonostante ciò anche stavolta, imbarcatisi su autobus che li hanno portati nella piccola località di Neos Marmaras, alcune migliaia di contestatori hanno tentato di forzare il blocco poliziesco che impediva l'avvicinamento a Porto Carras, circa due chilometri più distante dal paesino. Il gruppo più numeroso, un paio di migliaia di persone, era quello pavesato dalle bandiere rosse e nere degli anarchici, che hanno affrontato con un proprio corteo il blocco poliziesco mentre le altre formazioni (Greek Social Forum, Sinaspismos - piccola formazione di comunisti europeisti - , Stalin Bloc) hanno fatto un percorso separato. La polizia greca ha respinto entrambi tra i campi e sul bagnasciuga ma la battaglia è durata un paio di orette, durante le quali al massiccio lancio di urticanti e lacrimogeni i manifestanti anarchici hanno risposto con una fitta sassaiola. Più di un testimone riferisce della solidarietà della popolazione locale che ha soccorso i feriti (caduti durante la fuga o colpiti dai candelotti) e gli intossicati dai gas. I poliziotti dell'antisommossa sono scesi dagli uliveti circostanti la località ed hanno infine circondato i manifestanti obbligandoli alla ritirata. Ancora una volta il blocco poliziesco non è stato superato ma l'assedio ai potenti - anche se simbolico - ha proiettato un fascio di luce potente sulla crescente crisi di legittimità che i movimenti no-global nelle loro componenti più radicali hanno gettato sugli apparati istituzionali che opprimono noi tutti. Sempre il 20 giugno, mentre i più assediavano la zona rossa nella penisola Calcidica, un gruppo di anarchici no-border si è recato a manifestare alla frontiera macedone, altra zona rossa invalicabile per gli oltre 700 profughi di guerra rom lì accampati in condizioni disperate, con un litro d'acqua ed un pezzo di pane al giorno, senza bagni né assistenza sanitaria.

L'assedio alla cittadella dei capi di governo dell'UE non è stato che uno dei momenti della protesta che per oltre una settimana ha segnato la città di Salonicco. L'Università, le cui facoltà di Filosofia, Legge e Teologia sono state occupate dagli anarchici sin dalla settimana precedente il vertice, è stata il punto di riferimento per incontri, dibattiti, assemblee organizzative. Le autorità accademiche, pur sollecitate a chiedere l'intervento della polizia, anche nei momenti di maggiore tensione non hanno voluto la sospensione della norma costituzionale che sancisce la caratteristica di luogo d'asilo degli atenei. In Grecia questa legge venne emanata dopo il sanguinosissimo intervento poliziesco del lontano 1973, quando la protesta partita dalle Università finirà con il dare la spallata decisiva alla dittatura dei colonnelli.

Sabato 21, nella giornata conclusiva delle mobilitazioni contro il summit europeo, l'ateneo e, in modo particolare le facoltà occupate dagli anarchici, sono state il rifugio per i manifestanti in fuga dalle cariche furiose della polizia, intervenuta con gas urticanti, pallottole di gomma e manganelli contro il Blocco Nero i cui partecipanti si sono distinti per azioni contro le banche, per l'assalto e l'incendio di un Mc Donald's e contro le telecamere di Tv e giornali. In quella convulsa giornata numerosi sono stati i feriti e gli avvelenati dai gas tossici ormai entrati nelle consuetudini delle polizie di ogni latitudine. Parecchi tra coloro che non sono riusciti a raggiungere l'università, il cui perimetro è stato circondato dai poliziotti dell'antisommossa sino a notte, sono stati arrestati, malmenati, umiliati a torturati. La gran parte è stata rilasciata il giorno successivo mentre una trentina è stata rinviata a giudizio con imputazioni di varia gravità. Tra gli arrestati anche un esponente della CNT di Madrid, la nota formazione anarcosindacalista spagnola.

E sempre dall'Università è partita la manifestazione in sostegno alle lotte dei migranti e dei rifugiati. Si è trattato della prima ma probabilmente della più intensa e significativa tra quelle organizzate in questo rovente principio d'estate greco. Il 19 giugno, mentre i capi di governo dell'Unione Europea si confrontavano sulle ulteriori misure repressive da adottare contro i migranti, gli anarchici hanno dato vita ad un corteo che, dietro uno striscione rosso e nero multilingue (greco, albanese e macedone) in cui campeggiava la scritta "Nel mondo dei padroni siamo tutti stranieri!", ha attraversato le zone più povere della città, dove risiede un gran numero di immigrati. Anche le altre formazioni della sinistra, sia quelle socialdemocratiche che quelle staliniste hanno sfilato quel giorno su di un altro ben distinto percorso ma, sebbene vi facesse riferimento un gran numero di sigle, questo corteo non ha superato le poche migliaia mentre quello degli anarchici ha raccolto oltre seimila persone. Massiccia la presenza poliziesca nei vicoli lungo la strada dove numerose scritte sono state tracciate su muri e banche mentre alcune telecamere venivano divelte. I partecipanti marciavano scandendo slogan quali "Grecia, Turchia e Albania, l'unico nemico sono banche e ministri!" e "Aboliamo le frontiere sin da ora". Un gruppo di immigrati africani è sfilato circondato da una sorta di gabbia di ferro su cui era scritto "No alla fortezza Europa". Una fortezza che i governanti del vecchio continente vogliono rendere sempre più inaccessibile e presidiata al punto che al prossimo vertice europeo i ministri degli interni dei paesi balcanici del sud, probabili nuovi candidati all'adesione all'Unione, sono invitati a partecipare per dimostrare la propria buona disposizione a collaborare nella repressione dei traffici di uomini e merci. Ma fuori, nelle strade, nelle piazze, nei vicoli, tra i brulli uliveti greci come tra le alpi la ribellione, l'opposizione alla repressione e la solidarietà con i migranti, i rifugiati, gli oppressi continua a montare come una marea nera contro l'Europa dei potenti e delle polizie.

Mortisia

 

 


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