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Da "Umanità Nova" n. 25 del 6 luglio 2003

Soldati italiani in guerra
Benvenuti all'inferno!



Non soltanto lo Stato italiano è in guerra, ma a tutti gli effetti è in guerra su due fronti: in Afganistan e in Iraq.

Due fronti e due guerre per certi aspetti simili, con condizioni climatiche e territoriali avverse, che vedono non soltanto guerriglie sempre più determinate, ma anche l'ostilità generalizzata delle popolazioni e due situazioni politico-sociali pressoché ingovernabili e segnate da forti contropoteri tribali e religiosi.

Possono usare tutti gli eufemismi possibili, ma di questo si tratta, con buona pace del tanto citato art. 11 della Costituzione e della non-opposizione di centrosinistra che con i suoi voti si è resa complice della politica interventista e filo-Usa del governo di centrodestra.

Non sono soldati di pace e tantomeno si tratta di missioni umanitarie, ma molto più semplicemente di truppe d'occupazione su delega statunitense, attraverso cui il governo italiano spera di ritagliarsi una fetta di profitti nella ricostruzione, nell'apertura di nuovi mercati e nello sfruttamento energetico.

In Afganistan, a Kabul e dintorni opera un contingente denominato Italfor-Kabul con circa 450 militari italiani appartenenti a carabinieri, esercito ed aeronautica, nell'ambito dell'ISAF (International Security Assistance Force), con compiti di presidio della città, difesa delle strutture economiche e istituzionali, affiancamento e addestramento della polizia governativa; inoltre dalla metà di marzo, con base a Khost, è operativa la task force "Nibbio" dipendente dal comando americano di "Enduring Freedom" con compiti antiguerriglia e di presidio attivo del territorio. Tale task force ha visto l'iniziale impiego di circa 1000 uomini (e donne) delle truppe alpine della Brigata Taurinense e incursori della Marina del "Col Moschin"; da metà giugno gli alpini sono stati avvicendati dai paracadutisti del 187deg. Folgore che vi rimarranno sino a settembre.

In Iraq, in questi giorni, è giunto il contingente italiano composto da circa 700 militari, nell'ambito della missione suggestivamente denominata "Antica Babilonia" che prevede l'impiego di 3000 soldati, dislocato nell'area di Bassora a fianco delle truppe inglesi, già obiettivo della guerriglia, e sotto il comando tattico britannico (quello strategico rimane invece dell'Autorità americana); la brigata bersaglieri "Garibaldi" e i Carabinieri forniranno il maggior numero delle forze impegnate. Per finanziare quest'altra onerosa operazione, sembra ormai certo che il governo sottrarrà parte dei fondi destinati alla cooperazione internazionale, tagliando il 60% dei fondi destinati alle Ong.

Il gioco però, su entrambi i fronti, si fa duro: saltano gli oleodotti sabotati dai nemici dei "liberatori" e ogni giorno sugli aerei militari inglesi, americani e tedeschi partono per la patria le bare dei loro caduti.

Su queste pagine avevamo profetizzato "chi vince perde e chi perde vince", e adesso il governo Berlusconi con la sua ansia di scendere in campo ed attaccarsi al carro dei vincitori si trova a dover giocare una partita più grande di lui: in guerra ci si fa male.

Uncle Fester

 

 

 


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