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Da "Umanità Nova" n. 25 del 6 luglio 2003

Controfigura della memoria
D'Alema e la vedova del fascista



D'Alema che ha fatto il '68, D'Alema che occupava l'università, D'Alema che tirava le molotov, D'Alema che veniva arrestato, D'Alema che faceva i picchetti, D'Alema che si batteva a mani nude contro i fascisti... le ultime improbabili vanterie dell'allora segretario della FGCI di Pisa sono state pronunciate dall'attuale segretario Ds in occasione della presentazione di un libro sull'ambigua parabola politica di un "fasciocomunista", il tutto in bel clima di raggiunta pacificazione in compagnia della vedova di Giorgio Almirante, gerarca repubblichino e dirigente del MSI per quarant'anni. E, amabilmente conversando del tempo che fu, D'Alema ha parlato del rispetto che provava per il dirigente missino Giuseppe Niccolai, quello stesso Niccolai che parlava in piazza quel 4 maggio '72 a Pisa, quando venne massacrato dalla Celere l'anarchico Serantini che si opponeva al suo comizio. Poche ore dopo gli scontri, sui muri della città, la federazione pisana del PCI di cui D'Alema era dirigente giovanile faceva affiggere un manifesto in cui i militanti antifascisti scesi in piazza venivano definiti "controfigure" degli squadristi, per di più con l'infame accusa di essere "pagati per recitare la parte dei rossi". Chissà se D'Alema se ne ricorda, noi certamente abbiamo buona memoria.

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