Da "Umanità Nova"
n. 25 del 6 luglio 2003
ApARTe a Modena
Arte, anarchia e pioggia
Piove, governo ladro! Almeno due temporali devastanti e qualche piccola
pioggerella tra venerdì e domenica, a Modena allo Spazio Sociale
Libera, per festeggiare la rassegna Arte e Anarchia, la 2a biennale di
confronto-scambio su estetica produzioni artistiche e cultura libertaria.
Piove dopo due mesi di siccità. Il ricordo va alla prima edizione
di Bologna della Biennale: tre giorni di freddo, pioggia e Siberia.
Piove, Giove pluvio (o il nuovo inquilino che ha preso il suo posto)
non ha simpatie nei nostri confronti (e lo capisco). Tanto vale, la festa
è stata ugualmente un buon successo, di critica e di pubblico:
i costi sono stati ampiamente coperti e gli obbiettivi dell'incontro raggiunti
con soddisfazione degli organizzatori. Da alcuni anni attorno alla rivista
ApARTE, materiali irregolari di cultura libertaria si sta formando una
rete sempre meglio disorganizzata (anarchicamente parlando) di artisti
appartenenti ad un'area composita che si riconoscono nei valori creativi
della nostra tradizione che hanno deciso di trovarsi con scadenza biennale,
con una formula organizzativa sempre diversa.
Chi fosse capitato alla festa di Modena senza conoscere il progetto
della biennale di quest'anno sarebbe rimasto un po' deluso dalla quantità
limitata di opere esposte, anche se spero colpito dalla loro qualità
e varietà.
Ricordo tra tutte l'installazione di Toni Ferro sull'acqua (La sete
nel mondo) che coinvolge più di settanta artisti o il lavoro di
Tania Lorandi che patafisicamente ha arredato un'ala della cascina Libera.
La cascina dei compagni modenesi che hanno servito da 'logistica' all'incontro
è ricca di spazi suggestivi: salendo su una ripida scaletta troviamo
una piccola galleria d'arte con esposte le opere di Marco Sommariva e
Rino De Michele, altre stanze, ovunque con opere di ogni genere: dal piccolo
intervento alla modifica dello spazio.
In un ala si proiettavano video, nel cortile sul palco si sono succeduti
gruppi musicali, gruppi teatrali e soprattutto abbiamo tutti dato spettacolo,
mangiando, cantando e lasciandoci scappare anche di nascosto, almeno è
il mio caso qualche lacrimuccia sentendo le note delle nostre classiche
canzoni. Mi sono emozionato sentendo la forte interpretazione di Paola
Nicolazzi dei classici anarchici ma anche sentendo tra il pubblico la
voce da cantastorie di Alfonso ricordare le vicende di Martino. Una tradizione
che continua, che è viva: il proprio corpo e la propria voce come
testimonianza irriducibile dell'ingiustizia.
Roba da vecchi? No, per fortuna erano presenti anche molti giovani e
l'atmosfera che si è respirata è stata diversa dalle solite
feste: un'atmosfera serena, di una comunità che si riconosce nella
sua variegata complessità: piercing, capelli viola, punk o rasta,
barbe grigie, bambini e animali.
Torniamo alla biennale, quella vera, la nostra, con la b minuscola.
Una biennale che ha coinvolto innumerevoli spazi in tutta Italia ed in
alcuni casi all'estero (Minusio in Svizzera ad esempio), diffusa da Venezia
(luogo natale di ApARTe) a Cosenza, in innumerevoli attività e
più varie sedi espositive: dalla sede del Gruppo Anarchico Bresciano
che è divenuta per l'occasione una galleria d'arte (ridipinta e
ripulita) a luoghi istituzionali quali la Casa delle Culture di Cosenza,
nelle piazze, in fabbriche abbandonate (alla Breda di Cadoneghe), su internet.
Biennale che ha coinvolto alcune centinaia di artisti in più
di quaranta eventi in un arco temporale che va dall'ottobre del 2002 al
maggio 2003.
Evento complesso, caotico, caldo e vitale: anarchico appunto.
E chi si fosse perso tutto ciò?
Semplice, tutta questa esperienza diventerà il prossimo numero
della rivista che potete ordinare scrivendo a: ApARTe, c.p.85 succ.8,
30171 Mestre Venezia o contattando: aparte@virgilio.it
Franco Bunçuga
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