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Da "Umanità Nova"
n. 25 del 6 luglio 2003
Dibattito
Anarchia e animalismo
"Da quando mi sono calato in questo corpo, io mi meraviglio di quei discorsi
con cui i sofisti cercavano di persuadermi a considerare prive di ragione
e di intelligenza tutte le creature eccetto l'uomo." Così Plutarco
immaginava uno dei Greci mutati in maiale dalla maga Circe insegnare il
valore della dignità animale al compagno Odisseo. Il grosso scoglio
che ha sempre impedito all'animale Uomo di vedere negli altri animali
dei suoi simili è infatti la millenaria dicotomia tra ragione e
natura. Secondo questo arcaico e superatissimo modello, ancora oggi definiamo
l'animale, sulla scia di Cartesio, una "macchina biologica", ovvero un
oggetto. Non fosse per la comodità di questa giustificazione, chiunque
sarebbe in grado di riconoscere nell'animale un essere intelligente, sensibile,
portatore di libertà proprio come noi, e di fare dell'animalismo
più che un istante di pietà, ma uno stile di vita.
Non voglio qui soffermarmi a incrementare oziosi dibattiti sulla razionalità
degli animali (anche se non mancherebbero le argomentazioni, se solo ci
andassimo a risfogliare quelle bellissime pagine di Kropotkin sul mutuo
appoggio fra gli animali), poiché né ritengo la ragione
un segno distintivo di superiorità, né ritengo che una supposta
superiorità biologica giustifichi il dominio, né tantomeno
ritengo gli animali incapaci di ragione. Due sono gli elementi che dovrebbero
aprire a tutte le creature le porte di quel meraviglioso gioco di libertà
nell'uguaglianza che è l'anarchia: il primo è la capacità
di vivere emotivamente, il secondo è la disposizione alla libertà.
Ciò che fa di un rapporto interpersonale qualcosa di più
di un contratto, un calcolo, una transazione è il sentimento. L'amore,
l'amicizia, la solidarietà sono esigenze, bisogni, anelito... il
cui insoddisfacimento è privazione di libertà. Dunque i
primi motivi che mi portano a prendere in considerazione l'animalismo
sono coscienza e amore della libertà; infatti, come dice Rousseau,
"se sono obbligato a non fare alcun male al mio simile, non è tanto
perché esso è un essere ragionevole, quanto perché
è un essere sensibile." L'aspirazione alla libertà accomuna
tutte le creature in un legame di simpatia, così come il dolore
di una suscita pietà nell'altra. L'unico freno a questa unione
è l'ignoranza, e il pregiudizio che ne consegue: lo stesso errore
che ha sempre diviso l'uomo con nazionalismi, concorrenza economica, fanatismo
religioso e razzismo. Cerchiamo dunque si stabilire se esiste una discriminazione
motivata alla base dello specismo che sostiene ideologicamente il dominio
dell'uomo sulle specie non-umane... Cosa amiamo più di ogni altra
cosa? La libertà. Ora, gli animali, come noi, detestano l'autorità
e la schiavitù, tant'è vero che c'è bisogno di una
gabbia per fare di un grazioso uccello un soprammobile e del suo canto
una proprietà. Gli animali amano, odiano, rispettano, comprendono,
scelgono, cercano, creano, vogliono. Vogliono la felicità, vogliono
la libertà. Guardiamoli più negli occhi e dentro il cuore,
invece che dentro le budella nei laboratori di ricerca o serviti sul piatto
nei tavoli delle cucine! È davvero sorprendente come l'indignazione
che ha suscitato l'olocausto nazista non riguardi veri e propri lager
come gli allevamenti intensivi, l'atrocità degli animali in batteria
e l'agghiacciante urlo di chi, non avendo mai vissuto una vita libera,
non avendo mai visto la luce del sole, è spinto a calci verso la
macellazione, la disperazione di chi lo sta precedendo e l'odore del sangue
nel cervello. Persino vivi-sezione e sperimentazione totalmente priva
di scientificità, pelli e pellicce, zoo, circhi, sfruttamento domestico,
caccia sembrano avvolti in un colpevole silenzio. Nessuno di noi può
guardarsi allo specchio e negare la sua compassione, se solo si sforza
di aprire un po' il suo cuore.
Consideriamo ora il secondo elemento che ho enunciato, la libertà
degli animali, intesa come libertà positiva, creatrice, e i frutti
che il suo rispetto ci darebbe: abbassiamoci al cinico calcolo degli interessi.
L'anarchismo infatti non si configura solo come romanticismo egualitario,
bensì come una precisa formula etico-politica che vede nel rapporto
a-gerarchico la maggiore produzione di libertà per chiunque ne
partecipi. La libertà degli altri è la mia libertà?
Bakunin considera "la libertà l'unico ambiente nel quale la felicità,
l'intelligenza e la dignità umana possono fiorire". Questo perché
in assenza di autorità vi è quello scambio di saperi, sentimenti
e azioni che è, propriamente, il mutuo appoggio. Quanta cultura
ha ucciso la lotta dell'uomo sull'uomo? Quanta la lotta dell'animale sull'animale?
Molti animali sbrigativamente chiamati inferiori sono in realtà
portatori di una saggezza che dovremmo piuttosto invidiare: la predisposizione
a cogliere gli stati d'animo, il linguaggio del corpo, i cambiamenti ambientali,
una complessa rete di indizi ed energie circostanti verso le quali l'uomo
è quasi cieco. È un sesto senso che, se ci abbassassimo
per un attimo dalla presunzione del nostro scientismo idiota, avido di
riportare a legge e sillogismi ogni preda sensibile, rintracceremmo più
come una vera e propria facoltà di conoscere parti dell'universo
che per ora non possiamo definire altrimenti che "materia oscura". Quanta
cultura abbiamo perso? È la scienza "un'impresa essenzialmente
anarchica" come dice Feyerabend? Vogliamo parlare di felicità?
Conosciamo tutti il valore di un abbraccio, di un bacio, del sorriso di
una persona cara. Quanto sarebbe in grado di scaldarci il cuore un rapporto
più rispettoso con gli animali che ci sono vicini? Ancora, non
sarebbe persino la nostra vita, la nostra figura più dignitosa?
Anche l'estetica vuole la sua parte nella libertà. Riusciamo almeno
ad immaginare un animale che vedendo l'uomo in pericolo lo aiuta invece
di fuggire spaventato? La leggenda della Lupa che nutrì Romolo
e Remo ha un fondo di verità? E se lo ha (esistono casi del genere)
perché è applicabile solo alla innocenza del bimbo?
Non dobbiamo dimenticare che la conquista della libertà non è
solo una liberazione personale dalle catene del sistema, ma anche da quelle
che ci costruiamo tutti nella testa per difenderci da un mondo ostile...
E ben di più: essa consiste anche nella coltivazione delle potenzialità
creative, nella costruzione di strumenti e nel culto della personalità
e dell'intelligenza. Più ascoltiamo e più cresciamo: qui
sta la ricchezza del diverso. Affiniamo l'udito! In un contesto sociale
che ci vuole ogni giorno sempre più poliziotti e meno uomini, la
lotta per la libertà è prima di tutto una lotta con noi
stessi.
Il tema che ho cercato di sollevare con questo articolo è profondo
solo nella misura in cui riesce a suscitare interesse, mentre sarà
spazzatura per chi non vuole inseguire questa ricerca. Per questo mi sono
sforzato (con molte provocazioni, è vero, ma in atteggiamento costruttivo)
di porre interrogativi e spunti per un dibattito che, a mio avviso, urge
all'interno del movimento anarchico alle soglie del XXI secolo. Un'indagine
che credo possa solo produrre libertà, in chi legge, in me che
scrivo e, non dimentichiamolo, in chi non ha voce in capitolo...
un animale
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