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Da "Umanità Nova"
n. 26 del 13 luglio 2003
Risse da cortile nell'Europa
delle polizie
L'UE ed il suo kapò
Non poteva andare diversamente. Abituati, infatti, a misurarci ogni giorno
che dio manda in terra con le esibizioni istrionesche del presidente del
consiglio, nel nostro intimo ce la aspettavamo. E un po', forse, ce la
pregustavamo anche. Cosa? Ma è chiaro, la straordinaria figura
di merda fatta da Silvio Berlusconi di fronte all'universa Europa seduta
a consesso.
Indubbiamente, la si giri come si vuole, di figura di merda si tratta.
E anche se è più che lecito pensare che fosse già
tutto previsto, e che l'attacco del premier al parlamento europeo fosse
stato precedentemente preparato, provato e riprovato di fronte allo specchio,
rimane il fatto che sia per il modo che per i contenuti, tutti, ma proprio
tutti, l'hanno giudicata tale. Quella che ha fatto lui, e quella che,
per la proprietà transitiva, ha fatto fare al popolo italiano,
che se pure è abituato a ricorrenti figuracce di fronte ai paludati
cugini europei, almeno questa l'avrebbe evitata volentieri. Ma del resto,
se gli elettori del belpaese si fanno rappresentare anche a Strasburgo
da gente come Berlusconi, Fini, Bossi e Buttiglione, le figure di merda
vanno messe in preventivo e non saranno certo razionate. Quindi, rassegniamoci
pure, ma senza scandalizzarci più di tanto, perché se la
nostra classe dirigente è quella fetecchia che tutti conosciamo,
non è che gli altri cittadini europei stiano poi tanto meglio.
La presidenza del semestre europeo, affidata a Silvio Berlusconi, inizia
in una fase estremamente delicata della vita della Comunità. La
guerra irachena, l'entrata massiccia di nuovi paesi, la crisi ipertrofica
dell'euro, l'apertura all'est e la conseguente chiusura della Russia,
la promulgazione della nuova costituzione, sono tutti fattori che hanno
aperto, e apriranno, pesanti contraddizioni nel vecchio continente, radicalizzando
le diverse impostazioni sulla direttrice di marcia da dare all'Europa.
E rischieranno, così, di rallentare se non addirittura di bloccare,
quel faticoso processo di piena integrazione, iniziato ormai cinquant'anni
orsono.
Al tempo stesso, al di là dell'oceano, si è venuto affermando
un nuovo scenario che, soprattutto dopo l'11 settembre 2001, ha cominciato
ad assumere contorni più definiti. Gli Stati Uniti, alla ricerca
di nuovi mercati e nuove fonti di energia, hanno ripreso a far pesare,
con la delicatezza che tutti conoscono, il loro enorme peso politico,
militare ed economico. E la ritrovata politica imperiale, che vede in
Bush e nella sua junta neoconservatrice l'espressione più
oscenamente volgare, ne è la chiara dimostrazione. Già da
tempo l'ingerenza negativa del colosso americano sul processo di integrazione
europea, sta dando frutti velenosi per i tecnocrati di Bruxelles e la
spaccatura verticale in due assi contrapposti in occasione del conflitto
in Iraq ne è l'esempio più pieno ed istruttivo.
Ora succede che per la prima volta l'Italia berlusconiana si sta posizionando
pesantemente sull'asse americano, disdegnando la compagnia franco-tedesca
alla quale faceva tradizionalmente riferimento tutto il vecchio establishment
politico nazionale, di centro, di destra o di sinistra che fosse, ed indebolendo
così il peso politico che l'Europa potrebbe, e vorrebbe, esercitare.
Tutto questo significa, da una parte l'aumentare del grado di conflittualità
all'interno della comunità europea, con conseguente radicalizzazione
del dualismo già esploso alcuni mesi orsono, e dall'altro il progressivo
affermarsi dell'egemonia americana (o perlomeno di tale volontà)
anche nel vecchio continente, nonostante che il grande capitale europeo,
soprattutto con la fine della guerra fredda, si fosse illuso di potersi
mettere di traverso agli insistenti desiderata a stelle e strisce. Diventa
quindi facile intuire che, all'interno di questa dinamica, nella quale
Berlusconi e l'Italia cercheranno di assumersi il ruolo di ago della bilancia,
la vena guittesca del nostro premier avrà modo di esprimersi al
meglio. Il divertimento è pertanto assicurato.
Investito infatti del ruolo di testa di turco della compagine filoamericana,
Berlusconi non saprà rinunciare ad assecondare la sua smania di
protagonismo, e non si tirerà indietro ogni volta che ci sarà
da menar le mani. L'unico problema, non certo per lui, ma per la discreditata
immagine dell'Italia, è che sarà sempre sopra le righe,
e il suo esagitarsi frenetico presterà il fianco ad ogni sorta
di sberleffo. Ma tant'è. La partita che si gioca è di importanza
capitale, ognuno ha un ruolo ben preciso e da quello non può derogare.
Se uno accetta di recitare il ruolo del buffone di corte a cui, alla fine,
si permette ogni eccesso, tanto vale che lo interpreti fino in fondo.
Come già dicevamo prima, non c'è comunque da scandalizzarsi
più di tanto per gli eccessi del nostro conducator. La sede
della sua ultima sceneggiata, infatti, non è quel posto sacrale
che si vorrebbe far credere. E anche la diversità, di stile ma
soprattutto di contenuti, non giustifica granché le diffuse puzze
sotto il naso degli europarlamentari. Se infatti, quando si tratta di
curare e favorire gli interessi divergenti dei rispettivi capitalismi,
le differenze fra lo schieramento filoamericano e quello filoeuropeo ci
sono, e non sono piccole, l'unanimità si ritrova miracolosamente,
allorché si deve porre mano alle misure repressive volte alla "tutela"
del benessere dei probi cittadini europei. E la recente parata dei capi
di stato di Salonicco ne è l'ennesima dimostrazione. Questi potrà
pensare che sia meglio sviluppare un esercito europeo, quello che sia
meglio vivacchiare sotto il paracadute americano, uno vedrà la
futura polizia sovranazionale con certe caratteristiche, l'altro la penserà
in modo leggermente differente, ma sulla necessità di sviluppare
gli eserciti, di irrobustire le polizie, di creare nuove magistrature,
di dotarsi di efficaci corpi speciali, insomma, di migliorare l'apparato
di controllo, nessuno viene sfiorato dal dubbio. E anche le esecrate e
scoppiettanti logiche bossiane, che sembrano offendere la delicatezza
delle anime candide, non vanno certo in una direzione opposta a quella
di cui si discute, e che si decreta, nei consessi internazionali. Se un
minimo di pudore impedisce di evocare a cielo aperto il cannoneggiamento
del Mediterraneo, è solo per una questione di merito e non certo
di contenuti.
Quello che ci serve, dunque, è di non farci coinvolgere, o distrarre,
più di tanto in queste risse da cortile fra potenti, e avere la
consapevolezza che le sceneggiate recitate a nostro beneficio sono, appunto,
solo sceneggiate. E nulla più. La nostra attenzione deve invece
rimanere vigile per cose più importanti, per leggere bene le vere
dinamiche che si sono messe in moto, e su come, e con quali strumenti,
potremo opporci alle sempre più frequenti limitazioni alle nostre
libertà. È su queste cose che dovremo continuare a misurarci,
e non certo sugli exploit cabarettistici del cavalier Berlusconi.
Massimo Ortalli
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