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Da "Umanità Nova" n. 26 del 13 luglio 2003

Inform@zione



Pordenone: ennesima azione squadrista dei disobbedienti
In risposta alla retata razzista dei carabinieri contro i migranti, avvenuta lunedì 30 giugno in P.zza Risorgimento a Pordenone, assieme alle realtà antagoniste e antirazziste locali abbiamo organizzato per il sabato successivo (5 luglio) un presidio interetnico e festoso, con interventi, musica, cibo e filmati.
La protesta, pacifica e colorata, che ha visto la partecipazione di numerosi immigrati, ha espresso con determinazione la contrarietà alla legge Bossi-Fini, rivendicando l'agibilità agli spazi pubblici e ai luoghi di socialità.
Mentre tutto si svolgeva tranquillamente, durante vari interventi al microfono aperto, è avvenuto un fatto gravissimo, attraverso una pratica ormai consolidata nel Nord-Est.
Un compagno del Circolo Libertario E. Zapata, mentre stava chiacchierando con altri compagni/e, è stato colpito a freddo da una testata in piena faccia da parte di un disobbediente che aveva appena finito di parlare al microfono.
Le motivazioni addotte sembrano essere dei fischi ricevuti durante il suo intervento. Nonostante la violenza e la bagarre che ne è scaturita si è riusciti a evitare che una festa antirazzista degenerasse a causa di squadristi con l'ennesimo abito nuovo.
La tecnica è sempre la stessa, poco importava capire chi o perché qualcuno aveva fischiato. Secondo questi stalinisti bisogna individuare un "capo" e attraverso la violenza e l'aggressione stabilire subito i rapporti di forza.
Così è stato per il compagno del Circolo Zapata, probabilmente ritenuto da questo troglodita il "capo degli anarchici".
C'è da notare che questo personaggio non è di Pordenone né ha mai fatto o partecipato ad alcun tipo di attività in loco, al contrario del nostro compagno che oltre ad essere membro del direttivo dell'Associazione Immigrati di Pordenone, partecipa da sempre alle lotte antirazziste, per i diritti e le libertà dei migranti.
Ovviamente la calata del personaggio è come da copione accompagnata per l'occasione da altri disobbedienti della regione (Trieste e Monfalcone).
Questa non è che l'ennesima dimostrazione di quale politica intendano praticare i sedicenti disobbedienti del nord-est che, avulsi dal contesto in cui tentano d'insediarsi, hanno come obiettivo la "conquista" del territorio come nella più becera prassi colonialista.
Non solo condanniamo quanto avvenuto, né accettiamo lo squadrismo come pratica politica, ma affermiamo con forza che non tollereremo nessuna ulteriore aggressione a compagni e compagne.
Queste pratiche e chi continua a portarle nel movimento devono essere rigettate con fermezza, non è più possibile continuare a ignorare una prassi continua e sistematica con la scusa o il pretesto di farle passare come "beghe" o "questioni personali".
Se codesti signori pensano di risolvere i loro problemi di egemonia in Friuli attraverso il linciaggio s'accorgeranno presto di avere sbagliato strada.
Esprimiamo la massima solidarietà al nostro compagno aggredito.
Le compagne e i compagni del Circolo Libertario E. Zapata

Interinale licenziato si ribella
Giuseppe Simone il 14 gennaio scorso viene assunto come operaio interinale, con contratto di 3 mesi, alla Whirlpool, multinazionale USA con diversi stabilimenti in Italia. Ben presto si rende conto delle condizioni disumane alle quale vengono sottoposti i lavoratori interinali. Turni notturni dalle 19 all'una. Pause di 19 minuti invece di 24 usufruite dagli altri lavoratori dell'azienda. Meno sicurezza sul lavoro: non vengono fornite le scarpe antinfortunistiche ed i guanti non sono a norma. Se un lavoratore s'infortuna gli viene fatta pressione per andare a lavorare lo stesso. Il 7 marzo viene eletto con la Fiom-Cgil nelle RSU come rappresentante dei lavoratori interinali con l'80% di adesioni.
Ottiene subito il riconoscimento per gli interinali della pausa di 24 minuti. Denuncia all'Asl che in un reparto si lavora a 50 gradi, per cui l'azienda viene multata. Giuseppe comincia ad essere spostato da un reparto all'altro. Invece di avere la solidarietà dagli altri rappresentanti sindacali viene minacciato e aggredito. Ma Giuseppe continua nella sua azione e viene indetta un'assemblea retribuita per i lavoratori interinali, primo caso in Italia. Viene denunciata l'incompatibilità dell'agire aziendale che da una parte mette 750 dei sui dipendenti in cassa integrazione e contemporaneamente assume lavoratori interinali. In merito a tale contraddizione è stata avanzata la richiesta che i lavoratori interinali vengano assunti a tempo indeterminato.
Cosa che l'azienda si è rifiutata di fare, forte anche dell'atteggiamento dei sindacati confederali che non hanno voluto sostenere tale richiesta.
Quando a Giuseppe Simone è scaduto il contratto l'azienda non ha voluto rinnovarlo, malgrado che la sua capacità lavorativa fosse riconosciuta dai suoi stessi capi. Non solo: la Worket, l'agenzia interinale che gli aveva procurato il lavoro in Whirlpool, non gli ha più trovato altri lavori. La stessa cosa si è verificata con altre agenzie (l'Adecco, la Manpower, la Lavoro Industriel). Evidentemente le agenzie interinali si passano le notizie ed agiscono, una delle loro funzioni, da filtro per prevenire ogni forma di contrasto aziendale.
Così Giuseppe Simone, operaio precario, si trova a 31 anni disoccupato e per rivendicare i propri diritti, vista l'esperienza deludente con la Fiom-Cgil, organizza la sua protesta con la Flmuniti-Cub. Come prima risposta avvia un'azione legale. Poi, dà inizio allo sciopero della fame che dura dal 16 al 25 giugno, davanti ai cancelli della Whirlpool a Cassonetta di Biandronno (Varese) con il sostegno della Flmuniti-Cub che istalla un gazebo, con un presidio permanente che diventa punto di riferimento in appoggio alla vertenza contro lo sfruttamento dei precari. Viene organizzata anche una cassa di solidarietà con il diretto contributo dei lavoratori.
Dopo 4 giorni Giuseppe s'incatena davanti ai cancelli della prefettura, ma l'azienda rimane tutt'ora indisponibile nel suo atteggiamento.
Sull'ondata di questa vicenda Cub e centri sociali hanno deciso di costituire un comitato di lotta contro il precariato per continuare la mobilitazione sul territorio.
Enrico

Palermo contestazione dell'UE
Si sono incontrati a Palermo i quindici ministri dell'Unione Europea e i loro dieci omologhi dei paesi della sponda Sud del Mediterraneo per definire la loro agenda in occasione della prossima conferenza ministeriale dell'OMC a Cancun, in Messico.
Lì tenteranno di ampliare l'OMC, quell'organizzazione che detta in tutto il mondo le condizioni del non-sviluppo e dello sfruttamento.
Questo vertice si è caratterizzato per il basso profilo con il quale è stato pubblicizzato nelle scorse settimane.
Fino a pochi giorni prima, infatti, era praticamente impossibile saperne di più ed è stato difficile anche per questo coordinarsi in maniera efficace per far sentire la presenza critica del movimento siciliano.
A ciò bisogna anche aggiungere la creazione di un cartello di associazioni e soggetti politici nazionali che con una spregiudicata strategia di marketing politico e una malcelata riservatezza nel rendere partecipi dei propri progetti anche altri soggetti politici da anni presenti nelle lotte in Sicilia, ha organizzato una serie di iniziative certamente importanti, ma totalmente slegate dal contesto sociale e politico territoriale.
In tal senso, sabato 5, un interessantissimo seminario sulle politiche dell'OMC e sui problemi dell'agricoltura non ha avuto un soddisfacente riscontro in termini di partecipazione.
Il 6 mattina una cinquantina di militanti e attivisti del Forum Sociale Siciliano e dei centri sociali cittadini ha tenuto un presidio in piazza Acquasanta, nei pressi dell'Hotel Villa Igiea dove alloggiavano i ministri del commercio della UE.
La blindatura della zona era massima: è stato impossibile anche solo avvicinarsi all'albergo, e notevoli difficoltà si sono avute anche durante i volantinaggi dato che gli agenti con fare intimidatorio marcavano stretto chiunque si allontanasse dell'area presidiata.
In seguito una manifestazione in bicicletta promossa dal cartello "Questo mondo non è in vendita" (i soggetti nazionali di cui sopra) ha raggiunto Piazza Indipendenza in prossimità di Palazzo dei Normanni, sede del vertice.
Il giorno seguente una serie di azioni dirette in più punti della città ha animato la mattinata palermitana.
Nel pomeriggio si è svolto un presidio sotto il consolato di Grecia per denunciare le violenze perpetrate dalle forze dell'ordine greche in occasione dell'ultimo vertice dell'Unione Europea a Salonicco.
Due compagni del Forum Sociale Siciliano di Palermo, ricevuti dal console onorario Lavagnini, hanno chiesto a nome della piazza l'immediata scarcerazione di tutti gli arrestati con particolare riferimento a Souleiman Dadouk, sindacalista siriano che rischia la pena di morte nel suo Paese in caso di estradizione.
TAZ laboratorio di comunicazione libertaria

 

 

 


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