![]() Da "Umanità Nova" n. 27 del 7 settembre 2003 Il regista del revisionismo Questo è il revisionismo storico all'italiana che tende a rappresentare in modo del tutto falsato la realtà e i crimini del fascismo durante il Ventennio e poi durante i 600 giorni della Repubblica di Salò. Ed è un "filone" che rende anche da un punto di vista commerciale. In questo senso, più volte, si è dovuto leggere e sentire affermare che le leggi razziali del '38 furono alquanto blande e che l'antisemitismo fascista è stato un fenomeno risibile e limitato. Il 1938 ci ha invece consegnato il Manifesto della razza, firmato da innumerevoli "scienziati" e "personalità della cultura" che sostenevano l'origine ariana del popolo italiano; i diversi decreti legge conosciuti come leggi razziali contro gli appartenenti alla "razza ebraica", firmati da Vittorio Emanuele III; la Carta della razza, emanata dal Gran Consiglio del Fascismo. Sulla base di tale politica, iniziò quindi la complicità del fascismo con il regime nazista che sarebbe giunta ad allestire campi di concentramento e vagoni piombati per i lager. Tutto questo ormai è storia, ma il regista Pasquale Squitieri, già parlamentare di AN, ha deciso di superare persino i più convinti revisionisti nostrani, sostenendo che anzi le Leggi razziali avrebbero tutelato gli ebrei, che l'antisemitismo non appartiene al passato del nostro paese e che "con le leggi italiane nessuno è finito nei lager" (Corriere della Sera, 10 luglio 2003). Tali affermazioni si commentano da sole, tanto che persino AN ha dovuto prendere le distanze da esse. Squitieri a questo punto per sottolineare il disaccordo con Fini, ha affermato: "Tanto io sono un anarchico. Di AN non mi importa…". Chissà se ha la benché minima idea di quanti anarchici italiani, ebrei e non, sono stati deportati e assassinati dai nazi-fascisti… emmerre
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