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Da "Umanità Nova"
n. 27 del 7 settembre 2003 Un pizzico d'anarchia in Arberia
La tre giorni municipalista di Spezzano
Albanese
Spezzano Albanese rappresenta indubbiamente la cornice ideale per un incontro
sull'autogoverno: in questa cittadina nel cuore della provincia di Cosenza
l'ormai decennale esperienza della Federazione Municipale di base rappresenta
un punto di riferimento importante non solo in Italia ma anche all'estero. A
Spezzano infatti si sta sperimentando, pur nella difficoltà di agire in
un ambito che liberato non è, un municipalismo extraistituzionale capace
di incidere attivamente e positivamente nella vita politica, economica e
sociale del paese.
Dal 21 al 24 agosto si è tenuto a Spezzano, Spixana nell'arberesch
parlato da una comunità dalle origini albanesi come molte in
quest'angolo del cosentino, "Oltre Porto Alegre… idee, sperimentazioni e
pratiche di autogoverno". Tre giorni di vivace dibattito, scambio di
esperienze, confronto sulle possibilità ed i limiti dell'agire
municipalista all'insegna dello slogan "Fuori dal recinto gerarchico una
società altra è possibile".
Negli ultimi anni mi è capitato di passare da Spezzano per iniziative
politiche, culturali o di festa o anche per il semplice piacere di incontrare i
compagni di lì ed ogni volta la realtà che ho incontrato non ha
mancato di stupirmi. Il racconto delle lotte, delle iniziative, della
capacità di coinvolgimento di sempre più ampi strati della
popolazione di un gruppo di anarchici che dopo un ventennio di lotte anche
aspre e difficili, ha dato vita ad un'esperienza di carattere municipalista
radicale.
Spezzano è adagiata su una collina tra i monti del Pollino e la piana di
Sibari: giungendo, dopo gli ampi curvoni che vi si arrampicano, alla via
nazionale subito abbiamo l'impatto con le bandiere rosse e nere dell'FMB che
pavesano il comune, nella cui sala delle assemblee si tiene il convegno. Sulla
strada gli striscioni che annunciano l'incontro sul comunalismo e quelli della
festa "Spezzano è..." giunta quest'anno alla sua seconda edizione.
Quest'ultima ai nostri occhi disattenti appare come una delle tante sagre
paesane che costellano l'agosto di un sud in cui il ritorno estivo dei migranti
condensa nei paesi molta più gente del solito. "Spezzano è..."
naturalmente rappresenta "anche" questo ma non solo. I primi indizi di un
qualcosa di differente si colgono sin dallo slogan che accompagna la
manifestazione "non festa ma progetto comunitario" e dai manifesti di
presentazione dove oltre al comitato popolare che la organizza non compaiono
come di consueto in questi casi i simboli dell'amministrazione comunale, quelli
di banche o imprese sponsor.
Capiremo presto che qui anche la festa del paese è entrata e far parte
del percorso municipalista: avocata a se da un comitato popolare che l'ha
autorganizzata dal basso, nei quartieri del paese mirando ad un coinvolgimento
diretto degli abitanti. Sin dalla prima sera constatiamo che l'intera Spezzano
vi prende parte: decine di banchetti si susseguono lungo la via nazionale, una
mostra di quadri è stata collocata nei locali della scuola elementare,
vi è distribuzione gratuita di cibi. Dal palco collocato dinanzi alle
elementari sentiamo le note di canzoni anarchiche quali il "Galeone" o la
versione italiana di "Mano alla bomba". Sulla strada passano gruppi musicali
che eseguono motivi della tradizione popolare attraversando il paese suonando e
fermandosi nelle piazze e negli incroci. Al banchetto dell'FMB i compagni ci
raccontano come l'autorganizzazione sia riuscita a prevalere anche
nell'organizzazione della festa: ci parlano dell'incontro riuscito tra
realtà diverse. La realtà libertaria dell'FMB, l'associazione
commercianti ed artigiani, gli artisti e i produttori della zona si sono uniti
in un comitato popolare per dar vita ad un evento senza padrini, padroni o
sponsor. Sul banchetto dei compagni viene distribuito un opuscolo sull'FMB in
cui vengono tratteggiati il percorso pratico e l'ambito teorico in cui si
colloca l'esperienza spezzanese.
Il giorno successivo, l'incontro sul municipalismo entra nel vivo coinvolgendo
numerosi compagni e compagne e dando vita ad un dibattito partecipato e vivace.
L'asse portante del confronto è la divaricazione tra l'esperienza
comunalista di segno libertario e, quindi, autogestionario ed
extraistituzionale, e le proposte di democrazia partecipativa che vedono in
Porto Alegre il loro emblema. Emerge in maniera chiara la valutazione positiva
dei movimenti di controglobalizzazione dal basso che in questi anni sono stati
capaci di coinvolgere migliaia e migliaia di persone in un progetto che a nord
come a sud del mondo si è articolato in momenti di conflitto ma anche in
capacità di elaborazione e costruzione di frammenti di un mondo altro.
Nel contempo netta è la critica a quanti pretendono di riportare i
movimenti in un ambito di compatibilità istituzionale, considerando
riformabile l'universo di diseguaglianza, oppressione, guerra in cui siamo
obbligati a vivere. In particolare per quanto concerne la tematica
municipalista serrata è stata la critica nei confronti di quanti
ritengono possibile riallineare gli stati lungo i binari di una democrazia dal
basso che non ne metta in discussione l'esistenza e, quindi, l'essenza
gerarchica. D'altro canto, forieri di mero consenso nei confronti
dell'istituito sono apparsi i percorsi di quanti propugnano un "capitalismo dal
volto umano". Molto difficile è dar conto della complessità del
discorso in cui si sono incontrate e confrontate sensibilità e sfumature
diverse che, potranno trovare ulteriori momenti di approfondimento.
In serata ci siamo spostati in un'altra zona del paese in cui proseguiva la
festa, itinerante per i vari quartieri in modo da realizzare un più
compiuto coinvolgimento della popolazione e culminata nel concerto molto
seguito ed apprezzato di Claudio Lolli. In precedenza su di una pubblica piazza
si è tenuta un'assemblea sui prodotti tipici in cui la salvaguardia
dall'omologazione passa attraverso la valorizzazione del prodotto locale.
Il giorno successivo protagoniste dell'incontro sono state le varie esperienze
concrete di autorganizzazione territoriale e comunalista. Si è andati
dal lavoro di cooperazione svolto in Chiapas dall'USI sanità a quello
effettuato nella stessa area dai compagni di Saragozza. Sul piano più
specificamente comunalista il lavoro di quartiere nella città di
Besançon descritto da Marisa si è ricollegato al racconto fatto
in conclusione della sessione precedente dalla compagna Nieves
dell'Associazione dei vicini del quartiere Las Fuentes di Saragozza. Numerose
inoltre le esperienze locali da quella di S. Biagio Platani nell'agrigentino
alla stessa Federazione Municipale di Base di Spezzano spaziando dalle lotte
per la difesa dell'ambiente e del territorio come quella contro il progetto di
ponte sullo stretto di Messina a chi come Urupia costruisce una comune
libertaria. Interessante la constatazione che, lungo un percorso ideale simile
si siano sviluppate sia iniziative in piccole località sia in ambiti
urbani più ampi e, apparentemente, meno permeabili ad una dimensione
che, parafrasando lo slogan della "festa" di Spezzano possiamo definire di
"progetto comunitario".
La conclusione dei lavori è stata anticipata alla serata del sabato per
consentire una piena partecipazione ai tanti che il giorno successivo dovevano
partire. Dopo un lavoro di commissione è stato stilato un lungo
documento conclusivo, dove, oltre una prima provvisoria sintesi dei lavori,
sono stati assunti alcuni impegni concreti di coordinamento delle iniziative
comunaliste, di "censimento" delle esperienze della seconda metà del
Novecento, di approfondimento teorico. Nell'FMB di Spezzano si è
altresì individuato "un punto di riferimento concreto per un agire
comunalista che sappia coniugare buon senso e utopia, effettualità nel
"qui ed ora" e progettualità rivoluzionaria".
L'assemblea si è conclusa con le note, intonate da Donato e Nieves, di
"Figli dell'officina" e "Hijos del pueblo".
In serata, tra i banchetti della festa, mentre la piazza si animava tra
tarantelle la distribuzione gratuita di pasta, ancora una volta, in questo
scampolo di terra tra Sibari e il Pollino, ho gustato un po' del sapore dolce e
aspro della libertà, un pizzichino di anarchia.
Eufelia
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