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Da "Umanità Nova" n. 28 del 14 settembre 2003

Bel tempo, governo ladro!
Energia: l'emergenza fittizia


È stato il tormentone dell'estate. Dopo le "interruzioni programmate" del 26 giugno, che secondo le fonti ufficiali avrebbero interessato circa 6,5 milioni di utenti domestici, la minaccia del black out ha attraversato tutta l'estate, alimentata da campagne di stampa sapientemente orchestrate dal Gestore di rete, la SpA pubblica che gestisce i flussi dell'alta tensione e ordina la generazione ai produttori.

UNA CAMPAGNA DI STAMPA SUL RISCHIO BLACK OUT

Sul numero 26 di UN, scrivevamo che la disinvolta gestione del “rischio" energetico era volta a facilitare la costruzione di nuovi impianti, un po' ovunque osteggiati dalle popolazioni, rilanciare fonti energetiche sporche, nucleare e carbone compresi, e a favorire la promulgazione di provvedimenti governativi d'emergenza, devastanti dal punto di vista ambientale. Siamo stati facili profeti. In realtà, come ben sappiamo, in estate non è successo nulla di più di una saltuaria intermittenza di elettricità alle imprese industriali che in cambio di sostanziosi sconti tariffari hanno accettato di stipulare i cosiddetti “contratti interrompibili". Praticamente ben poco considerata la siccità e l'afa eccezionali di quest'anno. Ma nell'immaginario collettivo è stata radicata la convinzione che l'energia elettrica non basta e che, quindi, ci vogliono nuovi impianti (magari nucleari e a carbone) e nuovi elettrodotti. Questa degli elettrodotti è una novità degli ultimi mesi. Le argomentazioni sono sostanzialmente due: gli impianti esistenti non sono in grado di produrre tutta l'energia necessaria e la sufficienza energetica è garantita solo dalle importazioni, descritte come un fenomeno dannoso. Si tratta di due enormi frottole.

GLI IMPIANTI PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA CI SONO MA VENGONO TENUTI FERMI

Secondo le fonti ufficiali nel 2002 la “potenza efficiente netta" del sistema elettrico italiano, cioè l'energia potenzialmente realizzabile negli impianti, era pari a 76950 MegaWatt (MW), l'1,1% in più del 2001. La potenza media realmente prodotta era invece pari a circa 49000 MW. Insomma il sistema elettrico italiano produce il 30% in meno del suo potenziale. Non chiedete una spiegazione “ufficiale" a questa anomalia, poiché né governo né altri la danno. In realtà, come ha ammesso il presidente della Edison Quadrino, molte centrali sono ferme perché non sufficientemente redditizie. Si tratta di una delle conseguenze della tanto decantata privatizzazione: secondo Quadrino circa 4000 MW di potenza sono state messe fuori gioco dopo la vendita di una parte delle centrali da parte del vecchio monopolista pubblico, l'ENEL. Insomma i gruppi concorrenti dell'ENEL hanno acquistato gli impianti ma giudicano più redditizio tenerne fermi alcuni. Per di più dovendo presentare risultati positivi i gruppi energetici, ENEL compreso, tagliano sulle spese e sugli investimenti considerati meno lucrosi come, ad esempio, la manutenzione e questo rende meno efficienti gli impianti e le infrastrutture.

LE IMPORTAZIONI DI ELETTRICITA' SONO UN OTTIMO AFFARE

Diversamente da quanto ci vorrebbero far credere le importazioni di energia (circa il 10,5% del fabbisogno energetico italiano del 2003) costituiscono un ottimo affare visto la straordinaria differenza fra il prezzo dell'elettricità all'ingrosso in Italia, circa 64 euro/MW, e quello medio europeo, circa 20 euro/MW all'inizio dell'estate scorsa. Anche se nel futuro è prevedibile una riduzione di questa “forbice", si tratta di una condizione che renderà ancora per molto tempo conveniente acquistare all'estero anche perché nei paesi del nord Europa assurde politiche energetiche hanno provocato notevoli eccedenze produttive in campo energetico. Così abbiamo importato energia dalla Francia a prezzi stracciati e in continua diminuzione (dai 40 euro/MW del 1995 ai 34 euro/MW del 2001) per il semplice motivo che il faraonico piano energetico francese, concepito e realizzato fra gli anni 70 e 80 e basato su centrali nucleari e a carbone, produce un notevole surplus di energia che viene venduto ai paesi confinanti a prezzi ben inferiori a quelli di produzione! Come ha evidenziato un recente studio del CNEL sul sistema energetico italiano (23 aprile 2003) “la richiesta dei settori produttivi è quella di importare dall'estero a prezzi inferiori a quelli nazionali".

LE SOLUZIONI PROPOSTE DAL GOVERNO: ABBASSARE LA TUTELA DELL'AMBIENTE IN MODO DA COSTRUIRE NUOVI IMPIANTI, NUOVI ELETTRODOTTI, RIPENSARE IL NUCLEARE, RILANCIARE IL CARBONE

Il governo, vero regista della campagna d'estate, ha cercato di trarne il maggior vantaggio possibile. Il 29 agosto, approfittando dell'emergenza così artificialmente creata, il governo Berlusconi ha promulgato un decreto legge, valido fino al 31 dicembre 2004, che gli permette, in caso di necessità, di far funzionare le centrali elettriche in deroga ai limiti previsti per l'emissione in atmosfera, per la qualità dell'aria e per la temperatura degli scarichi delle acque di raffreddamento delle turbine. Il governo ha anche rilanciato la campagna per la costruzione di nuovi impianti (sono stati sino ad ora presentati progetti per circa 45000 MW di potenza, 11000 dei quali dovrebbero essere realizzati entro i prossimi due anni) e, ultimissima novità, ha ufficialmente aperto il battage pubblicitario per realizzare nei prossimi tre anni 2035 Km di nuovi elettrodotti, di cui solo 727 per sostituire le linee esistenti. Si tratta di un ulteriore inquinamento assolutamente non giustificato, visto che il citato studio del CNEL giudica “ridondante" la rete elettrica nazionale, concepita “con il criterio di poter funzionare anche nell'ipotesi di un guasto ad un collegamento". In tutta questa confusione mediatica non poteva mancare il rituale richiamo al nucleare. Così mentre negli Stati Uniti il black out spegneva una dopo l'altra le centrali atomiche, mentre in Francia le centrali nucleari non sono state spente solo grazie ad un decreto che ha alzato le temperature delle acque di scarico (e comunque ciò non ha impedito i black out), mentre la Finlandia atomica è rimasta senza luce, in Italia qualche imbecille è arrivato a chiedere la riapertura delle centrali nucleari di Caorso e Trino Vercellese. Non è mancato neppure chi, come l'ex ministro dell'Ambiente Ronchi, ha perorato il ritorno al carbone, naturalmente “pulito".

UNA SOLA ALTERNATIVA: LE FONTI RINNOVABILI E IL RISPARMIO ENERGETICO

Occorre uscire da questa logica che cerca di mantenere lo status quo in nome di un falso realismo. Dobbiamo costruire un mondo sopportabile dove la crescita della domanda di energia sia regolata sugli effettivi bisogni collettivi senza sacrificare le generazioni future. La rapida crescita delle fonti rinnovabili - oggi nel mondo si usa l'energia eolica dieci volte di più e l'energia solare sette volte di più di quanto si facesse 10 anni fa - è stato il frutto di anni di lotte dal basso. Questa è la strada giusta, l'unica. Secondo stime attendibili fra 20/25 anni le riserve di idrocarburi liquidi cominceranno a diminuire, abbiamo quindi un intervallo di tempo per imporre il passaggio alle fonti rinnovabili ed evitare un collasso che avrebbe conseguenze irrimediabili sull'ambiente. La rivoluzione energetica si fonderà, probabilmente, su un uso intelligente di eolico, solare, geotermico, idrolettrico, maree, correnti e moto ondoso dei mari, energia tecnica del mare e biomasse e troverà il suo fulcro nell'idrogeno, il combustibile del futuro prodotto da energie rinnovabili.

M.Z.

 

 



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