archivio/archivio2003/un01/unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 28 del 14 settembre 2003

Vietato criticare
Ferroviere sospeso per 10 giorni


10 giorni di sospensione la punizione comminata da Trenitalia a Fabrizio Acanfora, anarchico e lavoratore delle Ferrovie di Genova. Fabrizio, capotreno e RSU della Filt Cgil, è stato sospeso perché ha pubblicamente denunciato tramite una lettera al quotidiano "Il secolo XIX" i gravi disservizi che hanno penalizzato gravemente i pendolari sulla linea Genova - Milano durante i mesi estivi. Lui ed i suoi colleghi si sono trovati a fronteggiare la collera di viaggiatori obbligati a viaggiare in orari impossibili, in carrozze sovraffollate e prive di condizionamento, spesso sudicie. L'azienda si è sempre rifiutata di accettare il confronto con lavoratori in servizio sulla linea. Questi lavoratori si sono trovati stretti in una morsa tra l'esasperazione di viaggiatori che li consideravano "complici" della situazione ed il silenzio di Trenitalia che rifiutava di riconoscere il disastroso stato del servizio.

Un capotreno si trova schiacciato tra la dirigenza di Trenitalia che mira a far partire i treni ad ogni costo ed i viaggiatori che gli chiedono di prendere provvedimenti drastici come non far partire il treno fino a quando i problemi non siano stati risolti. Il più delle volte capitreno e conduttori fanno partire i treni accollandosi responsabilità e rischi e finendo comunque nel mirino delle critiche. La classica scomoda posizione tra l'incudine ed il martello.

Numerose sono state le lettere ai giornali di cittadini esasperati per le condizioni in cui erano stati obbligati a viaggiare. Fabrizio, che nei mesi precedenti aveva partecipato a ben due scioperi per la sicurezza del trasporto ferroviario solo formalmente sostenuti dalla Cgil, con la sua lettera ha reso pubblica l'indifferenza dell'Azienda nei confronti dei fruitori e lavoratori delle ferrovie. Paradossale in questa vicenda è che la lettera di un capotreno sia giudicata "lesiva dell'immagine" di Trenitalia, mentre le carrozze maleodoranti, piene all'inverosimile e surriscaldate, sempre in ritardo sin dalla partenza sono un mero pretesto per quelli che, come suggerisce lo stesso Fabrizio nella sua lettera "stanno alacremente lavorando - attraverso la privatizzazione - per eliminare il diritto alla mobilità di milioni di cittadini."

In sostanza la posta in gioco è un'accelerazione del processo di privatizzazione delle ferrovie, ormai entrato nella sua fase decisiva, puntando sulla pressione derivante dal definitivo degrado di quel che resta del servizio pubblico.

Ma i lavoratori delle ferrovie non ci stanno e il 5 settembre hanno scioperato in solidarietà con Fabrizio. Lo sciopero proclamato a livello regionale dal sindacalismo di base ha visto l'adesione tra il personale viaggiante delle ferrovie, lo stesso cui appartiene Acanfora, del 65%. Una percentuale di tutto rispetto, specie se si tiene conto che la Filt-CGIL, alla quale è iscritto Fabrizio, non solo non ha indetto sciopero ma ha tentato di boicottarlo dichiarandone uno di copertura. Evidentemente Fabrizio è un lavoratore scomodo per l'azienda ma ancor più per un sindacato sin troppo uso alla concertazione con la "controparte".

Eufelia

 

 



Contenuti  UNa storia  in edicola  archivio  comunicati  a-links


Redazione fat@inrete.it  Web uenne@ecn.org  Amministrazione  t.antonelli@tin.it