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Da "Umanità Nova" n. 30 del 28 settembre 2003

Le bombe della Nato non sono reato


Era il 10 maggio 1999, in piena guerra Nato contro la Serbia mentre ogni giorno e ogni notte si susseguivano i voli dei caccia-bombardieri coi loro carichi di morte decollati dalla base Usaf di Aviano, quando l'equipaggio del peschereccio chioggiotto "Profeta" si ritrovò alcune bomblets BLU97 nelle reti; una di queste esplose, ferendo tre pescatori, di cui uno così gravemente da rimanere invalido.

Il governo D'Alema e i comandi militari, mobilitando i propri servizi e condizionando l'informazione, cercarono di nascondere e manipolare la notizia, ma i pescatori di Chioggia dimostrarono platealmente che l'Adriatico era pieno di bombe inesplose, "normalmente" sganciate dagli aerei Usa che non erano riuscite a sganciarle.

Per oltre un anno i ritrovamenti di bombe continuarono in tutto l'Adriatico, da Caorle sino alla Puglia, mentre calava il segreto di Stato sul numero delle bombe sganciate, sulle loro caratteristiche, sulle aree interessate, sulle responsabilità civili e militari.

Ora, a metà settembre del 2003, è giunta l'assoluzione perché il fatto non costituisce reato nei confronti degli ex-capi di stato maggiore della Difesa, gen. Mario Arpino, e della Marina, amm. Umberto Guarnieri, rinviati a giudizio per disastro colposo, derivante dalla mancata comunicazione preventiva alle capitanerie di Porto e alle amministrazioni locali. Dall'inchiesta era emerso che la Nato aveva informato i vertici militari italiani, ma questi si erano ben guardati dal divulgare la notizia: la sentenza assolutoria ha ora capovolto questa tesi.
A rigor di logica, a questo punto, la magistratura dovrebbe incriminare i comandi Nato e Usaf, ma è facile immaginare come andrà a finire.

Corrispondenza da Venezia


 

 



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