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Da "Umanità Nova"
n. 31 del 5 ottobre 2003 La droga di Fini
Riempire le galere
Il 3 ottobre
la criminale fascista Letizia Moratti inaugurerà la Conferenza
Europa dei Ministri dell'Educazione nel lager di San Patrignano, un
luogo tristemente noto per le torture, gli stupri e le violenze di ogni
tipo che (come accertato da DECINE di inchieste giudiziarie e
giornalistiche) fanno parte della sua pratica quotidiana. La scelta di
un posto tanto atroce non è casuale per due ordini di motivi.
Intanto, svela che l'educazione secondo la Ministra Moratti dovrebbe
consistere essenzialmente nell'uso sistematico dei mezzi di coercizione
necessari per spegnere nei bambini e negli adolescenti ogni
velleità di pensare con la propria testa. Poi, è uno
spudorato omaggio al boia Vincenzo Muccioli, i cui metodi sono tra le
fonti d'ispirazione della nuova, ferocissima legge antidroga che il
Governo Berlusconi si appresta a varare da qui a pochi mesi. L'unico
governo al mondo che vanta tra i suoi membri un cocainomane dichiarato
e non pentito (il mitico sottosegretario Miccichè, che si faceva
portare la bamba direttamente al Ministero dell'Economia), infatti, ha
deciso di far approvare rapidamente dal Parlamento una nuova normativa
antidroga.
Più volte annunciato dal ViceDuce Gianfranco Fini, il
disegno criminale del governo prevede di eliminare la distinzione che
c'è oggi (in Italia come in tutti i paesi dell'Unione Europea e
in gran parte del resto del mondo), tra droghe pesanti e droghe
leggere, con successive sanzioni penali al di sopra di una certa soglia
e amministrative al di sotto della massima quantità stabilita
dalla legge per ogni diversa sostanza. Con sadica soddisfazione, Fini
ha sottolineato che queste sanzioni penali saranno durissime, da otto a
vent'anni di carcere, anche per la semplice detenzione (e l'unico modo
per evitare la galera sarà finire in qualche comunità di
recupero). A pochi giorni dalle dichiarazioni di Fini arrivava un
documento del Consiglio Superiore della Sanità, stilato a tempo
di record in meno di due settimane dal farmacologo Silvio Garattini
(noto simpatizzante fascista e beniamino di Big Pharma), a dare un
imprimatur scientifico alla svolta ultraproibizionista. Secondo il CSS
(che non è un organo indipendente, ma è costituito per la
maggior parte da medici nominati direttamente dal ministro), "l'uso
della cannabis è gravato da pesanti effetti collaterali quali
dipendenza, possibile progressione all'uso di altre droghe quali
cocaina e oppioidi, riduzione delle capacità cognitive, di
memoria e psicomotorie, disturbi psichiatrici quali schizofrenia,
depressione e ansietà; possibili malattie broncopolmonari tra
cui bronchiti croniche ed enfisema" e quindi i suoi effetti sarebbero
più devastanti di quelli dell'alcool, del tabacco e del
caffè. Queste conclusioni contraddicono in modo clamoroso
centinaia, forse migliaia, di ricerche che sono state fatte in tutto il
mondo dalla fine del XIX Secolo ad oggi (secondo The Lancet, la rivista
medica più antica del mondo, "la marijuana è la pianta
più studiata di tutti i tempi e non si riesce a capire
perché è ancora proibita"). Basti pensare che nell'ultimo
annuario del NIDA (l'istituto governativo USA sulle tossicodipendenze,
da sempre un baluardo del proibizionismo "scientifico") c'è uno
studio sulla pericolosità delle droghe, classificate in modo che
al punteggio più basso corrisponda la pericolosità
maggiore. In questa tabella vengono dati 9 punti all'eroina, 12
all'alcol, 15 a nicotina e cocaina e 27 a caffeina e marijuana. La
relazione degli esperti di regime contraddice soprattutto l'esperienza
diretta di milioni di persone che fumano o che hanno fumato hashish e
marijuana (e di qualche altra decina di milioni di persone che
conoscono qualcuno che ha queste abitudini) e che non si sono mai
accorte di tutti questi strani fenomeni, tant'è che secondo i
primi sondaggi ben il 77% degli interpellati si dice in disaccordo con
il verdetto del CSS.
Le rissose bande di fascisti, mafiosi e nazipadani che
costituiscono il Governo Berlusconi sembrano tuttavia intenzionate ad
andare avanti, finalmente unite nella caccia ai fumatori di spinelli,
noncuranti neppure del proprio isolamento internazionale in materia.
Neanche negli Stati Uniti la marijuana è equiparata a cocaina ed
eroina e negli ultimi anni, mentre in Europa (dal Belgio alla Spagna
alla Svizzera alla Gran Bretagna) prevaleva una politica di progressiva
depenelizzazione, nella guerra alla droga si erano distinte soprattutto
le ultime dittature marxiste sopravvissute all'immondezzaio della
storia: la Cina e il Vietnam (dove l'ultima giornata ONU antidroga
è stata festeggiata a colpi di esecuzioni di massa di
"spacciatori") e Cuba, dove il caudillo Fidel Castro ha da poco varato
una legge che prevede la pena di morte per il narcotraffico di
qualunque sostanza.
Se il progetto fascista è chiaro, restano da capire
tuttavia da capire i motivi di una scelta così radicale.
Proviamo a dirne un paio: 1) Duce Berlusconi in una recente visita a
New York ha dichiarato gongolante che "l'Italia è il paese
più americano d'Europa", riferendosi alle leggi sulla
flessibilità del lavoro. Tuttavia, per trasformare l'Italia nei
novelli Stati Uniti, manca un ingrediente fondamentale, quegli oltre
due milioni di detenuti che costituiscono la vera base della pax
sociale americana. È stato grazie alla War On Drugs che negli
USA la popolazione carceraria è quintuplicata in vent'anni (nel
1980 nelle carceri c'erano "solo" 400mila persone). Reagan, ai suoi
tempi, aveva lanciato la sua crociata antimarijuana come una sorta di
vendetta contro lo spirito libertario degli anni '60. Berlusconi e i
suoi complici pensano probabilmente di fare la stessa cosa in Italia e
non è certo casuale l'insistenza con cui i media di regime
additano i centri sociali come luoghi di consumo e spaccio di fumo,
mentre davanti alle scuole più turbolente stazionano fissi i
cani poliziotto; 2) Non bisogna dimenticare che tra gli azionisti di
maggioranza dell'attuale governo, insieme ai fanatici fascisti e
neonazisti, c'è la mafia. Berlusconi, l'uomo che si è
fatto da sé con più di 100 miliardi spuntati dal nulla e
che per tutti gli anni '80 è stato indagato per riciclaggio di
narcodollari, di certe cose se ne intende. Ora, mentre il traffico di
hashish in Italia è passato progressivamente nelle mani delle
famiglie di coltivatori marocchini che danno il loro prodotto
direttamente ai loro parenti emigrati qui (che si occupano poi di
distribuirlo localmente), quello di eroina e cocaina è rimasto
saldamente controllato dalla mafia. Uno degli effetti
dell'equiparazione tra droghe pesanti e leggere sarebbe evidentemente
quello di incentivare lo spaccio di droghe pesanti che, a parità
di rischio, renderebbero comunque enormemente di più dal punto
di vista economico. In questo modo, le strade si riempirebbero di
eroina e di cocaina mentre gli amici e finanziatori della Banda
Berlusconi vedrebbero aumentare i loro sporchi guadagni.
robertino
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