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Da "Umanità Nova"
n. 31 del 5 ottobre 2003
Associazione a... governare
Banda Berlusconi & C.
Che
questo governo avrebbe dimostrato, prima o poi, quanto valeva, nessuno
ne dubitava. Semmai c'era solo da chiedersi quanto tempo avrebbero
impiegato, gli uomini del Polo, a mostrarci di che pasta fossero fatti.
E come era facile previsione, non ci hanno messo molto a soddisfare la
nostra curiosità e a mettere in luce le loro qualità. Che
sono poche, molto poche, quasi un niente!
Dalla morta gora nella quale, a suo agio, guazza l'oca
governativa emergono a ritmo accelerato, infatti, i maleodoranti
prodotti del miscuglio ideologico e del coacervo di interessi, per lo
più inconfessabili, che caratterizzano e mantengono unita la
casa delle libertà. E in un crescendo inarrestabile di decreti o
proposte di legge, si sta esprimendo finalmente, come se fossimo
nell'ora di ricreazione, quell'humus retorico, tronfio, vaniloquente,
reazionario, servile, repressivo, punitivo, demagogico, parolaio che
comprende in sé il pensiero e la cultura della destra. E non me
ne vogliano i lettori se, in questa occasione, uso i termini "pensiero"
e "cultura" nel loro originario significato.
Ho già una certa età, mi avvicino ai sessanta, e
seguo le vicende politiche di questo paese da oltre quarant'anni. Di
fatti, e di governi, ne ho visti parecchi e credetemi, non è
stato un bello spettacolo. Dai primi centrosinistra ai governi
balneari, dai monocolore democristiani alle larghe intese, dalle
convergenze parallele all'unità nazionale; ho buona memoria,
purtroppo, e certe cose non le posso dimenticare. Eppure, per quanto
cupi possano essere i miei ricordi, vado convinto che non sia mai stato
raggiunto l'attuale livello. E potrei scommettere di non essere il solo
di questa opinione.
In poco più di due anni, infatti, l'arrembaggio alla
diligenza e il pressapochismo amministrativo dei rancorosi reggitori
delle sorti italiane hanno prodotto una serie di risultati che solo
l'atavica capacità di sopportazione degli italiani è
riuscita, in parte, a digerire. Dalle misure sulla giustizia ad
personam (e che persona!) all'entrata in guerra in Iraq, dagli aiuti
alle indigenti scuole private al riordino del sistema radiotelevisivo,
dalla legge sulla procreazione assistita che ci porta indietro di
trent'anni al federalismo delle istituzioni contro il federalismo dei
popoli, dal condono edilizio all'istituzione di una nuova polizia
regionale, dal neoproibizionismo al premierato forte, dalla legge
contro i cani a quella contro i pensionati (che sicuramente sono
trattati peggio), dagli aiuti alle famiglie non bisognose alle misure
antimmigrazione, da progetti demenziali come il ponte sullo stretto
alla famosa lotta all'inflazione, dal patto per l'Italia all'art. 18,
dalla riforma della scuola all'eliminazione fisica dei precari; manca
solo che si ripristini l'indissolubilità del matrimonio o
l'oltraggio a pubblico ufficiale e la frittata è completa. Con
il contorno, poi, che ben conosciamo: i fatti di Genova e la
repressione costante contro ogni forma di opposizione, le scazzottate
fra parlamentari di Forza Italia e il rientro dei Savoia, le figure di
merda del premier di fronte all'universo mondo e quella della
commissione Telekom Serbia, il fascismo strisciante e il razzismo
manifesto, le dichiarazioni di Bondi e le sparate di Taormina; un
contorno che giorno per giorno si arricchisce di nuovi episodi,
talmente malinconici che neppure le canzoni di Apicella, le nozze di
Filiberto o le barzellette sugli ebrei di Berlusconi riescono a
tramutare in allegria. Davvero non c'è male per quello che
doveva essere il nuovo esecutivo.
Lo sbando che abbiamo sotto gli occhi, e la palese
incapacità di dare dignità ai propri provvedimenti
legislativi (che è il minimo che si può chiedere a un
governo), ci fa pensare che la sinistra abbia avuto la vista molto
lunga, e ci riconferma nel sospetto che l'Ulivo abbia volutamente
perduto le ultime elezioni politiche. Grazie anche al sostegno del
compagno Bertinotti. Ci pare infatti che, se si escludono alcuni
provvedimenti passati solo per fare un piacere personale al premier (va
capito, ci teneva tanto!), il governo di destra abbia fatto, male
finché si vuole ma pur sempre fatto, quanto avrebbe deliberato
al suo posto il governo di sinistra, a un prezzo di immagine e di
consenso per la sinistra, però, insostenibile. Alcune delle
più importanti riforme passate o in cantiere, infatti, non sono
altro che la fotocopia di progetti e programmi ulivisti, con le loro
brave modifiche del caso, certo, altrimenti il gioco sarebbe troppo
trasparente, ma pur sempre fotocopie. E se poi, fra una riforma del
mercato del lavoro e una delle pensioni, ci cadono anche provvedimenti
delinquenziali come il neo proibizionismo o il finanziamento alle
scuole del prete, non sarà certo questo a turbare il sonno dei
vari Prodi e D'Alema. Un vero e proprio patto diabolico, dunque, come
diabolici sono, solitamente, i patti stretti nelle stanze alte del
Potere: al cavalier Berlusconi si garantiscono l'impunità e la
non risoluzione del conflitto d'interessi, e lui, in cambio, da vero
miles gloriosus, accetta di fare il lavoro sporco e la figura del
pagliaccio. Tanto più che, come è sotto gli occhi di
tutti, gli riescono entrambi alla perfezione.
E come al solito, chi davvero ci rimette in tutto questo, non
è altro che il povero elettore, di destra o di sinistra non
importa, che si era diligentemente recato alle urne, convinto non solo
di fare il proprio dovere civico, ma anche, e soprattutto, di
contribuire al cambiamento e al risanamento del paese. Blandito e
coinvolto emotivamente in polemiche reali ma "sovrastrutturali", che
gli fanno credere di essere anch'esso in qualche modo un protagonista,
rimane, come sempre, la vittima di una struttura che non prevede, ma
proprio per niente, la possibilità di una partecipazione
cosciente al gioco. Quella partecipazione che, come anarchici, da
sempre indichiamo possibile solo se ci si sgancia dal mito della delega
rappresentativa. Se pensiamo, su questo, di aver avuto sempre ragione,
oggi, con i "rappresentanti" che ci offre la piazza, lo possiamo
ribadire ancora più forte. Anche se non è carino
maramaldeggiare.
Massimo Ortalli
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