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Da "Umanità Nova" n. 31 del 5 ottobre 2003

Oltre 2000 al corteo antirazzista
Parma in rosso e nero


Quella di Parma era indubbiamente una scommessa difficile. Per la prima volta la FAI organizzava una giornata di lotta sui temi della solidarietà antirazzista e contro tutte le frontiere e il corteo a Parma era l'appuntamento più importante.

La giornata cadeva in un momento non facile: da un parte tutto il mese di settembre aveva visto una serie ininterrotta di appuntamenti per il movimento anarchico e libertario, dall'altro per il movimento antirazzista nel suo complesso, ad un anno dall'entrata in vigore della Bossi-Fini, non sono certo tempi facili.

La città di Parma non era stata scelta a caso. Infatti qui è presente da anni un significativo movimento di lotta antirazzista di immigrati e autoctoni che ha portato a numerose occupazioni di case, di cui tre tutt'ora in piedi, che ospitano numerosi immigrati, famiglie comprese. Possiamo dire che la scommessa è riuscita.

Da piazzale Picelli il corteo partiva verso le 16 per riversarsi subito nella via più centrale di Parma dove si ingrossava fino a raggiungere i 2000 partecipanti. In testa l'ormai classico striscione della commissione antirazzista della FAI "Senza stati e confini nessuno è clandestino", poi il grande striscione del Comitato antirazzista di Parma (assieme a cui era stato organizzato il corteo) "Senza frontiere - senza padroni - uniti nella lotta" e via via tutti gli altri, tra cui delegazioni di compagni sloveni della Federazione sociale anarchica (SAF) e croati. Al corteo erano presenti in ordine sparso immigrati parmensi originari di vari paesi, purtroppo la loro partecipazione è stata inferiore alle aspettative, causa il clima di tensione creato ad arte dal sindaco sulla stampa locale. Infatti nei giorni precedenti il losco figuro aveva invitato tutti gli esercenti a tenere i negozi chiusi per possibili incidenti. Sebbene in pochi lo abbiano ascoltato, questa uscita, assieme alle numerose camionette degli sbirri nelle vie adiacenti alla piazza di partenza, ha scoraggiato la presenza di molti immigrati. Il corteo attraversava vivace il centro città lambendo la zona dove si stava svolgendo un vertice europeo che vedeva presente il “buon” Prodi. Negli slogan si urlava forte la nostra opposizione alla legge Bossi-Fini e a tutte le leggi razziste, la nostra volontà di abbattere tutte le frontiere attraverso la solidarietà di classe antirazzista, la necessità di continuare le lotte sui bisogni sociali negati, in particolare la casa. Attraversando lo storico quartiere dei Navigli si ricordavano le barricate antifasciste del '22.

Sempre lì vicino, in via XX settembre, il corteo si fermava a lungo per un azione di denuncia contro le esternazioni razziste di un noto medico, consigliere comunale per una lista civica di destra. Questo borghesotto pieno di soldi è stato l'artefice di una mozione in consiglio comunale per far chiudere i numerosi call-center dei borghi (quelli che per il personaggio dovrebbero essere i “nostri borghi, purissimie italianissimi”), gestiti da immigrati e per immigrati, con la scusa della mancanza di tre servizi sanitari a locale, cosa non richiesta per nessun altro locale pubblico. La cosa ancora più grave è che la mozione è stata recentemente approvata all'unanimità. Sotto il suo studio venivano posti simbolicamente tre cessi mentre uno striscione con la scritta "I borghi sono di tutti" veniva messo sul portone di entrata. Alcuni immigrati gestori di call-center prendevano la parola per denunciare la situazione. Il corteo finiva poi nella centralissima piazza Garibaldi dove una folla di compagni/e e gente comune ascoltava gli interventi finali che ribadivano ancora una volta le ragioni del corteo. La strada da fare è sicuramente ancora molta, soprattutto per quanto riguarda un reale coinvolgimento e protagonismo degli immigrati nelle lotte. Riteniamo comunque che questa riuscita giornata sia stata un passo importante per un sempre maggiore coinvolgimento del movimento anarchico e libertario nelle battaglie assieme agli immigrati e per un mondo senza frontiere.

Commissione antirazzista della FAI



 

 



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