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Da "Umanità Nova"
n. 31 del 5 ottobre 2003
L'asso pigliatutto
L'esame di maturità di Gasparri
La
prima sensazione che ho avuto leggendo la legge Gasparri è stato
che non l'avesse scritta il ministro Gasparri e non soltanto per le
ovvie perplessità sulle sue capacità sintattiche.
Non mi riferisco neanche al fatto che la legge dia risposta a tutti i
desiderata di Berlusconi in materia di emittenza: al ministero delle
comunicazioni era stato messo proprio lui, il più berlusconiano
dei dirigenti di AN, proprio per questo motivo, né si poteva
ragionevolmente dubitare che il governo Berlusconi non avrebbe fatto
una legge di riforma del sistema radiotelevisivo ad uso e consumo del
premier.
Alcuni sospetti circolavano fin dall'inizio fra chi seguiva la materia.
Le anticipazioni fatte da Gasparri nell'estate 2002 sui contenuti del
"suo" disegno di legge non corrispondevano per nulla alla legge che
avrebbe presentato pochi giorni dopo. Si potrebbe pensare che, come
spesso capita, il progetto fosse stato preparato da una commissione di
tecnici, che in effetti era stata insediata: otto insigni studiosi
presieduti dal giurista Guido Alpa che, però, non hanno scritto
neanche una riga, visto che il mese successivo all'inizio dei lavori,
la commissione era stata sciolta in seguito all'avvenuta presentazione
del disegno di legge "Gasparri".
Chi fosse stato l'autore effettivo della legge non sarebbe
stato un problema per alcuno di noi, abituati a disinteressarci delle
vicende legislative, alcuni indizi però mi facevano nascere il
sospetto di conoscere l'autore della legge.
In particolare questa storia del SIC (Sistema Integrato delle
Comunicazioni) mi insospettiva. Invece di dire che un soggetto non
poteva avere più del 100% delle televisioni, ci si è
inventati un calderone dove mettere tutto (cartelloni stradali,
internet, satellite, canone, pubblicità, spettacoli, pay tv,
sponsorizzazioni, tre per due) e si è stabilito che uno non
può superare il 20 % di tutto questo bailamme, invece che, come
ora, il 30% della sola pubblicità televisiva.
Il sospetto era che l'autore di un tanto arzigogolato calcolo fosse un
mio vecchio compagno di classe che, al tema degli esami di
maturità sui mezzi di comunicazione di massa si mise a scrivere
del treno, della nave dell'autobus e dell'aereo.
Fortunatamente il resto della legge mi ha levato questo terribile dubbio.
Dentro c'è la solita cialtronaggine pigliatutto berlusconiana.
La privatizzazione della RAI, mi sembra, fortunatamente, la classica
bufala. Come si fa a dire che la RAI va in borsa, che nessuno ne deve
acquistare più dell'uno percento, e a decidere che il consiglio
di amministrazione viene nominato da parlamento e governo? Non si
capisce perché uno dovrebbe acquistare le azioni della RAI. Che
ci dovrebbe fare? Soldi non ne dovrebbero dare (anche perché, se
facesse profitti, non si vede perché non ridurre il canone,
invece di distribuire i soldi in dividendi). Uno non può neanche
sperare di portarsi a cena una programmista regista in cerca di
contratto perché, con meno dell'uno percento di azioni e nessun
posto in consiglio d'amministrazione, uno conta come il due di coppe a
briscola.
Altra bufala, inventata solo per non far andare Rete Quattro
sul satellite, è quella del digitale terrestre: la RAI dovrebbe
coprire più del 50 % dell'Italia con due canali digitali
terrestri entro capodanno 2003. La cosa tipicamente berlusconiana
è che, intanto Rete Quattro seguita a trasmettere e, visto che
già si sa che la RAI non ce la farà (deve ancora
cominciare a pensare di fare i canali e poi deve attrezzare i
trasmettitori, i decoder, ecc.), la concorrente di Berlusconi si
beccherà una multa per non aver ottemperato alla legge.
Un'altra berlusconata è l'abolizione dei limiti di
affollamento pubblicitario, da cui vengono scorporate anche le
televendite, con buona pace di tutte le direttive europee in materia di
pubblicità televisiva (che sostengono l'opposto).
Frutto degli scazzi attuali tra il premier e la first lady
è invece l'abolizione del divieto di possesso incrociato tra
televisioni e giornali che, anziché alla moglie ed al fratello
potranno, finalmente, essere intestati al vero titolare.
Insomma, alla fine mi sono tranquillizzato: nessun mio
compagno di classe ha scritto questa legge. Sorge quindi spontanea la
domanda: quando ha fatto gli esami di maturità il ministro
Gasparri?
Fricche
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