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Da "Umanità Nova" n. 33 del 19 ottobre 2003

Una partita cruciale
L'UE tra astrazione giuridica e geopolitica reale


L'apertura della lunga sessione di lavoro della Conferenza intergovernativa europea è incentrata, come è noto, sui delicati equilibri di potere tra la struttura bicefala dell'UE, che si approssima a divenire tricefala, senza assomigliare ad una democrazia compiuta. Al dualismo tra Consiglio europeo dei capi di stato e di governo, che funziona per consenso e per duro lavoro diplomatico preventivo, che sia a 15 o a 25 tra poco, e Commissione europea che invece governa tanto all'unanimità dei consensi (a 15 già difficile, a 25 molto di più) in determinati affari (esteri, difesa, fisco), quanto per maggioranza qualificata in altre capitoli di affari, secondo un calcolo che concilia peso specifico determinato a Nizza e popolazione nazionale, si affiancherà un Parlamento Europeo più carico di poteri reali e di controllo.

Il mostro europeo è un modello inedito di contemperanza di interessi nazionali, vecchi quanto lo stato nazione, e sforzo per arrivare a un risultato politico non federativo, in cui tali interessi, spesso sovradeterminati da processi reali, finiscono per rinunciare ad uno spazio decisionale locale per rilanciarsi su una dimensione europea, salvaguardando il ruolo di élite nazionali. Ecco quindi lo scontro tra unanimismo e maggioritario che paralizza i lavori, giacché sulla novità di un modello in progress, che si precisa nel tempo lento delle evoluzioni regionali, la convergenza è già assicurata, anche sull'euro da parte britannica, quinta colonna americana in suolo continentale.

Quale forma assumerà la configurazione istituzionale dell'UE dipenderà non solo dagli esiti delle trattative costituzionali, quanto e soprattutto dalla posizione geopolitica che i leader europei vorranno ricoprire nella difficile partita globale con gli Usa potenza dominante e l'emergenza di potenze collettive regionali - si pensi al gruppo dei 20 nati a Cancun, ma si osservino con attenzione i passaggi del colosso cinese.

Nascosta dietro i riflettori delle questioni istituzionali, infatti, si cela e si gioca la partita di importanza capitale per tutti noi sullo spazio di autonomia della regione europea di fronte alla strapotenza a stelle e strisce. Tutti i contenziosi aperti - dal dollaro debole che penalizza l'esportazione in euro mentre dovrebbe avvantaggiare la raccolta di capitali, che tuttavia esitano ad abbandonare gli Usa per via del timore di prese di posizioni ostili giocate sul piano politico e militare, mentre il dossier del commercio internazionale a livello bilaterale si presenta meno minaccioso per gli Usa stessi - ricapitolano e segnano le movenze di una danza a distanza che somiglia tanto a un conflitto prossimo venturo, al quale l'UE intende arrivare unita, proprio mentre l'allargamento a 25 verso oriente ha fatto entrare in ballo paesi troppo amici con zio Sam, mentre se avesse puntato verso sud, nell'area mediterranea, una tattica furba avrebbe potuto volgere l'ostilità dei paesi musulmani in alleanze con gli europei, anche se ciò avrebbe irritato moltissimo gli alleati quasi alla stregua di una dichiarazione di guerra, per trascinare il gioco politico sul terreno a loro più favorevole, ma forse alla lunga insostenibile in via sempre e comunque unilaterale.
Ovviamente, del destino delle masse di cittadini europei poco frega a nessuno, tranne che dovrebbero sentirsi a proprio agio nella tradizione giudaico-cristiana, come se Lutero non fosse di casa da secoli in buona parte delle popolazioni continentali, come se la cultura araba ci avesse lasciato solo i numeri, e non anche le opere tradotte di Aristotele e perfino di qualche padre della chiesa cattolica! Già il Trattato di Nizza del 2000 risultava inidoneo per individuare le linee guida della questione sociale europea, che risulta inespressa proprio perché l'intento è quello di rinnovare il panorama delle tutele senza darlo a che vedere, senza sancirlo cioè per non svelare il trucco dello smontaggio pezzo per pezzo, un po' ovunque, per addebitarne la colpa ad anonime e imprecisate direttive dell'acquis communautaire.

Tanto per fare alcuni esempi, la bozza poco ci dice sulle nuove frontiere della cittadinanza, di cui Fini cavalca furbescamente l'onda inevitabile per scompigliare le file del suo avversario diretto, non solo il centrosinistra, ma la Lega e Berlusconi, troppo intentato ai propri processi e al proprio business per non scaricare la Lega, ininfluente quanto ad equilibri di governo alla Camera (un po' meno al Senato, ma la campagna acquisti del padrone ha sempre funzionato…). La cittadinanza europea cerca di identificare popoli diversi in base ad una lealtà non più locale ma regionale, ma di cui non si capisce come conseguirla visto che lo scambio democratico a prima vista è al di là dello sguardo immediato, mentre la risorsa redistributiva del reddito e della pressione fiscale appare sempre meno giocabile per via delle compatibilità contabili in fase di economia globale.

E che dire del nodo dei migranti da ovunque verso l'Europa? I controlli sempre più tecnologicamente sofisticati verso carte di soggiorno, passaporti, luoghi d partenza e di transito rendono la vita impossibile a chi cerca di sfuggire a morte certa, per fame o per violenza poco importa. Eppure sarà questo il terreno più interessante di conflitto a venire perché costituirà la cartina di tornasole sulla qualità della democrazia interna allo spazio europeo e dei singoli paesi nazionali. Il destino che sarà assegnato dalle norme europee ai migranti di ogni colore parlerà di noi, privilegiati indigeni autoctoni ma troppo acculturati per praticare una solidarietà da relegare nel dimenticatoio della storia come spazzatura ecologicamente rimpiazzata da una carità compassionevole affare di poche congregazioni che per giunta ne trarranno beneficio economico, esattamente come ai tempi delle prebende papali in occasioni dei giubilei corruttori di anime.

Salvo Vaccaro





 

 



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