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Da "Umanità Nova"
n. 33 del 19 ottobre 2003
Fanatismo proibizionista
Marijuana: perché tanto odio?
In
una intervista a Repubblica, don Oreste Benzi (noto ai più per
le sue isteriche campagne antiprostitute) dichiarava senza ritegno la
propria opinione sulla marijuana. "La cannabis può produrre
più danni dell'eroina. La cosa più grave è che
toglie ai giovani la possibilità di definire cosa è il
male, o cosa è il bene oggettivo. Il bene ed il male non ci sono
più. E questo è ben più grave dei danni fisici che
ne derivano. Così le comunità terapeutiche, per far
fronte alla situazione devono ripartire dall'educazione, dal momento in
cui la persona ha smarrito la sua personalità. E quindi far
tornare la fede".
Al di là dell'ovvia considerazione che di marijuana non
è mai morto nessuno e che invece nel corso della Storia
centinaia di milioni di persone sono state scannate nel nome di qualche
fede, va detto che all'interno della Destra è piuttosto diffusa
l'opinione che la cannabis sia peggiore delle droghe pesanti. Un altro
esempio in questo senso è la campagna per la riabilitazione
della cocaina che da un paio di anni a questa parte sta conducendo il
settimanale fascista Il Borghese, dove la polvere bianca tanto amata
dai rampanti e dai vincenti viene descritta come un vizio socialmente
accettabile, mentre la marijuana spingerebbe i giovani ad indugiare in
un mondo di sogni fantastici, che come minimo lo destinano a una vita
da fallito o (orrore!) a diventare un no global o, peggio ancora, un
anarchico.
Nel momento in cui il governo fascista si appresta a varare la
famigerata Legge Fini che equipara le droghe leggere a quelle pesanti
con l'obiettivo da una parte di riempire le galere e le comunità
terapeutiche di centinaia di migliaia di persone e dall'altra di
rimpinguare le casse della Mafia, è ripartita una vera e propria
campagna di disinformazione contro la canapa indiana. Capofila di
questa campagna sono esperti di regime come il farmacologo Silvio
Garattini (noto da sempre per le sue simpatie fasciste) che in sole due
settimane ha compilato il famigerato rapporto del Consiglio Superiore
della Sanità che avrebbe dovuto ribaltare più di un
secolo di ricerche scientifiche in materia di droghe. O come lo
psichiatra Giovan Battista Cassano, un autentico criminale prezzolato
che, coi soldi delle mazzette ricevute dalle case farmaceutiche per
convincere gli italiani a riempirsi di psicofarmaci, si è
costruito tra Pisa e Lucca una villa principesca degna di un narcos
colombiano. Il Profeta del Prozac, in particolare, da tempo lancia
l'allarme sulle malattie psichiatriche causate dall'uso, anche
saltuario, di hashish e marijuana. Secondo lui "oggi molto spesso i
disturbi bipolari psicotici o schizofrenici risultano scatenati
dall'uso di marijuana; come pure gli episodi depressivi brevi con
elevato rischio di suicidio (...) la cannabis induce dipendenza, dunque
crisi di astinenza (...) caratterizzata da irritabilità,
tensione nervosa, irrequietezza, disturbi del sonno." Inoltre, "riduce
la capacità di fissare i ricordi, l'attitudine a compiere azioni
fini e coordinate, la motivazione al raggiungimento degli obbiettivi,
appiattisce e destabilizza l'umore". Circonvoluzioni logiche a parte
(appiattisce o destabilizza? delle due, una), queste affermazioni sono
basate sul nulla e non a caso il nostro, quando viene messo alle
strette, cita a suo sostegno solo la propria esperienza clinica. In
effetti, da oltre un secolo (da quando nel 1891 il Governo Inglese
commissionò uno studio su questa droga diffusa nelle colonie
indiane ed egiziane) esistono ricerche scientifiche che hanno
dimostrato la tenuità del legame tra uso della cannabis e
malattia mentale.
Lo stessa NIDA (l'istituto governativo USA sulle droghe,
notoriamente su posizioni proibizioniste) dopo uno studio condotto tra
il 1982 e il 1992 a proposito della commistione tra depressione e
consumo eccessivo di cannabis, visto che lo stesso identico tipo di
patologie venivano riscontrate in percentuali analoghe (sul 3-4%) anche
tra adolescenti che non avevano libero accesso al consumo
(comunità ristrette, piccoli paesini, studenti domiciliari),
mentre viceversa oltre il 95% dei forti consumatori non presentava
alcun sintomo di depressione, ne trasse come conclusione che l'uso
eccessivo di cannabis era un sintomo di questi disturbi, e non la
causa. A proposito della schizofrenia, poi, la ricostruzione delle
storie personali dei pazienti ha reso noto da decenni che i suoi primi
sintomi si manifestano in età molto basse (verso gli 8-10 anni,
al massimo). Lo stesso concetto di dipendenza da cannabis è
molto discutibile. Se è vero che una buona parte dei fumatori
tende a farne un'abitudine quotidiana, è anche vero che la
stragrande maggioranza di loro dopo qualche anno in genere smette di
fumare senza aver bisogno di andare in comunità terapeutica e
neanche in farmacia a comprarsi un cerotto al THC. Quelli che
continuano, lo fanno perché la trovano un'abitudine piacevole,
esattamente come ci sono persone che continuano per tutta la vita a
bere un caffè appena alzati o a leggere un libro prima di
addormentarsi. Il tossicologo Nunzio Santalucia nota che in questi casi
sarebbe in effetti più corretto e meno terrorizzante usare il
termine "abitudine", soprattutto considerando che nel caso di
un'eventuale astinenza i disturbi più gravi si risolvono in un
po' d'insonnia (come un innamoramento o un esame il giorno dopo,
insomma).
Lo zoccolo duro della propaganda proibizionista si concentra,
comunque, sulla cosiddetta "sindrome amotivazionale". Se "la marijuana
è la vera piaga della gioventù occidentale", come ha
tuonato il ViceDuce Gianfranco Fini in persona, è perché
i giovani fumatori perdono voglia di far carriera, non si sposano,
disobbediscono agli ordini, non fanno i compiti a casa etc. Negli
ultimi giorni hanno avuto molto risalto sulle tv di regime e sulla
stampa fascista le affermazioni dell'economista Rosalie Pacula che ha
presentato uno studio sui voti di 6000 studenti, fruitori e non di
marijuana, dopo il 10 grado scolastico nel 1990, comparandoli con i
risultati ottenuti al 12 grado, nel ‘92. Coloro che fumavano avevano il
15% in meno di punti in matematica, ma nessuna differenza risultava nei
test di lettura. Secondo lei, "il punteggio più basso in
matematica potrebbe causare successivamente, nel mondo del lavoro, un
salario inferiore del 2%". Ancora una volta, i nostri media si agitano
per dei dati parziali e incompleti, visto dall'indagine comparativa, a
cui fa riferimento la Pacula, svolta presso alcuni college americani
per valutare il rendimento degli allievi "fumatori" nei corsi ad
indirizzo scientifico e umanistico, risultava anche che gli
"scientifici" avevano performance inferiori alla media, ma i
"letterati" cannabinici erano quelli con le performance migliori. Sulla
canapa indiana sono stati fatti centinaia, se non migliaia, di studi
che hanno portato la comunità scientifica a considerarla una
sostanza relativamente poco dannosa, tant'è che ora la
discussione verte sul fatto se sia più o meno pericolosa di
tè e caffè (secondo The Lancet e lo stesso NIDA è
da considerare allo stesso livello di nocività, mentre il New
Scientist e la Commissione Reggiani del parlamento francese propendono
per una maggiore dannosità della caffeina).
Le ragioni del proibizionismo sono ragioni cieche che (al di
là delle convenienze a livello di repressione e di aumento dei
flussi finanziari) vanno ricondotte a motivi di ostilità
culturale. Non è un caso che i fascisti preferiscano la cocaina
o, addirittura, l'eroina. La marijuana, bene o male, continua ad
evocare un immaginario dolce e pacifico che è quanto di
più lontano vi possa essere dalla Guerra Civile Permanente che
è il vessillo dei fondamentalisti di tutto il pianeta. Come ha
detto lo scrittore Tom Robbins in un'intervista ad High Times, "la
prima parola che a tutti viene in mente, pensando all'erba, ricordando
il profumo dell'erba, è la parola sogni. I nostri governanti
odiano la marijuana perché odiano i sogni e le persone che
continuano a sognare (...) sono così fanatici che non pensano
neanche che perseguitare una sostanza innocua e piacevole è il
miglior modo per convincere i giovani ad odiare il governo e la
polizia". Sperem.
robertino
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