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Da "Umanità Nova"
n. 34 del 26 ottobre 2003
Afganistan
Aspettando Rambo
Con voto
unanime, il 14 ottobre, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato
una mozione che estende a tutto il territorio afgano il mandato del
contingente militare multinazionale Isaf, comprendente anche circa 450
militari italiani, sotto comando Nato, la cui competenza operativa si
era fino ad ora limitata all'area di Kabul, mentre fino ad ora nelle
altre zone la controguerriglia era condotta dai reparti speciali Usa e
di altre nazioni (tra cui l'Italia, con la task force Nibbio appena
fatta rientrare) nell'ambito dell'operazione americana Enduring
Freedom.
Tale decisione va senz'altro incontro alle richieste del capo del
governo Karzai che aveva sollecitato la presenza di truppe "nelle
province e nelle aree rurali"; ma di fatto è difficilmente
applicabile senza ulteriori consistenti dispiegamenti militari in grado
di fronteggiare una situazione estremamente grave, sia da un punto di
vista economico che militare, come confermano le notizie che seppur col
contagocce arrivano a noi.
Il governo Karzai insediato e protetto dagli Usa continua ad
essere privo di autorevolezza politica, senza forze armate né
risorse finanziarie, tanto che non sono sufficienti nemmeno i fondi
destinati alla registrazione anagrafica dei cittadini in vista delle
elezioni democratiche previste per l'anno prossimo.
Attorno al 20 settembre scorso si è appreso che milizie
"filo-talebane", all'offensiva in varie zone dell'Afganistan, oltre ai
territori confinanti col Pakistan hanno ripreso il controllo della
importante città di Barmal - abbandonata dalle truppe
governative già da metà agosto - e delle località
di Manakandaw, Kamardin, Mirsafar e Engurada, intensificando gli
attacchi contro la base americana di Shkin.
Il 4 ottobre giungeva la notizia di un attacco in forze di guerriglieri
"talebani" contro una struttura governativa nel distretto meridionale
di Kahak-e-Afghan, a circa 190 km da Kandahar.
Il 12 ottobre, le agenzie d'informazione riferivano di un altro pesante
attacco ad una caserma governativa presso Zabul, ancora nell'Afganistan
meridionale, nel corso del quale i miliziani "talebani" avrebbero
ucciso otto agenti e distrutto quattro automezzi della polizia
governativa.
Sembra di assistere ad un film già visto (a proposito,
che fine ha fatto l'annunciato ritorno cinematografico di
Stallone-Rambo in Afganistan?): i talebani dati ormai per liquidati si
riorganizzano, forti dell'appoggio delle tribù pashtun e dei
volontari provenienti dalle scuole coraniche in Pakistan, stabiliscono
nuove alleanze e minacciano il governo peraltro impopolare.
Di tutto ciò negli Stati Uniti si parla poco, ma anche da questo
fronte la verità arriva nelle bare dei soldati americani che di
tanto in tanto - le ultime ai primi di settembre - fanno ritorno in
patria.
U.F.
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