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Da "Umanità Nova"
n. 35 del 2 novembre 2003
inform@zione
Cagliari: 4 arresti e 8 denunciati
Una eterogenea assemblea di compagni ed amici di Massimo Leonardi aveva
deciso di avviare una serie di iniziative volte ad allargare la
solidarietà verso il nostro compagno, accusato di aver
allontanato un carabiniere infiltrato nella manifestazione del 4
Ottobre a Roma.
La prima iniziativa è stata tenuta il 22 ottobre: un presidio
durante il quale si è distribuito un volantino (per inciso,
nessuno aveva "formalmente" avvisato la questura... che peraltro, come
sempre, era già informata per conto suo...).
Alla chiusura del presidio i presenti (circa una cinquantina) hanno
deciso di terminare la giornata con un corteo breve verso il centro
cittadino. Il corteo è stato poi prolungato mantenendo una
conflittualità limitata a slogan (prevalentemente riguardanti le
forze dell'ordine) e scritte. Mano a mano che si andava avanti il
numero dei manifestanti si assottigliava e aumentava quello dei
celerini che ci seguivano a qualche metro di distanza; in particolare
il sopraggiungere del vice-questore, con il quale esiste un consolidato
pessimo rapporto, ha portato la situazione a precipitare. Essendo
palese l'intenzione della polizia di chiuderci si è cercato
dapprima di scendere verso le strette vie che portano al mare, con
l'intenzione di disperderci. La polizia tuttavia incalzava sempre
più, finché alla precisa comunicazione della nostra
intenzione di terminare il corteo è stato esplicitamente
risposto che stavolta non ci avrebbero fatto sciogliere.
Gli scontri e gli arresti
La nuova trappola attendeva nella strada di fronte al porto, dove
reparti della squadra mobile sono sopraggiunti, ci hanno chiuso e hanno
caricato a freddo sotto i portici. Successivamente emergerà che
le forze utilizzate dalla polizia erano nella proporzione di almeno due
poliziotti per manifestante... Scontri sono seguiti soprattutto a causa
del pestaggio a terra di un compagno da parte di un capannello di
celerini, tra i quali il capo della mobile (che poi accuserà
sette giorni di cure). Alcuni compagni sono tornati indietro per
intervenire e sono stati così fermati; altri sono stati invece
rastrellati in seguito, anche in zone della città lontane dal
luogo della carica. In definitiva i fermati sono stati 12, di cui 4
trattenuti in arresto (uno all'ospedale). A tutti sono state contestate
le accuse di resistenza a pubblico ufficiale, violenza, lesioni e
danneggiamenti. Agli arrestati è stato consentito di nominare un
avvocato, ma è stato impedito di fatto di contattarlo. I fermati
sono stati trattenuti fino alle tre e mezzo del mattino, mentre fuori
dalla questura, durante tutta la notte, si sono riuniti numerosissimi
compagni, amici e simpatizzanti, arrivati perfino da Sassari e da
Nuoro. Grazie a loro è stato infine possibile far entrare un
avvocato per colloquiare con gli arrestati. Il processo si sarebbe
dovuto svolgere per direttissima il giorno seguente. La nutrita
presenza di compagni, in un tribunale militarizzato, ha comportato poi
uno slittamento dei tempi che ha fatto sì che l'udienza si sia
tenuta in tarda mattinata decretando la convalida degli arresti, la
scarcerazione degli imputati ed il rinvio al 13 gennaio il processo. Il
compagno ricoverato è stato dimesso; per lui l'udienza in
tribunale è lunedì 27 ottobre, ma si prevede che la sua
posizione sarà unita a quella degli altri e dunque rinviata al
13 Gennaio. Ad ulteriore testimonianza della solidarietà
ricevuta da arrestati e denunciati, bisogna dire che in occasione della
manifestazione per lo sciopero generale del 24 ottobre alcune centinaia
di persone hanno manifestato sfilando dietro lo striscione "Si allo
Stato Sociale, No allo Stato di Polizia" e diffondendo un volantino. Lo
stesso giorno il Cagliari Social Forum ha emesso un comunicato stampa
di solidarietà con i manifestanti e di condanna per l'operato
della polizia, nel quale si ridicolizzavano le assurdità
inventate sugli organi di stampa locali nel riportare l'episodio.
In conclusione
Da dieci anni a Cagliari non capitavano delle cariche e dei fermi
durante manifestazioni di protesta, cosa tanto più grave se si
considera che l'ultimo episodio del genere (la protesta del "Cobas
Latte" del ‘93) fu caratterizzato da ben altra conflittualità.
Gli avvenimenti del 22 ottobre sono senz'altro da intendersi come una
ritorsione personale nei confronti di alcuni militanti e di un
avvertimento collettivo al movimento cittadino. Le violenze poliziesche
si inseriscono in un clima generale di aumento della tensione, del
controllo e della repressione che vorrebbe tradursi in un
restringimento di fatto degli spazi di manifestazione del dissenso. Sta
a noi non sottostare alle intimidazioni.
A Info Cagliari
Pietrasanta: veleni a norma di legge
Pietrasanta, sabato 18 ottobre, manifestazione contro tutti gli
inceneritori e per la chiusura dell'inceneritore del Pollino di
Pietrasanta, da alcune settimane spento in seguito a rilevamenti di
diossina fuori dalla norma fatti dai tecnici em dalle autorità
competenti (Arpat e Provincia di Lucca). Tra i promotori Rifondazione
Comunista e la lista "Ambiente e futuro", fino a ieri schierati per la
riconversione dell'inceneritore in un impianto che brucia non rifiuti
(CDR) ma biomasse (legna vergine), una "soluzione" comunque nociva per
la salute e per l'ambiente, perché bruciare rifiuti o biomasse
significa sempre rilasciare diossina e veleni nell'aria, nell'acqua e
nella terra circostante. Partecipare o no a questa manifestazione?
Alcuni compagni da anni impegnati nella lotta anti inceneritore hanno
deciso di non partecipare. Altri, tra cui chi scrive queste note, lo
hanno fatto caratterizzandosi con uno striscione che riportava la
parola d'ordine, se così si può chiamare, che ancora ci
spinge ad impegnarci in questa lotta cominciata nel lontano 1997:
"smantellare l'inceneritore".
L'inizio della manifestazione ha visto la provocazione, respinta, dei
sindaci di Pietrasanta e di altri comuni versiliesi che, seguiti da
alcuni fascisti di AN e Azione giovani, pretendevano di sfilare in
corteo, loro che sono inceneritoristi convinti e si "oppongono"
all'impianto del Pollino solo perché ce l'hanno in casa. da
segnalare la purtroppo scarsa partecipazione popolare (indifferenza?
rassegnazione? sì agli inceneritori che ci danno i tumori?
mah..) e la blindatura poliziesca del corteo, conclusosi davanti
all'impianto con vari interventi dei manifestanti.
Soltanto due giorni dopo la manifestazione i soliti tecnici e le solite
autorità competenti hanno stabilito che le emissioni di veleni
dei camini dell'impianto sono rientrate a livelli accettabili.
L'inceneritore è stato quindi riacceso ed è tornato a
bruciare rifiuti e ad inquinare l'ambiente. A norma di legge.
Giros
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