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Da "Umanità Nova" n. 35 del 2 novembre 2003

La croce e la spada
La Chiesa scatena i suoi crociati


Lascia un po' sconcertati questa vicenda della rimozione del crocifisso nell'aula scolastica di Offena frequentata dai figli di Adel Smith.
Sconcerta innanzi l'ignoranza dimostrata dai media nel presentare la vicenda: il signor M. Montanaro, giudice a L'Aquila, non ha deciso un bel niente, si è limitato ad ordinare alla scuola, in attesa del processo, la rimozione del crocifisso.
Sconcerta il clamore dato alla cosa visto che, in passato, cause analoghe, concluse anche con sentenze della cassazione (un po' più importanti della decisione temporanea di un giudice dell'Aquila), sono state ignorate dalla stampa.
Sconcerta la tempistica della vicenda: l'ordinanza è stata emessa mercoledì 22 ottobre, giornali e televisione ne hanno parlato, tutti insieme, domenica 26 ottobre.
Quello che lascia sconcertati più di tutto è il coro di politici, commentatori, cardinali, ministri e tuttologi unanime nel condannare una banalissima scelta di civiltà: esporre in una scuola pubblica un simbolo religioso rappresenta una violenza nei confronti di chi non crede in quella religione.

Da un punto di vista formale la cosa non meriterebbe neanche di essere discussa: la presenza del crocifisso nelle classi è disciplinato da circolari ministeriali (neanche da leggi) emanate nel ventennio. Le leggi a cui si rifanno queste circolari sono addirittura del 1860!
Come si può facilmente apprendere consultando qualsiasi raccolta di Topolino, negli ultimi 150 anni sono successe diverse cose, tra cui la fine del potere temporale della chiesa ed il fatto che il cattolicesimo non sia più religione di stato in Italia, ed è normalissimo che un giudice abbia pensato che, forse, la sentenza definitiva avrebbe potuto anche essere favorevole alla rimozione e che quindi, nell'attesa, fosse giusto tutelare il diritto dei figli di Smith ad essere rispettati per le loro credenze religiose.
Quello che il giudice non aveva calcolato è che, evidentemente, sull'argomento la chiesa ha un nervo scoperto: ritiene troppo importante l'imprinting nei confronti dei giovani da poter rinunciare ad un privilegio di questa portata. Puntando sulla sostanziale indifferenza della maggior parte della popolazione e sull'acquiescenza dei politici sempre alla ricerca del voto cattolico, ha deciso di far partire il caravanserraglio mediatico sull'argomento.

Il personaggio Smith del resto si presta bene all'occorrenza: nato televisivamente nel salotto di Vespa, è servito per incarnare il musulmano cattivo del dopo 11 settembre. Sembra uno che l'essere musulmano l'abbia appreso dalla lettura del libro della Fallaci. L'accento straniero (per quanto sia di nazionalità italiana) lo rende, in televisione, ancora più cupo. Per le sue posizioni provocatorie è inviso alla quasi totalità dei musulmani italiani (la sua associazione ne raccoglie poche decine), che, prendendosela con lui, non lanciano i propri strali contro la chiesa cattolica.
Insomma Smith è la rappresentazione perfetta del "Feroce Saladino" che vuole imporci i suoi biechi costumi.
Con il consueto metodo della chiacchiera da bar si è mescolata la sequela dei luoghi comuni sugli islamici (tutti intolleranti e potenziali terroristi), quella sugli immigrati ("Avete visto che avevamo ragione noi quando volevamo solo gli immigrati cattolici?"), sulle radici cristiane della nostra civiltà, sulla giustizia che non funziona, per finire al "crocifisso simbolo universale".

Quello che emerge da questo circo Barnum è l'imboscata organizzata dai cattolici per mantenere i propri privilegi. Visto che in Italia si legifera sull'emergenza, aspettiamoci qualche disegno di legge
governativo per l'esposizione del crocifisso in tutti gli uffici pubblici.
Questa vicenda non fa che confermare, a mio modo di vedere, l'inutilità della "via giudiziaria" al rispetto dei diritti degli atei. Infatti, quando si trasferisce in un'aula di tribunale una battaglia basata sulle coscienze delle persone, si finisce per perdere comunque, anche se si riesce ad ottenere ragione in tribunale, visto che, se non si sono sedimentate le motivazioni della propria battaglia tra gli individui, per la chiesa sarà facile capovolgere il risultato ottenuto con un'altra legge o con un avvocato più bravo.

Non so se questa bagarre mediatica avrà un seguito o finirà dimenticata al primo apparire della prossima fornitura di argomenti di discussione da bar (insieme ai pitbull, alla riapertura delle case chiuse, al ponte sullo stretto ed al campionato di calcio). Non sarebbe male, comunque, che, con l'ondata delle occupazioni delle scuole attesa per novembre, gli studenti provvedessero da soli (senza attendere un giudice) alla rimozione di tutti i simboli di prevaricazione dalle loro scuole.

Fricche







 

 



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