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Da "Umanità Nova"
n. 36 del 9 novembre 2003
inform@zione
Verona: corteo contro TAV e autostrade
Per noi dei comitati veneti anti-TAV e anti-autostrade, la scadenza del
24 ottobre a Verona era vista come una scommessa: non solo ritenevamo
importante riuscire a rendere visibile la protesta di tanti comitati
popolari e associazioni ambientaliste in occasione del vertice dei
ministri europei dei trasporti, riuniti nella città scaligera
per discutere della cosiddetta "rete transeuropea di trasporto", ma
soprattutto rappresentava l'occasione di mettere insieme le idee, le
esperienze e i percorsi di numerose realtà attive da anni su
specifiche questioni territoriali o riguardanti specifiche categorie di
lavoratori.
Le numerose adesioni alla manifestazione hanno testimoniato l'esistenza
di questa fitta rete di associazioni, raramente all'attenzione anche
dei giornali di sinistra (esemplari le poche e imprecise righe dedicate
alla nostra manifestazione il giorno seguente su Liberazione,
nonostante l'adesione formale di Rifondazione Comunista), forse proprio
a causa del loro carattere autonomo e poco "politico" ma non per questo
meno radicali del criticare questo sistema di sviluppo e l'operato del
governo.
Al corteo erano infatti presenti delegazioni di vari comitati che
andavano dallo "storico" comitato popolare Alta Velocità della
Val di Susa alle rappresentanze siciliane e calabresi dei coordinamenti
contro il Ponte sullo stretto, ossia una di quelle "grandi opere" di
devastazione decise dal governo Berlusconi. L'incontro con questi
gruppi di cittadini/e e compagne/i ha registrato una notevole sintonia
di fondo ed anche sostanziali convergenze nel giudizio totalmente
negativo della Legge obiettivo che prevede l'affidamento
dell'esecuzione delle Grandi Opere ad un unico General Contractor che
liberalizzerà ulteriormente appalti e sub-appalti, escludendo le
popolazioni dalle scelte che interessano il loro diritto alla salute,
all'integrità dell'ambiente, al controllo sulla destinazione dei
fondi pubblici.
Rispetto invece alle dichiarazioni d'intenti del vertice riguardanti la
sicurezza stradale e le stragi che si registrano negli incidenti
automobilistici, se ne è rilevata l'ipocrisia in quanto comunque
il trasporto ferroviario continua ad essere penalizzato rispetto alla
imperante politica dell'auto e della velocità, come dimostra la
decisione del governo italiano di elevare a 150 km/h
l'attuale limite consentito.
Per quanto riguarda il corteo, questo - nonostante la coincidenza con
lo sciopero generale - ha visto la partecipazione di circa duemila
persone appartenenti a comitati popolari e ad associazioni
ambientaliste, nonché i lavoratori dell'Associazione Esposti
Amianto e la CUB, unica organizzazione sindacale che aveva aderito
all'iniziativa.
Purtroppo gli organi di stampa (Tg regionale Rai compreso) e le
istituzioni hanno preferito trasformare piazza Bra in Zona Rossa e
presentare la nostra mobilitazione come una manifestazione no-global o
dei Disobbedienti (accodatisi al corteo in circa un centinaio e
protagonisti di una performance con letame), riempiendo le strade
cittadine con un numero irragionevole di guardie di finanza,
carabinieri e poliziotti in stile genovese ed inquinando il cielo con
il volo fastidioso di un elicottero che ha consumato chissà
quanta benzina pagata dai noi contribuenti.
Laura (Grisignano -VI)
Trapani: il CPT? Un albergo!
Si è celebrata mercoledì 29 ottobre la nuova udienza del
processo che vede alla sbarra l'ex prefetto di Trapani Leonardo
Cerenzìa. Cerenzìa è accusato di omicidio plurimo
colposo, omissione d'atti d'ufficio, lesioni personali ed omissione di
cautela in merito al tragico rogo avvenuto nella notte tra il 28 e il
29 dicembre del 1999 in cui morirono sei immigrati bruciati vivi in
seguito a un incendio scoppiato in una delle celle del Centro di
Permanenza Temporanea "Serraino Vulpitta" di Trapani. Durante la
deposizione l'imputato ha ricostruito i passaggi tecnici e gestionali
che hanno portato alla creazione del primo CPT italiano. Dalle sue
dichiarazioni sono emerse tutte le grottesche incongruenze che sono
alla base della concezione giuridica dei CPT (strutture formalmente non
detentive finalizzate al trattenimento coatto delle persone) e
l'inquietante incapacità di rendere sicuro il "Vulpitta":
è stato candidamente ammesso infatti che il numero di estintori
deciso per la struttura (4 in tutto) era stato ritenuto sufficiente
seguendo un criterio analogico che assimila un CPT a un albergo.
È stato inoltre dichiarato dall'imputato, che in seguito ai
lavori di adattamento di quella che era la Casa di riposo "Vulpitta"
non era stato ritenuto opportuno installare dei rilevatori anti-fumo.
Cerenzìa ha però ribadito che le norme di sicurezza
minime furono rispettate, così come confermato dal via libera
ricevuto dal Ministero dell'Interno. All'udienza, aggiornata al 28
novembre, erano presenti alcuni militanti antirazzisti siciliani che da
anni si battono per la chiusura del "Vulpitta" e di tutti i CPT. T
AZ laboratorio di comunicazione libertaria
Palermo: presidio per Camenisch
Trenta individualità anarchiche hanno dato vita domenica 2
novembre a un presidio in solidarietà a Marco Camenisch nella
centralissima piazza Verdi di fronte il Teatro Massimo a Palermo. Il
presidio ha avuto una forte connotazione antirepressiva e
antimilitarista in vista dell'imminente festa delle forze armate. Le
bandiere anarchiche e un massiccio volantinaggio hanno garantito una
notevole visibilità all'iniziativa.
TAZ laboratorio di comunicazione libertaria
Torviscosa contro le mega centrali
Torviscosa è una piccola cittadina in provincia di Udine da
sempre segnata da una fortissima e selvaggia industrializzazione. Dal
fascismo in poi, scempi di ogni tipo contro il territorio sono stati
compiuti nella totale mancanza di rispetto delle popolazioni locali che
ne hanno sempre risentito in termini di salute e qualità della
vita (per anni la percentuale di tumori qui è stata ben
più alta della media nazionale). Negli ultimi vent'anni e
più si sono formati vari comitati popolari che nel tempo hanno
conseguito numerose vittorie che hanno fatto sì che la
situazione quantomeno non precipitasse. All'interno di questi comitati
era ed è importante il ruolo dei compagni anarchici della bassa
friulana.
Uno dei prossimi obbrobri ambientali che l'industria chimica vorrebbe
imporre è una mega-centrale a turbogas. Dietro questo
maxi-progetto come al solito vi sono interessi economici miliardari.
Contro questa centrale il Comitato di difesa ambientale della bassa
friulana ha indetto una manifestazione il primo novembre scorso.
Purtroppo un diluvio ha impedito lo svolgersi del corteo e così
si è tenuta un'assemblea pubblica al chiuso, per spiegare
comunque alla popolazione le ragioni di contrarietà dei
comitati. Da un lato i lavori dovrebbero interessare un'area fortemente
inquinata e rischierebbero di portare ulteriore inquinamento nelle
falde acquifere; dall'altro l'enorme quantità di vapore acqueo
rilasciato nell'aria porterebbe gravi squilibri nel già provato
ecosistema locale. Tutto questo verrebbe evitato privilegiando un
sistema di piccole centrali diffuse sul territorio basate sulla stessa
tecnologia della megacentrale ma tarate sui bisogni locali. Come ovvio
però questa soluzione non porterebbe miliardi nella tasche dei
soliti noti e perciò non viene neppure presa in considerazione.
Si è parlato inoltre del recente blackout e delle menzogne
raccontate dai mass-media a riguardo. Nonostante il pessimo tempo e il
giorno festivo un centinaio di persone ha seguito interessato gli
interventi. Da segnalare la nutrita presenza di compagni anarchici non
solo locali ma anche da Udine, Pordenone, Gemona e Trieste.
Per il momento i lavori non sono ancora iniziati grazie agli esposti
del comitato, ma tutti si sono impegnati a continuare la lotta per
impedire l'ennesimo delitto contro l'ambiente.
Uno che c'era
Torino: avviso di garanzia ad un anarchico
Lo scorso anno, quando si vide recapitare la cartolina con la quale gli
si imponeva di presentarsi per effettuare il servizio militare, Marco,
un compagno di Torino della Commissione Antimilitarista della
Federazione Anarchica Italiana, spedì al distretto militare una
lettera nella quale annunciava di non avere alcuna intenzione di
entrare a far parte di una siffatta "organizzazione criminale".
Immediatamente, come di consueto in questi casi, è partito il
procedimento che lo porterà di fronte ad un tribunale per la sua
scelta di obiezione totale al servizio militare così come a
quello civile.
In questi giorni a Marco è stata recapitata un altra lettera.
Questa volta il mittente era la Procura della Repubblica di Torino
nella figura del sostituto Onelio Dodero in cui gli veniva notificato
un avviso di garanzia in quanto sottoposto ad indagini per aver "offeso
l'onore ed il prestigio delle forze armate" per la lettera inviata in
risposta alla cartolina precetto.
Marco rischia da sei mesi a tre anni (art. 342 C. P.) per aver
dichiarato pubblicamente le proprie convinzioni antimilitariste, le
convinzioni che stanno alla base della sua scelta di obiezione e della
sua identità di anarchico.
A quanto ne sappiamo è la prima volta che un obiettore totale al
servizio militare viene represso per le proprie convinzioni e non per
il mero atto di non sottomissione compiuto. Marco viene perseguito per
le sue idee e non solo per le proprie scelte: ci troviamo quindi di
fronte al classico caso di reato d'opinione, quel reato che gli Stati
democratici hanno inventato per negare nei fatti quella libertà
di espressione che affermano in linea di principio.
Ma in fondo lo sapevamo: la loro libertà è una scatola
vuota. Buona per coprire la vergogna delle parate militari in cui
assassini prezzolati vengono esaltati come eroi e difensori della pace
e della libertà. Noi, antimilitaristi ed anarchici, sappiamo che
la pace e la libertà si costruiscono costruendo e praticando la
pace e la libertà. Per farlo occorre liberarsi da assassini ed
oppressori: dagli stati e dai loro cani da guardia in armi.
Tutte le guerre contro di noi, noi contro tutte le guerre.
Solidarietà a Marco.
Federazione Anarchica Torinese - FAI
Torino: tre giorni antimilitaristi
A Torino quest'anno anche gli anarchici hanno deciso di "fare la festa
alle forze armate". A modo loro. Si è iniziato il 1°
novembre. Nella centralissima piazza Castello numerosi sono stati gli
anarchici, gli antimilitaristi ed i pacifisti che hanno preso parte al
presidio indetto dalla Federazione Anarchica Torinese. Un'occasione
importante per ricordare che il nostro paese è ancora in guerra,
che truppe italiane sono in Iraq ed in Afganistan, due paesi la cui
popolazione non ha gradito la "libertà duratura" portata
dall'esercito statunitense e dai servili alleati della potenza USA.
Gli anarchici come sempre sono in prima fila nell'opposizione alla guerra ed al militarismo.
Piazza Castello il 1° novembre è stata riempita di
manichini, bambole bruciate, divise strappate e fucili di polistirolo:
numerosi passanti di sono fermati incuriositi a guardare questa "scena
di guerra" nel cuore di un tranquillo sabato pomeriggio. In particolare
catalizzava gli sguardi la scritta "questa è la nostra
democrazia".
Musiche antimilitariste e interventi si sono susseguiti per l'intero
pomeriggio. In particolare è stato rilevato come "anche
l'Italia, in barba a numerose convenzioni internazionali sottoscritte,
si accinga a dotare di mezzi più ‘moderni' le proprie forze
armate. Il militarismo, anche quando si cela dietro l'ipocrisia
dell'intervento ‘umanitario' non manca di celebrare i propri fasti con
la capacità di uccidere, mutilare, distruggere: anche nei
‘nostri' arsenali stanno quindi per entrare armi chimiche e
batteriologiche. D'altro canto è nota la dottrina USA che
definisce ‘canaglie' quei paesi che si dotano di armi di distruzione di
massa, mentre le forze armate americane fanno largo uso di giocattolini
quali bombe e missili nucleari, armi chimiche e batteriologiche, bombe
a frammentazione e mine antiuomo. Questi strumenti di morte in mano a
chi si arroga il compito di gendarme mondiale, si trasformano
magicamente in portatori di pace.". Come si leggeva nel volantino
distribuito in piazza "Noi antimilitaristi riteniamo che per avere la
pace occorra preparare la pace e non la guerra, siamo convinti che la
pace degli eserciti non sia che una tregua armata in attesa della
prossima guerra. La pace degli eserciti è quella dei cimiteri,
delle funebri parate del 4 novembre quando ogni anno, dal 1918, nel
nostro paese si celebra un massacro.
Opporsi alle guerre, a tutte le guerre, significa quindi opporsi
all'esercito, a tutti gli eserciti." È stata altresì
espressa pubblicamente espressa la solidarietà al compagno
torinese Marco della Commissione Antimilitarista della FAI che nei
giorni precedenti si era visto recapitare un avviso di garanzia per
aver "offeso l'onore ed il prestigio delle forze armate" nella propria
dichiarazione di non sottomissione al servizio militare e civile. Una
performance di Salvatore Corvaio ha catturato l'attenzione dei passanti
che l'azione scenica ha portato alla cruda realtà della feroce
guerra in corso. Ottima diffusione di stampa e libri.
Nella notte tra il 3 ed il 4 novembre numerose scritte antimilitariste
hanno fatto la loro comparsa sui muri di Torino, specie nei luoghi
più simbolici della ferocia militarista. Il giorno successivo
per la "festa" delle forze armate facevano mostra di sé scritte
quali "fuori l'esercito dalla storia"; "obietta, diserta", "l'uomo
finisce dove inizia il soldato", "fuoco alle caserme".
Nella prima serata del 4 novembre azioni dirette hanno segnato due
luoghi simbolo del militarismo nella nostra città: la "Scuola di
applicazione militare" e la "Microtecnica". In entrambi i posti sono
stati appesi striscioni di denuncia antimilitarista. In barba alle
telecamere situate in ogni angolo, sotto l'ingresso
dell'"università dei militari" in corso Matteotti è stato
piazzato uno striscione con la scritta "scuola di assassini" e la firma
"FAI". Contemporaneamente alla "Microtecnica" di piazza Graf, dove
vengono realizzate apparecchiature elettroniche per l'aviazione
militare commercializzate su scala internazionale, è stato
collocato lo striscione "chiudere le fabbriche di morte - FAI". Durante
quest'azione due compagni sono stati fermati da una volante e
trattenuti per oltre un'ora e mezza dalla Digos, prima di potersi
allontanare. Un brindisi nella sede della FAT ha concluso queste
giornate di lotta alla guerra ed al militarismo.
Eufelia
Trieste: 4 novembre antimilitarista
Anche a Trieste in occasione della festa militarista del 4 novembre ci
si è mobilitati per far sentire una voce di dissenso dal coro
guerrafondaio e nazionalista, particolarmente forte in questi luoghi di
confine.
Un volantino è stato realizzato e diffuso in centro
città, nelle facoltà universitarie e nei pressi del
monumento ai caduti della prima guerra mondiale, da sempre luogo
simbolo della più becera retorica militarista e patriottica.
In serata lo stesso è stato affisso in numerosi punti del
centro, coprendo, spesso e volentieri, numerosi manifesti affissi dai
fascisti per l'occasione. È stata da noi scelta per il volantino
l'immagine-simbolo della Guernica di Picasso, che rappresenta meglio di
mille discorsi la vera essenza di tutte le guerre: morte, sterminio,
dolore.
Gruppo Anarchico Germinal
Alessandria: blocco stradale il 4 novembre
Il 4 novembre nel tardo pomeriggio un gruppo di anarchici del Forte
Guercio, del Gruppo anarchico "Sciarpanera", dell'USI e della FAI di
Alessandria hanno effettuato un presidio nel centro della città.
Nei pressi della caserma della finanza e del distretto militare
è stato effettuato un blocco stradale durato oltre un'ora. Il
clima è stato ravvivato da volantinaggio, giocolieri e sound
system. Si sono registrati alcuni momenti di tensione quando alcuni
automobilisti hanno tentato di giocare a birilli con i compagni
puntandoli con la propria vettura. Nei volantini distribuiti alla
cittadinanza si spiegavano le ragioni del blocco: l'opposizione alla
guerra in Iraq ed Afganistan e la serrata critica di ogni forma di
militarismo. In particolare in un 4 novembre segnato dall'intervento
guerrafondaio del presidente della Repubblica si sottolinea come il
costo di operazioni volte all'assassinio di civili inermi in Iraq e
Afganistan siano pagati dai pensionati, dai lavoratori, e dagli
studenti di questo paese cui vengono tagliate pensioni, salari e
servizi.
Salvatore
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