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Da "Umanità Nova"
n. 37 del 16 novembre 2003
Carne da cannone Ciampi: "I want you" per l'Iraq e l'Afganistan
Con toni accorati e preoccupati, il 4 novembre, "giorno
delle forze armate", Ciampi ha richiamato gli italiani ai loro doveri
nei confronti dell'esercito. I quali doveri, a sentire lui, non sono
pochi.
Parlando col cuore in mano, come si conviene al legittimo
rappresentante di tutto il popolo italiano, il presidente della
repubblica ha voluto chiarire come, in questo luminoso millennio denso
di speranze di pace per il mondo intero (le guerre in Iraq, Afganistan
e Cecenia sono solo spiacevoli incidenti di percorso), il ruolo
dell'esercito italiano sia profondamente mutato: difatti, oggi, "le
missioni internazionali di pace hanno costituito una vera e propria
nuova fonte di legittimazione sociale per le forze armate. Il capitale
di fiducia che l'intera nazione ha affidato nelle loro mani va
alimentato e consolidato"; in pratica l'esercito viene descritto come
un buon padre di famiglia che si assume il gravoso ma indispensabile
incarico di impedire ai tanti figli sparsi per il mondo di litigare. E
se poi interpreta anche la parte del generoso soccorritore "alle
popolazioni colpite da calamità naturali", il successo di
immagine è assicurato.
A parte il fatto che sarebbe interessante che ci venisse
spiegato quale fosse la funzione di quella immane macchina succhiasoldi
e stritola coscienze del "nostro" esercito prima di questa presunta
mutazione genetica (che fosse quella del cane da guardia del potere,
feroce e infido al tempo stesso, come noi diciamo da sempre?), è
Ciampi stesso il primo a contraddire questa nuova immagine delle forze
armate compassionevoli e dedite, a quanto pare, al volontariato.
Infatti, nel momento stesso in cui reclama "un generale miglioramento e
ammodernamento dei mezzi e delle tecnologie", non fa altro che
auspicare altre ingentissime spese per nuovi, più sofisticati e
micidiali strumenti di morte. Che poi queste nuove tecnologie
comprendano, oltre agli scontati nuovi aeroplani o sistemi d'arma,
alcune innocenti sostanze come il Sabrin (ricordate la metropolitana di
Tokyo), il Soman o il Tabum, "idonei a determinare danni alle
popolazioni o agli animali, a degradare materiali o a danneggiare le
colture e l'ambiente", non sembra turbare i sonni di Ciampi. Insomma,
anche se si è dei buoni padri di famiglia, a volte bisogna usare
le maniere forti e quindi dei sacrosanti ceffoni a quei figli
disgraziati che non ne vogliono sapere, non glieli deve togliere
nessuno.
Altro tasto dolente, e questo invece sembra turbare i sonni
del presidente, e di conseguenza anche quelli della signora Franca (ci
dispiace, signora, ma l'ha voluto lei!), è la disaffezione dei
giovani italiani per l'onorato mestiere delle armi. Infatti, a quanto
pare, la situazione dell'organico non è delle migliori, tanto
che non gli resta che augurarsi che "le difficoltà di
reclutamento saranno superate", nonostante l'allarme lanciato dal capo
di stato maggiore Fraticelli, che paventa una riduzione di 25.000
effettivi in conseguenza della fine della coscrizione obbligatoria.
Preoccupante, davvero preoccupante, tanto più che, come fa
sapere il ministro della difesa Martino, dai 12.000 attuali, i militari
in missione all'estero passeranno, fra breve, a 18.000. Evidentemente i
figlioletti recalcitranti ai quali mollare un bonario scappellotto sono
sempre più numerosi, e quindi questa operazione di restyling
della divisa deve ottenere risultati migliori, e più in fretta,
di quelli avuti fino ad oggi.
Come si può capire dalle poche citazioni del discorso di Ciampi
qui riportate, anche in questo caso si è trattato di un vero e
proprio sfoggio di retorica. Indubbiamente, e nessuno si meravigli, non
quella tronfia e becera a cui ci avevano abituato le gerarchie militari
e i loro cantori, diventata ormai insopportabile e quindi
controproducente anche per i palati più grossolani, ma sottile,
strisciante, con quell'intelligente understatement che userebbero gli
inglesi, che di retorica militarista ben se ne intendono. Ma non per
questo meno pericolosa, anzi, ancora di più, perché
più "credibile" e accettabile.
Insomma, i soliti luoghi comuni apparentemente pieni di logica e sano
buonsenso, ma stantii come una ciabatta puzzolente: l'italiano brava
gente (Ciampi non può fingere di ignorare che siamo stati i
primi a lanciare i gas dagli aerei sulle popolazioni etiopiche), il
soldato costruttore di pace, il riconoscimento doveroso ai cittadini in
divisa, i reparti addestrati ed efficienti come conviene, l'esercito
quale momento unitario del sentimento nazionale. Risorgimento,
Resistenza e ricostruzione, si fa un bel pateracchio e tutto viene
vergognosamente filtrato attraverso l'opera dei militari, alla faccia
di quella Costituzione, da ogni parte costantemente tirata per i
capelli, che, interpretando il sentimento del popolo italiano uscito
dalla tragedia del secondo conflitto mondiale, vorrebbe che l'Italia
fosse un paese "che ripudia la guerra".
Dunque, oggi, il paese sarebbe fiero di questo suo esercito che si
distingue tanto nobilmente per umanità, anche se non per
efficienza, in mezzo mondo. Una volta la stabile presenza di forze
militari di un paese in un altro, veniva chiamata, senza tanti giri di
parole, "occupazione". E questa occupazione veniva praticata al termine
di una guerra, esattamente come abbiamo fatto in Kosovo dopo la guerra
dei Balcani, in Afganistan dopo la guerra contro "l'impero del male",
in Iraq dopo quella contro Saddam. E se Martino oggi dice che le nostre
forze di occupazione dovranno passare a 18.000 uomini, i suoi motivi li
avrà. Per rispetto al suo passato di partigiano e di uomo di
Giustizia e Libertà, non prova un po' di vergogna, dottor Ciampi?
Massimo Ortalli
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