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Da "Umanità Nova" n. 38 del 23 novembre 2003

Legge Fini
La crociata anti cannabis


Qualche anno fa Newt Grinwich - uno dei massimi ideologi dell'estrema destra americana - suscitava scandalo in un seminario dichiarandosi assolutamente convinto che dal punto di vista sanitario la marijuana si potesse considerare sicuramente più innocua non solo di alcool e di tabacco, ma anche di molti cibi in vendita nei supermercati. Dichiarava comunque di essere un convinto sostenitore delle leggi contro la marijuana, che avevano permesso di colpire l'eredità degli anni '60, i movimenti libertari e controculturali legati in qualche modo alla Marijuana Culture.

A partire dall'inizio degli anni '80 (da quando Reagan diventò presidente) negli Stati Uniti contro l'erba più amata è stata combattuta una vera e propria guerra. La tolleranza zero ha trasformato gli USA in un enorme carcere a cielo aperto. Nel dicembre 1980 nelle prigioni statunitensi c'erano meno di 400mila detenuti, mentre erano 2.033.331 il 31 dicembre 2002, con un tasso di incarcerazione di 701 ogni 100.000 individui (il più alto al mondo).

Gli individui che vivono negli US sul totale della popolazione mondiale sono il 4.6%, ma la percentuale dei detenuti sul totale della popolazione carceraria mondiale è del 22%. Questo enorme numero di carcerati è il frutto diretto della Guerra alla Droga. 1,59 milioni di persone sono state arrestate per reati concernenti possesso e/o spaccio di stupefacenti nel 2001 ed il 40% degli arresti riguardava il solo possesso di marijuana.
Una guerra alla droga all'italiana è quella che promette la bozza di disegno di legge presentata dal Consiglio dei Ministri nella persona del suo più accanito sponsor, il ViceDuce Gianfranco Fini. Il Ddl del governo ruota intorno a due elementi-base: la fine della distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti e tabelle che fissano la soglia quantitativa oltre cui si passa dalle durissime sanzioni amministrative alle draconiane sanzioni penali. Questa soglia è stata stabilita su quantitativi particolarmente bassi, per cui dal giorno in cui il testo di Fini dovesse diventare legge sarà pertanto ritenuto spacciatore d'ufficio chiunque venga trovato in possesso di più di 500 milligrammi di cocaina, 200 di eroina, 300 di ecstasy e 250 di Thc (il principio attivo contenuto nella cannabis. Per "fatto di lieve entità", come già avveniva in passato, i tribunali possano essere clementi e applicare pene che variano da uno a sei anni. In tutti gli altri casi, invece, per qualsiasi tipo di droga si rischiano da sei a vent'anni.

L'obiettivo della crociata antidroga del governo fascista è evidentemente la cannabis ed infatti l'unificazione delle pene per tutte le sostanze ha l'effetto di ridurre da 8 a 6 anni la pena minima per gli spacciatori di eroina, mentre innalza quelle massime per il traffico di droghe leggere.

Si passa dunque per lo spaccio, dall'attuale pena da due a sei anni alla pena da sei a venti anni. Per i fatti di lieve entità, invece, la pena attuale prevista da sei mesi a quattro anni passa alla pena da uno a sei anni.
La voglia dei fascisti di colpire soprattutto i consumatori di cannabis è fin troppo spudorata, come la è quella di proteggere gli interessi economici delle cosche mafiose che sostengono il governo Berlusconi e che si ritrovano in premio una legge che sembra fatta apposta per incentivare lo spaccio di droghe pesanti (che, a parità di rischio, comportano profitti enormemente maggiori). Nel frastuono dell'overdose di retorica nazionalista e di lutto mediatico seguiti alla morte di 17 (strapagati) professionisti della guerra italiani in Iraq non ci sono state particolari reazioni all'ennesimo progetto liberticida della Banda Berlusconi. Resta da vedere naturalmente , però, se la Legge Fini (che deve ancora fare tutto il suo bravo iter parlamentare) andrà in porto. E anche in quel caso non è detto comunque che i nostri governanti non abbiano fatto i conti senza l'oste. La loro lurida fantasia di fare in Italia un piccolo revival di quell'incubo che è stata la War On Drugs americana potrebbe trovare un insormontabile ostacolo nella voglia di libertà e nell'ostilità verso la presenza poliziesca che continuano a diffondersi nel silenzio lobotomizzato dei media di regime.

robertino










 

 



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