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Da "Umanità Nova"
n. 38 del 23 novembre 2003
Incidente ad un sommergibile militare americano
Segreti, servitù e bugie
La Maddalena: una colonia USA nel MediterraneoS
La
notizia del 12 novembre circa il licenziamento in tronco del commodoro
Greg Parker e del capitano Christopher R. Van Metre, in forza alla
marina militare americana, sarebbe senz'altro passata inosservata.
Invece qualcuno si è ricordato che i due erano a capo del
sommergibile statunitense Hartford, ben noto agli abitanti dell'isola
della Maddalena, e da lì a breve si è venuti a conoscenza
di un incidente, avvenuto presumibilmente il 25 ottobre scorso, in cui
il sommergibile in questione si sarebbe incagliato in alcuni scogli a
largo dell'isola di Santo Stefano, nell'arcipelago della Maddalena.
La notizia dell'incidente, data con enorme ritardo dalle
autorità americane che inizialmente non avevano informato
neppure il ministero, ha destato enorme preoccupazione, anche
perché pochi giorni prima della data indicata per l'incidente,
il 20 ottobre, nell'arcipelago fu udito un fortissimo boato che
dapprima si disse essere causato da un bang supersonico e
successivamente da un sisma avvenuto in mare. Ora non si può che
pensare ad un ulteriore incidente.
LA BASE AMERICANA
L'isola di Santo Stefano ospita dal 1972 due strutture: una della NATO
ed una dichiaratamente Statunitense, un distaccamento del Navy Support
Activity costituito da 18 mila metri cubi di edifici sulla superficie
dell'isola e da una nave appoggio per l'assistenza ai sottomarini
nucleari, nella cui stiva sono stoccate una notevole quantità di
barre radioattive per i propulsori dei sottomarini stessi. Si rammenta
che già nel 1974 il settimanale corso Kirn denunciò il
ritrovamento di rifiuti radioattivi sotterrati a Santo Stefano. Il
giorno successivo i comandi militari Usa confermarono la notizia e
assicurarono che le scorie radioattive presenti a S. Stefano non erano
pericolose (!).
La base è stata concessa in applicazione di accordi datati
1954-'72-'78-'79, tuttora segreti e mai ratificati dal Parlamento.
È la sola base Usa in Italia che agisce fuori dalla copertura
Nato, in regime di indiscussa extraterritorialità ed
extragiurisdizionalità. Per evitare di chiamarla "BASE", nel
1972 Andreotti-Medici-Tanassi convenirono di chiamarla "PUNTO D'APPRODO
PER NAVE APPOGGIO/OFFICINA''.
I sottomarini di Santo Stefano, armati con missili da crociera Tomahawk
con gittata di oltre 1.100 km e con armi nucleari, sono stati
utilizzati più volte in azioni di guerra: avvenne nel 1991 e
recentemente lo stesso sommergibile Hartford è stato utilizzato
durante la guerra in Afganistan.
L'incidente capita in un periodo critico per almeno due motivi.
LE SCORIE NUCLEARI
Il primo è che in Sardegna vi è stata una fortissima
mobilitazione contro il progetto di trasporto nell'isola delle scorie
nucleari delle ex centrali ENEL dismesse.
L'attenzione verso la tematica delle scorie si estende naturalmente al
problema dei sottomarini nucleari., infatti, anche se con il referendum
del 1987 il popolo italiano ha bandito il nucleare, la Marina Militare
ha stabilito che 13 porti italiani, tra cui la Maddalena, possono
"ospitare" navi e sommergibili atomici, all'insaputa della popolazione,
da data sconosciuta e con la connivenza dei vari Governi.
Nell'autunno '99, sono stati approntati nuovi e riservati "Piani di
emergenza per le navi militari a propulsione nucleare in sosta", mentre
le Prefetture hanno predisposto segreti "Piani di protezione civile".
Le autorità competenti hanno motivato l'occultamento del piano
di emergenza per la popolazione con l'opportunità di non creare
"inutili" allarmismi per un rischio remoto e improbabile.
La catastrofe del Kursk e la più recente ma meno nota fuga
radioattiva dal sottomarino francese Saphir, sommati alla lunga lista
di incidenti a navi e sottomarini nucleari, sono la tragica, ennesima
smentita della favola del nucleare militare "sicuro".
IL PROGETTO DI AMPLIAMENTO
Il secondo motivo è che tra due mesi si deciderà il
destino del progetto di ampliamento della sede della Navy Support
Activity, più volte negato in sede parlamentare dai
rappresentanti del governo, e confermato e approvato da una nota del
Ministero della difesa datata 30 settembre 2003, inviata alla Giunta
Regionale, al Commissario di Governo per la Regione Autonoma Sardegna,
all'ufficio territoriale del Governo e al Comando Militare Marittimo
Autonomo in Sardegna.
Nella sostanza il piano prevede un'operazione che porterebbe alla
trasformazione dell'attuale sito d'attracco per sommergibili in una
vera e propria base, con tanto di servizi logistici e residenze.
Nel progetto della NSA è previsto anche un "Magazzino di
Stoccaggio per Materiali/Rifiuti Speciali e/o Soggetti a Discarica
Controllata". La descrizione di quest'opera è significativamente
reticente proprio a proposito dei materiali speciali. Una domanda
specifica su questo argomento, espressa dal Comitato Misto Paritetico
per le Servitù Militari, ha ricevuto come risposta del
rappresentante dello Stato Maggiore e dell'Ammiraglio Comandante di
MARISARDEGNA che "materiali speciali sono da intendersi, genericamente,
batterie, vernici, oli usati, macchine da scrivere, computer, ecc.".
Entrambi hanno dimenticato di indicare anche il più noto e
pericoloso dei materiali speciali ed a discarica controllata: le scorie
nucleari, se non altro per negare che in quella base se ne tratti o se
ne voglia trattare.
Il progetto viola ogni norma in campo urbanistico della zona parco
della Maddalena: le due immagini di rendering presentate a colori al
Comitato Misto Paritetico per le Servitù Militari mostrano in
riva al mare edifici-scatoloni, in perfetto stile
parallelepipedo/squadrato, che nessun canone estetico proporrebbe come
accettabile in nessun contesto, tanto meno in un tratto delle coste
più belle del mondo.
Il Ministero della Difesa a seguito dei disaccordi espressi degli
amministratori locali e dell'opinione pubblica sarda ha fatto sapere
che nell'area di supporto logistico della base navale americana di
Santo Stefano non è previsto nessun ampliamento ma "solo opere
di bonifica ambientale dei manufatti e delle strutture esistenti",
negando ancora una volta l'evidenza, scritta nero su bianco, nel
progetto della Naval Support Activity dove alla pag. 1 punto 3 -
Descrizione delle opere - è testualmente scritto "Questo
progetto provvederà a demolire le strutture esistenti presso
l'area portuale di Santo Stefano, in quanto obsolete e inadeguate,
costruendo al loro posto le seguenti strutture di supporto navale" e di
seguito vengono riportate singolarmente tutte le nuove edificazioni per
un totale di 52 mila metri cubi contro i 18 mila preesistenti.
La sicurezza della base e delle zone civili dovrebbe essere la
motivazione che giustificherebbe l'intervento. In realtà si
tratta di una problematica che è stata appositamente esasperata
per avere l'alibi di poter praticare surrettiziamente, e in stato di
oggettiva necessità, l'installazione della nuova Base in
questione.
Da 30 anni i maddalenini aspettano un qualsiasi decreto o atto del
Governo italiano che avvii un credibile sistema di sicurezza, di
monitoraggio in continuo e di allarme, specie per quanto riguarda i
livelli di radioattività delle acque dell'arcipelago. Attendono,
altresì, un piano efficace di emergenza e di evacuazione, che
dia anche a loro la sicurezza necessaria nella situazione in cui sono
costretti a vivere, avendo in casa il nucleare più rischioso e
meno remunerativo: il nucleare militare. Il fatto che nei cassetti di
qualche Prefettura ci sarebbero dei piani di emergenza non cambia la
questione, dato che, essendo sconosciuti a chi potrebbe averne bisogno,
devono essere dichiarati inesistenti.
CONCLUSIONI
È in generale inaccettabile che il territorio sardo sia
sottratto in maniera così plateale a qualsiasi forma di
controllo da parte delle popolazioni, consegnato alla più
pericolosa potenza militare del pianeta e utilizzato da questa per
aggressioni a popoli verso i quali non possiamo che nutrire sentimenti
di amicizia e fratellanza.
Una delle difficoltà maggiori che si riscontrano nell'affrontare
queste questioni sono gli ambigui legami che la presenza di
servitù militari creano con le popolazioni locali. È
chiaro a tutti che attualmente la Maddalena vive di turismo solo in
estate, e che in inverno buona parte dell'economia isolana è
affidata alla presenza militare. Deve però essere altrettanto
chiaro che sulla presenza militare non si può pensare che
debbano decidere i maddalenini, perché il problema non è
solo loro, ma sicuramente di tutti i sardi, i corsi, ed in generale gli
italiani.
Questo tematica è perciò centrale in tutte le
manifestazioni che in Sardegna sono state fatte contro la guerra e
sarà un tema caldissimo soprattutto nelle prossime scadenze.
Guido Coraddu
fonti: Comitato "Gettiamo le Basi" Sardegna;
Comitato Paritetico Misto contro le Servitù Militari;
Interrogazione Parlamentare dell'on. Elettra Deiana del 16/10/2003
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