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Da "Umanità Nova"
n. 39 del 30 novembre 2003
Lacrimogeni e silenzio stampa
Miami: contestato il FTAA
La
scorsa settimana ha avuto luogo a Miami la conferenza dell'Area di
Libero Commercio delle Americhe (ALCA/FTAA), con i rappresentanti di
una trentina di paesi, cui hanno fatto da contraltare una miriade di
iniziative, forum, marce di avvicinamento, conferenze, incontri,
convivialità ecc. di quanti, confluiti anche da molti paesi
sudamericani, intendono manifestare il loro disaccordo con le linee
imposte dai governi e dall'egemonia nordamericana in particolare.
Misure d'eccezione sono state messe in opera con uno
stanziamento straordinario di 8 milioni di dollari a disposizione per
le forze di repressione. Lacrimogeni, urticanti, irritanti, pallottole
di plastica, gomma e piombo, blindati, elicotteri e poliziotti in abiti
da "movimento", in borghese, in divisa e supercorazzati, espressione di
tutta la prepotenza e la violenza di cui sono capaci.
Giovedì 20 la manifestazione stradale che raccoglieva
varie decine di migliaia di persone (gli organizzatori parlavano di
100.000, le agenzie di destra di 15.000) non si è potuta dunque
sottrarre all'esercizio sul campo di tanto sfoggio di muscoli, con
particolare accanimento per i settori autonomo ed anarchico, sui
reporter di Indymedia, sui servizi sanitari e su quelli di
approvvigionamento alimentare. Ne sono risultati un centinaio di
arresti ed almeno un ferito grave ricoverato per lesioni alla testa.
Successivamente alcuni consistenti gruppi si sono ritrovati sotto il
carcere dove sono stati di nuovo attaccati ed altri fermi operati,
facendo salire il totale a circa 250. Il tutto nel praticamente totale
oscuramento da parte dei media.
Si è costituito un comitato cui far pervenire i fondi
per pagare le cauzioni ed ottenere la scarcerazione e i rilasciati
hanno riferito di violenze sessuali, razziali, rifiuto di nutrire i
vegetariani, nessun contatto consentito con gli avvocati e botte
ricevute come trattamento. In tutto il paese sono in corso
mobilitazioni per rompere il silenzio, protestare e reclamare la
liberazione dei detenuti, e si fa appello alla solidarietà
internazionale con una presenza davanti ad ambasciate, consolati ed
altri istituti nordamericani.
AEnne
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