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Da "Umanità Nova"
n. 40 del 7 dicembre 2003
Sciopero selvaggio
Un brindisi ai tranvieri dell'ATM di Milano
Che cos'è un blocco del traffico
di fronte all'orrore dell'ordinario traffico metropolitano?
Il 1 dicembre gli autisti dell'ATM di Milano hanno realizzato l'unica
possibile critica pratica rispetto ad una legislazione sul diritto di
sciopero che consegna i lavoratori stessi al pieno dispiegarsi del
dispotismo aziendale.
Trasformando lo sciopero rituale di CGIL-CISL-UIL, limitato ad una
precisa fascia oraria, in uno sciopero dell'intera giornata e senza
preavviso hanno dimostrato la vulnerabilità della struttura
produttiva e sociale metropolitana. Secondo la Camera di Commercio di
Milano lo sciopero ha impedito a 150.000 persone di recarsi al lavoro
ed ha comportato un danno per le imprese per 140 milioni di euro.
In sintesi, lo sciopero del 1 dicembre ha realizzato quello che
è l'obiettivo fisiologico degli scioperi: fare male
all'avversario e cioè al Comune di Milano guidato
dall'ineffabile Gabriele Albertini e all'assieme del padronato.
è, d'altro canto, perfettamente chiaro che la normativa
antisciopero ha un unico obiettivo e cioè quello di impedire ai
lavoratori che la subiscono (trasporti, scuola, sanità ecc.) la
possibilità di contrastare efficacemente il taglio delle
retribuzioni e dell'organico e l'esternalizzazione di quote crescenti
di lavoratori.
I "difensori" degli interessi generali della cittadinanza, politici,
burocrati sindacali, imprenditori inorridiscono di fronte alla mala
creanza degli scioperanti.
I massimi dirigenti di CGIL, CISL e UIL si sono affrettati a condannare
lo sciopero. Guglielmo Epifani, Cgil, ha, finalmente dopo due millenni,
battuto Ponzio Pilato affermando:
"Non condividiamo e condanniamo, la categoria è esasperata da
due anni di ritardo ma quando si sciopera bisogna rispettare le regole.
Il sindacato è a fianco di questi lavoratori e capisce anche
l'esasperazione. Bisogna però essere molto netti e chiari quando
si violano le regole è sbagliato, è inammissibile
perché così si prendono in ostaggio altri lavoratori" da
"Il Manifesto" del 2 dicembre 2003
In cosa consiste "l'essere a fianco dei lavoratori" non ci è
chiaro, quello che è evidente è il fatto che centinaia di
ore di sciopero fatte secondo le "regole" nel 2002 e nel 2003 non hanno
spostato nulla e si sono risolte in una perdita secca per i lavoratori.
D'altro canto, non ci risulta che le "regole" in questione siano state
consegnate direttamente dal buon dio a Mosé sul Monte Sinai ed,
anzi, è noto che sono state concordate dal governo e dagli
stessi sindacati che ne invocano il rispetto.
Oggi Epifani e i suoi sodali scoprono che i lavoratori sono esasperati,
se fossero in buona fede, e sappiamo che la buona fede si compra al
mercato a un tanto al chilo, dovrebbero chiedersi le ragioni di questa
esasperazione.
Il comune di Milano, il padronato e la destra chiedono
sanzioni severe contro gli scioperanti, oltre che di multe si parla di
denunce per "violenza privata", la Commissione di garanzia per
l'esercizio del diritto di sciopero propone un accrescimento dei propri
poteri e al loro soccorso corre la sinistra "riformista" con in testa
il buon Pietro Ichino, campione del giuslavorismo, che preme su
CGIL-CISL-UIL perché non dimostrino alcuna cedevolezza.
Quando si leggono su "Il Corriere della Sera" del 2 dicembre titoli
come "L'urlo della città: licenziateli" e, sulla prima pagina de
"La Stampa" dello stesso giorno il fascista putrescente Forattini
presenta gli scioperanti come stupratori, è perfettamente chiaro
quale sia la posta in gioco: la libertà sindacale e la stessa
possibilità di condurre lotte efficaci.
Noi, per parte nostra, non possiamo che ricordare che l'azione diretta
fuori dai vincoli statuali si dimostra, ancora una volta, l'unico
strumento reale di azione dei lavoratori.
Certamente, quando scioperano i servizi essenziali, vi sono problemi
veri di rapporto fra scioperanti e resto dei lavoratori, certamente
è necessario un sindacalismo indipendente che sappia collocare
le lotte aziendali e categoriali in una prospettiva più ampia ed
è necessario ragionare seriamente sulle forme di mobilitazione e
di coinvolgimento degli utenti.
Le lotte radicali di settori di lavoratori scontano oggi la
burocratizzazione delle relazioni sociali, la mancanza di un movimento
di classe indipendente capace di produrre pratiche di
solidarietà ma questo è un problema nostro e non
delegheremo certo ai governi e ai burocrati sindacali il compito di
stabilire quali siano le corrette relazioni fra i diversi segmenti dei
lavoratori.
Va, anzi, anche detto, senza alcuna ambiguità, che è
proprio la normativa antisciopero il primo ostacolo da abbattere se si
vuole andare in questa direzione. Se, infatti, i lavoratori, per
scioperare devono farlo "a sorpresa" pena la vanificazione dello
sciopero stesso, è chiaro che i disagi per i cittadini non
possono che crescere.
Paradossalmente, sono proprio i nemici della libertà di sciopero a rendere gli scioperi selvaggi tanto devastanti.
Nei prossimi giorni sarà necessario garantire agli scioperanti
la massima solidarietà possibile a fronte delle ritorsioni
padronali e governative.
Sarà necessaria una campagna di informazione nei posti di lavoro
e sul territorio e la messa in atto di strumenti per sostenere i
lavoratori dell'ATM milanese sul piano legale. Soprattutto, dobbiamo
lavorare perché lotte indipendenti e radicali si sviluppino
ovunque. In fondo, la miglior tutela per chi conduce lotte illegali
è l'estensione dell'illegalità al punto che non sia
possibile sanzionarla.
Noi non ci sottrarremo certo a questo compito sia direttamente
come militanti anarchici che partecipando alle iniziative sindacali di
sostegno allo sciopero del 1 dicembre.
Cosimo Scarinzi de la Commissione "La Questione Sociale" - Federazione Anarchica Italiana
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