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Da "Umanità Nova" n. 40 del 7 dicembre 2003

Gli abiti nuovi di Fini
Cancellare il passato per ingabbiare il presente


L'operazione "non siamo topi di fogna ma gente per bene e presentabile" era iniziata molto prima, durante uno storico congresso tenutosi in una città nota per le terme dalle miracolose capacità filointestinali. Dove, per l'appunto, caterve di fascisti e fascistoni che fino a quel giorno erano soliti trattenere le loro nostalgiche malinconie per i bei tempi andati, cominciarono, attingendo abbondantemente alle salutari acque di Fiuggi, a spurgarsi dei prodotti di un processo digestivo della storia quanto mai malsano e intossicante.
Ma viste le premesse, e considerato anche che razza di gente cocciuta sia quella che avrebbe dovuto purificarsi nelle acque di Fiuggi, era più che logico aspettarsi che sarebbero sorte non poche difficoltà per portare a termine la riconversione di massa di un intero ceto politico dal fascismo al postfascismo. E difatti le cronache di questi giorni sono lì a raccontarlo, mostrandoci un partito, generalmente e per tanti aspetti monolitico, scosso e lacerato dalle prese di posizione del suo leader indiscusso, e fortemente restio a buttare definitivamente nel cesso le proprie radici per adeguarsi alle esigenze della modernità.

Del resto, se non scusati, gli elettori di AN vanno almeno capiti! Abituati da sempre a coltivare il mito del buon governo fascista, a giudicarne le infamie come marginali errori di percorso, a tenere il busto di Mussolini nel salotto buono, a inveire contro la congiura demoplutogiudaica, e rassegnati a malincuore a mettere la sordina a tali incoercibili e nobili sentimenti, non c'è da stupirsi se la vista del loro capo, chino a commemorare il genocidio degli ebrei nel museo della shoah con la kippah in testa, sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sarà anche vero che amano riproporre, all'interno del partito, la loro concezione gerarchica e autoritaria dei rapporti personali ("il capo ha sempre ragione") e sarà altrettanto vero che le parole di "condanna" delle leggi razziali fasciste dette da Fini hanno brillato per la loro reticente ipocrisia, ma questa volta la sterzata "democratica e antifascista" è stata davvero forte, tanto da mettere a dura prova le pur ottime proprietà lassative dell'acqua di Fiuggi. E le indignate reazioni dei vari Storace, Mussolini e sora Assunta si fanno interpreti delle "ragioni" di uno zoccolo duro che, anche se partecipe delle regole democratiche, non ha alcuna intenzione di transigere sulla difesa a oltranza del regime fascista.

Ma forse questo, che ora sembra l'aspetto più importante del dibattito apertosi all'interno del neofascismo, perderà prima o poi la propria centralità per tornare ad essere un elemento residuale della nuova identità dell'estrema destra. Pagato lo scotto con qualche probabile scissione o con il rientro di alcuni gerarchi nelle accoglienti braccia del vecchio Msi di Pino Rauti, gli effetti dell'intelligente manovra di Fini (perché questa sceneggiata in terra di Israele è stata tutto fuorché stupida) si faranno vedere ben presto, dando alfine i frutti auspicati. Il lungo processo di "legittimazione democratica" perseguito per anni sembra infatti essersi definitivamente concluso con questa simbolica visita in Israele.
Del resto, per chiunque non sia fascista, quel poco che ha fatto e detto Fini nella sua trasferta non ha nulla di straordinario ma rappresenta, semmai, una ovvietà. Condannare la mostruosità dello sterminio degli ebrei come il male assoluto del secolo scorso, dovrebbe essere per chiunque la cosa più naturale di questo mondo (fatta eccezione, ripeto, per i fascisti) e riproporre alla società elementi di antisemitismo, anche se purtroppo non infrequente, è quanto di più politicamente scorretto si possa immaginare. Spendere poi qualche parola sugli "errori" della repubblica di Salò, glissando elegantemente sui suoi orrori, è un puro esercizio retorico che, in questa epoca di allegro revisionismo storico, è davvero alla portata di tutti. C'erano questi piccoli debiti da onorare, ma visto che il tasso era più che agevolato...

Con questa mossa, infatti, Alleanza nazionale esce dal limbo in cui la confinavano le sue chiare origini fasciste, per entrare a pieno titolo nel dignitoso consesso dei moderni partiti conservatori della destra per bene, autoritaria se non apertamente reazionaria fin che si vuole, ma legittimata dalla piena adesione alle regole della finzione democratica. Senza più controproducenti nostalgie per quelle del passato totalitario. E in questo nuovo ruolo, le carte da giocare diventano molte, e tutte in grado di rendere bene. Lasciandosi scavalcare a destra da aggregazioni reazionarie e impresentabili come la Lega o il Movimento Sociale, e cedendo loro il compito di rappresentare le istanze più caciarone del livore sociale, il partito di Fini viene ad avere buon gioco nel rendere credibile, ed educato, il suo progetto di una società fortemente autoritaria e repressiva, nella quale il controllo sociale su ogni forma di "devianza" e la formazione di una forte identità nazionale trovino concorde legittimità. In pratica una strisciante forma di fascistizzazione dello stato nel segno dell'antifascismo. Non stupisce davvero che la visita a Gerusalemme abbia trovato tanti consensi anche, e soprattutto, a sinistra.

Che poi l'antirazzista Fini sia il firmatario di una legge che fa dell'esclusione e dell'emarginazione su basi razziste i suoi assi portanti, sembra essere una bazzecola sulla quale non vale neppure la pena di riflettere. Del resto basterà pazientare altri sessant'anni perché un qualche suo erede si scusi per le "infami leggi razziali" emanate da questo regime.

Massimo Ortalli







 

 



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