Da "Umanità Nova"
n. 40 del 7 dicembre 2003
Vilipendio all'intelligenza
Attacco ad Indymedia
Lo scorso 20
novembre, alla Camera, alcuni parlamentari di centro-destra hanno
presentato una interpellanza rivolta al Presidente del Consiglio
riguardo i "giudizi vergognosi, offensivi, infamanti e, comunque,
penalmente rilevanti nei confronti dei militari italiani impegnati in
Iraq" che sarebbero apparsi nei giorni successivi alla strage di
Nassirija, sul sito www.italy.indymedia.org
Tale richiesta era finalizzata alla promozione di una azione penale
basata sul reato di vilipendio (art.290 CP, da 6 mesi a 3 anni) ed alla
eventuale chiusura del sito incriminato.
Non è la prima volta che il sito italiano di Indymedia
riceve le poco gradite attenzioni dei parlamentari ma, nonostante la
reiterazione, l'interpellanza è stata solo una ulteriore
dimostrazione della disinformazione di chi, con molta
probabilità, non ha mai visitato, neppure per caso, le pagine
web che criticava con tanta veemenza e tanto meno ne conosce il
funzionamento.
Quello che i patriottici parlamentari hanno dimostrato di
ignorare è che alcuni dei contenuti che compaiono sul sito
italiano di Indymedia sono inseriti liberamente da chiunque e
pubblicati nella colonna di destra (chiamata "Newswire") delle pagine
web. Altri contenuti, come quelli della colonna centrale, sono invece
curati direttamente dai partecipanti al progetto Indymedia ed
elaborati, collettivamente e pubblicamente, su alcune liste di
discussione.
La risposta data dalla Presidenza del Consiglio, nonostante la
sua parzialità, è stata (strano ma vero!) decisamente
meno improvvisata della domanda, ed ha descritto in modo
sostanzialmente corretto, il funzionamento di Indymedia e le
modalità con le quali vengono pubblicati i materiali sulle sue
pagine.
L'unica precisazione assente nella risposta del Governo
è che, fatto ben noto, i programmi con i quali viene gestito il
sito non sono in grado di rivelare le "tracce informatiche" utili per
risalire agli autori dei materiali pubblicati e ciò sia per
squisite ragioni tecniche che per ottime ragioni politiche.
Questo significa che, con molta probabilità, nonostante
il gran parlare di "rogatorie internazionali", di "inchieste aperte" e
"di sei Procure della Repubblica" coinvolte nelle indagini, il tutto
sia stato solo un interessato polverone sollevato in occasione delle
manifestazioni a contorno della kermesse patriottarda delle scorse
settimane. Resta però il fatto - preoccupante - che stanno
diventando troppo frequenti gli attacchi a qualsiasi gruppo impegnato
nel settore dell'informazione, si veda per esempio la recente campagna
contro le cosiddette "tv di strada".
Indymedia poi, a causa del suo essere un network indipendente
ed autogestito, sembra proprio il capro espiatorio ideale per chiunque
abbia pruriti censori, autoritari o repressivi.
Un altro caso abbastanza emblematico in questo senso è
stato quello che ha visto come protagonista la "Diebold", gruppo che
gestisce le macchine ed i programmi per il voto elettronico negli Stati
Uniti. Per capirci quella che ha provocato indirettamente il
"pasticcio" dell'elezione di Bush jr. Questa società aveva
iniziato una azione giudiziaria proprio contro Indymedia a causa della
pubblicazione (ancora una volta nello "spazio aperto") di suoi
documenti riservati, per altro disponibili già da tempo su
Internet. È di questi ultimi giorni la (buona) notizia che la
"Diebold" ha deciso di non proseguire nell'azione legale, forse
perché si è finalmente resa conto che questa non
fermerebbe la diffusione di materiale ormai disponibile un po' dovunque
e che potrebbe, anche se rimosso a forza, ricomparire da qualsiasi
parte ed in qualunque momento.
Fatti come quelli segnalati invitano a non abbassare la
guardia o prendere sottogamba anche le più strampalate
interpellanze parlamentari. Al contrario, episodi del genere devono
diventare una ulteriore occasione di sostegno concreto a tutti i mezzi
di comunicazione di massa realmente non omologati. Una piccola boccata
d'aria fresca nell'inquinamento prodotto dalla disinformazione statale.
Pepsy
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