archivio/archivio2003/un01/unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 41 del 14 dicembre 2003

Postfascisti: credere, obbedire, adeguarsi
Alleanza Nazionale: il caso di Piacenza


L'ulteriore accelerazione di Fini nel candidare se stesso e Alleanza Nazionale quale autorevole e moderno riferimento della destra nazionale ed europea, con il distacco dalla tradizione nostalgica del Ventennio sotto il regime littorio e della repubblica di Salò, nonostante le sceneggiate napoletane di Alessandra Mussolini fondatrice di un'improbabile "Libertà d'azione" e qualche mugugno tra la base cavalcato dalla destra sociale di Storace, difficilmente determinerà particolari conseguenze interne.

La condanna dell'antisemitismo, ripetuta da Fini durante il suo viaggio in Israele, ha confermato solo un indirizzo ormai da tempo definito, basti ricordare la sua visita nel '99 al lager di Auschwitz.

La permanenza nel partito di una figura come l'anziano Mirko Tremaglia, già combattente della RSI, e il mantenimento del simbolo della fiamma mussoliniana nella bandiera di A.N. sono garanzie di un superamento politico che non è un rinnegamento storico del passato fascista.

Strano anzi che ancora qualcuno non abbia ricordato che al loro sorgere i Fasci di combattimento contavano pure alcuni squadristi ebrei e che Mussolini ebbe anche un'amante ebrea quale fu Margherita Sarfatti.
D'altro canto, la posta è in gioco è alta: accreditarsi in Italia e a livello internazionale come il più autorevole e dinamico partito della destra italiana, una destra che s'incontra con il centro democristiano, interloquisce con il mondo imprenditoriale, è benedetto da importanti ambienti vaticani e riesce a dialogare con il centro-sinistra e i sindacati confederali, tanto che la prefazione del libro di Fini "L'Europa che verrà" è stata scritta da Giuliano Amato.

Chi non l'ha capito, da tempo è migrato verso altri lidi quali il partitino tricolore di Pino Rauti, il movimento Fascismo e Libertà di Pisanò e altre sigle minori.

Per meglio comprendere tale scenario, appare interessante vedere quanto accade in una città di provincia come Piacenza, grazie alle informazioni fatteci avere da un antifascista piacentino che segue con attenzione quanto si muove nella sua città.

La destra, in tutte le sue articolazioni e componenti, a Piacenza è una realtà tutt'altro che marginale: vi è soprattutto Alleanza Nazionale, ma anche il Movimento Sociale Fiamma Tricolore, gruppi filonazisti e nazionalcomunitari, nonché un'area seppur limitata di cattolici integralisti che in una vecchia chiesa usano tenere messe in latino. Di Piacenza è infatti Giovanni Cantoni, fondatore del gruppo integralista Alleanza Cattolica ed inoltre a Piacenza c'è il recapito della rivista Cristianità (reperibile anche in rete).

Minore invece, soprattutto dopo una scissione interna, il peso della Lega Nord che comunque esprime posizioni di destra, revisioniste e anticomuniste. Ultimamente si è poi notato un'ulteriore attivismo: c'è stata una conferenza anti-immigrazione tenuta da Pino Rauti con il titolo "Un dramma loro, un dramma nostro"; sono stati regolarmente affissi (col benestare dell'amministrazione di centrosinistra) manifestini del Veneto Fronte Skinhead e sono apparse scritte murali tipo: Israele stato di assassini - contro ogni mondialismo - il popolo non vota, lotta.
Dopo le affermazioni di Fini, vi è stato uno sparuto presidio di protesta sotto la sede di A.N. a cui hanno partecipato militanti missini e del Fronte d'azione, assieme ad alcuni ultras del Piacenza.

In città il ruolo principale a destra resta infatti giocato da Alleanza Nazionale, sulla cui storia e i cui protagonisti vale la pena soffermarsi.
Nell'estate del 1994 moriva in un incidente automobilistico l'avvocato, più volte deputato, Carlo Tassi. L'ultima "camicia nera" aveva già aderito alla svolta finiana di Fiuggi, ma per anni aveva incarnato il MSI piacentino rappresentando l'ideale di una destra di cui il parlamentare alimentava un'immagine crudamente antipartitica e nostalgica. Famosi i suoi biglietti da visita nerissimi con la dicitura Il federale Carlo Tassi, oppure i gadget (orologi, portachiavi) che a sue spese faceva realizzare con la fiamma o altri slogan del fascismo doc.

Il camerata Tassi era conosciuto per questa sua dimensione pubblica che, talvolta, metteva a disagio i colleghi di partito. Ma la sua figura rappresentava una specie di istituzione cittadina e quindi anche gli eccessi che si concedeva facevano parte inscindibile del personaggio. Accanto a questa figura che, come si è detto, ha incarnato per anni la destra piacentina, è cresciuto l'onorevole e già vicesindaco Tommaso Foti. Con le provocazioni esteriori di Tassi Foti non ha mai voluto confondersi e questo distacco è cresciuto negli anni, in parallelo con la sua "maturazione" politica.

Quel capitolo si chiuse definitivamente con i funerali di Tassi quando migliaia di persone, tra camicie nere e saluti romani, salutarono il fascista-simbolo della destra piacentina, proprio mentre Alleanza Nazionale cominciava a muovere i primi passi. Nonostante le manifestazioni esteriori, Tassi aveva però capito e accettato il disegno politico di A.N. e lo aveva espresso a chiare lettere nel congresso di Fiuggi nel quale Fini annunciò e decise la svolta. Da quel momento Tassi decise di sacrificare la camicia nera.

Orfana e libera da questa figura la destra piacentina iniziò il suo avvicinamento al potere sino a divenire parte integrante di una maggioranza politica che ha amministrato per una legislatura le istituzioni cittadine. Il testimone venne subito raccolto dai figli di Tassi: prima Pietro Vincenzo e poi il fratello Marco.

Dopo un ricambio e un ringiovanimento dei propri quadri Alleanza Nazionale ha cercato quindi di apparire un partito come tutti gli altri, avvalorando una sua immagine modernista. A.N. è stato il primo partito a Piacenza ad aprire un proprio sito Internet con informazioni, satira, dati e propaganda elettorale. A fianco dei giovani dirigenti rampanti del "partito adulto" si è andata formando la sezione locale di "Azione Giovani".

Accanto alla comparsa di alcune facce nuove sulla scena politica piacentina, si aprirono però spazi politici a destra di A.N. tendenti a raccogliere i contenuti del vecchio MSI altalenanti tra una posizione antagonista a una più perbenista.
Con le elezioni comunali del 1998 si manifestò la reale forza della destra a Piacenza; forza espressa in capacità di aggregazione, mobilitazione e attrazione, tesa ad un obiettivo fortissimamente voluto: vincere.

A una figura ispirata alla moderazione e individuata come candidato sindaco quale Guidotti si affiancò una campagna elettorale molto aspra, urlata e su contenuti che, a destra, trovarono più di un sostenitore. L'argomento campi nomadi, infatti, se lo contesero almeno tre forze. Innanzitutto A.N. che attraverso alcune cartoline inviate ai cittadini con cui si chiedeva lo svolgimento di un referendum sui campi sosta e un'altra durante la campagna elettorale dove l'uscente giunta veniva accusata di aver "garantito il futuro dei nomadi, ma non quello dei piacentini". Anche la Lega Nord e l'Udac (Unione d'azione civica che al ballottaggio si alleò con il Polo) non lesinarono interventi e propaganda elettorale in merito. Attorno alla battaglia sui campi sosta per i nomadi da anni residenti si giocò molto in quella campagna elettorale anche se viene da chiedersi perché, visto che poi la giunta di centrodestra dovette realizzare un secondo campo sosta apportando un'unica variante all'ipotesi precedente, quella della localizzazione.

Partito popolare e partito al governo: il doppio ruolo che sembra voler recitare ancora Alleanza Nazionale, sia a livello nazionale che locale, se da un lato gli ha permesso un certo sdoganamento nei salotti buoni della borghesia, dall'altro solleva inevitabilmente qualche malumore interno, come si intuisce dai fischi che si è recentemente preso Fini a Milano dai suoi per la proposta del voto agli immigrati, ma l'attuale leadership appare comunque salda.

Dopo la sconfitta del centro-destra e la perdita del Comune, di certo a Piacenza molti iscritti ad A.N. hanno rimpianto l'attivismo carismatico del camerata Tassi che, nel '90, ebbe a dichiarare: "il mio lavoro di parlamentare è indirizzato a un'idea alternativa al sistema ed è quello per cui siamo nati e siamo vissuti", anche se proprio la sua adesione allo "strappo" finiano appare significativa e serve a capire come la linea politica dell'attuale segretario nazionale può contare sull'appoggio - anche se critico - della maggioranza della vecchia guardia fascista; ne sono prova le ultime dichiarazioni del leader cittadino di A.N. Tommaso Foti: "nessuno ha mai messo in discussione il simbolo al centro dell'effigie di A.N. (…) il patrimonio politico del MSI non è legato alle persone, ma alle idee ed ai valori propugnati in questi anni (…) d'altronde sostenere l'infamità delle leggi razziali non significa rinnegare il rispetto per coloro che, 60 anni fa, scelsero di schierarsi con la RSI".

Non lo dubitavamo.

Archivio Antifa








 

 



Contenuti  UNa storia  in edicola  archivio  comunicati  a-links


Redazione fat@inrete.it  Web uenne@ecn.org  Amministrazione  t.antonelli@tin.it