Da "Umanità Nova" n. 1 del 18 gennaio 2004 L'anarchia è prioritaria, ma non si fa per postaSe questo fosse un mondo accettabile, se l'informazione non fosse una pericolosa arma di guerra, di quelle destinate alla distruzione di massa, senza alcun riguardo verso l'inerme popolazione civile, la notizia che qualcuno aveva incendiato i soliti cassonetti e poi spedito per posta qualche libro infarcito di petardi, avrebbe avuto la propria degna collocazione in cronaca. L'eco mediatica suscitata dei petardi inviati a Romano Prodi,
al presidente della BCE, all'Eurojust e ad alcuni eurodeputati, qualche
giorno dopo l'incendio di un paio di cassonetti nel centro di Bologna,
è divenuta il pretesto per elevare al massimo "l'allarme
terrorismo" che Berlusconi e Bush avevano pronosticato nelle settimane
precedenti. Da una sponda all'altra dell'Atlantico erano rimbalzati gli
annunci di attentati con relativa militarizzazione dei voli e del
territorio. Con queste misure, la guerra duratura e preventiva intende
raggiungere il duplice obiettivo, da un lato, di alimentare la paura
per via dell'insicurezza evocata da un nemico esterno sempre in
agguato, e dall'altro di tenere sotto scacco tutti i soggetti
coinvolti nel collasso di un sistema di disciplinamento sociale,
economico e politico che necessariamente implica la criminalizzazione,
l'espulsione e l'eliminazione violenta di chiunque non si riconosca
nelle regole del gioco. All'epoca della guerra totale al terrorismo
occorre di tanto in tanto innalzare la tensione, altrimenti si corre il
rischio che il lezzo dei cadaveri dei bambini morti in Afghanistan o la
notizia dei prigionieri iracheni picchiati a morte, risulti alla fine
intollerabile anche per i tolleranti sudditi di questo nostro nord
capitalista e guerrafondaio. D'altro canto, nel nostro paese, da mesi il Ministero dell'Interno ed i media agitano lo spauracchio del terrorismo, indicando negli anarchici il pericolo maggiore. Alcune indecenti veline poliziesche erano giunte persino ad ipotizzare una mano anarchica dietro la triste moda di avvelenare le bottiglie di acqua minerale. In un'epoca in cui i governi promuovono la privatizzazione delle risorse idriche assetando decine di milioni di persone in tutto il pianeta, in un'epoca in cui le lordure prodotte dal capitalismo rendono l'acqua imbevibile, non si trova di meglio che gettare fango su chi si oppone a questo scempio. Ma, se gli anarchici sono stati il bersaglio preferito del governo e della stampa, le attenzioni di questi signori hanno avuto una ben più ampia portata. Retate e perquisizioni nelle case e nei quartieri abitati da migranti sono stati all'ordine del giorno per tutto il 2003. Gli immigrati sono stati trattati in blocco come potenziali criminali, sino a comminare espulsioni in base a meri sospetti di collusione con organizzazioni terroriste. Per non parlare dei tranvieri che sono entrati nel novero dei pericolosi delinquenti per aver tentato di ottenere un pugno di euro in più scioperando fuori dalle gabbie imposte da una legislazione che ha ridotto il diritto di sciopero ad una barzelletta. E, prima di loro, era toccato ai milioni di persone che avevavo manifestato contro la guerra, contro il militarismo, contro la politica neocoloniale del governo italiano. Sul piano interno, pertanto, la guerra preventiva impone di neutralizzare sul nascere ogni tentativo di autorganizzazione sociale che sfugga ai balbettanti meccanismi di recupero e integrazione istituzionale, attivati dai partiti e dagli apparati sindacali di stato. In definitiva chiunque critichi l'azione dell'esecutivo
finisce con l'essere in odore di terrorismo: al punto che la mera
opposizione all'abolizione dell'art. 18 dello statuto dei lavoratori o
alla definitiva precarizzazione del lavoro sancita della legge 30 ha
finito con l'essere collegata agli uccisori di Biagi. A fine anno, a degna conclusione di un periodo in cui ogni
forma di dissenso è stata puntualmente criminalizzata, sono
arrivati puntuali questi pacchetti. Innocui per i destinatari ma
sapientemente utilizzati sulla via della realizzazione locale dello
stato di polizia globale. Già si parla di leggi speciali che vanno ad aggiungersi alle tante leggi repressive di un trentennio in cui ogni nuova "emergenza" si è portata via un po' delle pur esili libertà conquistate. Contro i ceti subalterni è già allo studio l'ipotesi di estensione del reato associativo di derivazione fascista che si fa beffe, come sempre, dell'apparente assioma liberale sulla responsabilità individuale di fronte al giudice penale. L'allarme suscitato dalla posta natalizia ha finito con il
dare una spinta probabilmente decisiva al lento e faticoso processo di
costituzione di una polizia europea: a carabinieri, poliziotti,
finanzieri, vigili si uniranno anche gli eurocop! Per non dire del polverone che ha finito per porre in secondo piano lo scontro istituzionale sull'informazione, le crescenti difficoltà all'interno della maggioranza o questioni quali le pensioni e le opposte libertà di licenziamento e di sciopero. E in questi stessi giorni la compagine guidata dal cavalier Berlusconi, dopo aver risolto con altre leggi "speciali" i problemi suoi e della sua classe di appartenenza, si accinge a spazzar via quello che resta del sistema previdenziale ed a rilanciare l'attacco contro le residuali garanzie stabilite dallo Statuto dei lavoratori. Se un'azione dovesse essere giudicata dai suoi risultati non potremmo avere dubbi sui mittenti di tale fumosa corrispondenza. E, diciamolo chiaro, per qual che ci riguarda poco importa se gli autori siano alle dirette dipendenze del Ministero dell'Interno o svolgano generosa opera di volontariato. Gratuito o retribuito il loro è uno sporco lavoro. Infatti con i pacchi sono arrivate anche lettere che li
rivendicavano a nome di una neonata aggregazione informale il cui
acronimo "FAI" è identico a quello della Federazione Anarchica
Italiana. Evidente l'intento irrisorio, forse meno evidente ma ben
più grave la volontà di mettere in difficoltà
anarchiche ed anarchici impegnati in una dura lotta quotidiana per la
costruzione di una società di libere ed eguali. Ma una tale società non si può imporre. Gli
anarchici sanno che la libertà è una pratica collettiva
che necessita di impegno costante perché si radichi nelle
coscienze e nell'agire quotidiano di ciascuno, traducendosi in azione
comune e lotta sociale. La rivolta contro l'oppressione diviene sterile
fiammata se, insieme, non costruisce, non sa contaminare l'ambiente in
cui vive e senza il quale si estinguerebbe. L'agire degli anarchici si sostanzia all'interno dei movimenti sociali, nei percorsi di autonomia da ogni istituzione, nella capacità di dar vita ad organizzazioni specifiche e di massa improntate ai principi dell'autogestione e del federalismo. Una Federazione Anarchica è un ambito di relazione e confronto vivo tra uomini e donne che condividono il metodo libertario ed hanno in comune un programma di mutamento sociale radicale. Una Federazione Anarchica preconizza in concreto l'ambito sociale nella quale vorremmo vivere, dove il rapporto diretto, faccia a faccia, il confronto ed anche lo scontro tra opzioni diverse mirano alla sintesi possibile nel rispetto delle scelte e dei percorsi individuali. La sua costituzione formale è garanzia di libertà, perché l'intesa associativa che la costituisce si fonda sull'autonomia dei gruppi e degli individui. Gli anarchici della Federazione Anarchica sono abituati, loro malgrado, ad affrontare la repressione. Il nostro impegno nelle piazze, nei posti di lavoro, contro il razzismo, il militarismo, la guerra, l'oppressione capitalista e statale solo nell'ultimo anno ci è costato numerose denunce. Per non parlare delle manganellate, delle perquisizioni, della costante opera di disinformazione operata dai media. Siamo stati alle manifestazioni contro la globalizzazione capitalista, di fronte ai lager per immigrati ed alle carceri, nelle lotte contro le fabbriche di morte, le discariche nucleari, gli inceneritori, abbiamo fatto scioperi e picchetti, siamo presenti nelle lotte per la casa e gli spazi sociali, ovunque si pratichi l'autorganizzazione, l'azione diretta, il rifiuto della delega e la partecipazione: dalla Lucania della rivolta contro la discarica nucleare ai tranvieri in lotta. Governo e stampa si ostinino pure nel binomio bombe ed
anarchici, terrorismo ed anarchia: non ci lasceremo intimorire, oggi
come nel 1969. Con buona pace di chi ha creduto di metterci in
difficoltà, manipolando la nostra sigla e gettandola in pasto
dei media. Sono tanti quelli che ci conoscono e sanno bene chi sono i
terroristi che ogni giorno bombardano, avvelenano, opprimono,
sfruttano, uccidono, incarcerano i senza potere e gli sfruttati. Essi
siedono sui banchi dei governi, nelle gerarchie di tutte le chiese, nei
consigli di amministrazione delle aziende e delle banche, tra le fila
dei parlamenti, nei quartieri generali degli eserciti. Per sconfiggerli
occorre l'impegno solidale degli oppressi e degli sfruttati: i soli
capaci di mettere fine all'oppressione, alla gerarchia, allo stato.
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