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Da "Umanità Nova" n. 1 del 18 gennaio 2004

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Milano: Assemblea sullo "Scalo Internazionale Migranti"
Presso l'Ateneo Libertario, venerdì sera 12 dicembre, si è tenuta l'annunciata assemblea con la partecipazione di una folta delegazione dello "Scalo Internazionale Migranti" di Bologna.
È iniziata con una breve introduzione in cui si coglieva l'occasione per ricordare l'anniversario della Strage di Stato; di quel clima di repressione e di caccia alle streghe, di cui furono particolarmente vittima gli anarchici, che rappresentò una risposta del potere all'incalzare delle lotte dei lavoratori e degli studenti, nelle fabbriche e nella società. Come oggi fosse importante, più che rievocare le lotte del passato, ragionare su quelle presenti, di cui l'occupazione dello "Scalo Internazionale Migranti" è un significativo esempio di azione diretta e di autogestione.
La Rappresentanza dello Scalo è a più voci: inizia un lavoratore rumeno che racconta l'avventura dello "Scalo Internazionale Migranti" che comincia il 16 ottobre 2002, quando viene occupato l'ex Ferrhotel di via Cesarini 23, di proprietà di Trenitalia, da anni abbandonato.
Questa iniziativa è stata anche la risposta allo sgombero violento da parte della polizia, circa un mese prima, di un insediamento di baracche costruite da migranti rumeni, parte dei quali costretti al rimpatrio e gli altri lasciati in mezzo alla strada senza un tetto. L'occupazione portata avanti da italiani e migranti, perché comune il problema della casa, ha ben presto un aumento impressionante di abitanti: dai 60 iniziali attualmente si arriva circa alle 200 persone. L'ostacolo frapposto dagli organismi istituzionale è pesante: viene negato l'allaccio della luce e del gas, costringendo gli occupanti, particolarmente d'inverno, a sottostare a pesanti sacrifici. Solo adesso si intravede, grazie alle lotte, una possibile soluzione. Importante sostegno è stato il supporto di solidarietà, dall'interno e dall'esterno, praticato dai compagni italiani per superare difficoltà e paure. Come iscrivere a scuola bambini figli di immigrati non regolari, ottenere il permesso di soggiorno in quanto madri di figli minorenni, avere il ricovero ospedaliero per circa venti parti avvenuti nel frattempo, invece di partorire all'interno dello Scalo stesso per paura che il figlio venisse tolto, nel superare il timore per denunciare le condizioni di lavoro nero alle quali sono spesso costretti. Sono stati attuati all'interno del Centro strumenti di difesa come un "ufficio di assistenza legale", un "ambulatorio per controlli sanitari", una "scuola per l'italiano", tutto attraverso la pratica dell'autorganizzazione. L'assemblea settimanale degli occupanti è il momento dove vengono dibattute e prese le decisioni principali. Funziona anche parallelamente una periodica assemblea delle donne per un proprio percorso emancipativo.
Il Centro, oltre ad avere un importante sostegno di solidarietà dall'esterno ha saputo dare un grande contributo di solidarietà alle lotte nel territorio contro la guerra, contro le leggi razziste e per la chiusura dei CTP, per il diritto alla casa per tutti ed in difesa degli spazi di socialità.
La considerazione importante che è stata messa in evidenza è quella di riconoscere nella pratica dell'autogestione, oltre che uno strumento emancipativo e di solidarietà, un mezzo per costringere le stesse istituzioni ad un riconoscimento di tale realtà con cui fare i conti, difficilmente risolvibile con un semplice atto repressivo.
Una rappresentanza di "Todo Cambia", associazione multietnica, ha posto l'esigenza del coordinamento delle realtà di migranti, dando comunicazione di una manifestazione indetta dal "coordinamento Immigrati" a Roma per il 31 gennaio contro i CPT e per i diritti degli immigrati. Una rappresentanza di migranti del "3 febbraio" ha posto il problema di andare oltre alla contingenza delle occupazioni di case per un progetto coordinato più complessivo. La rappresentanza del comitato "occupanti di via Adda" di Milano hanno considerato che la loro situazione è molto simile a quella dello Scalo, perché anch'essi rumeni cacciati dalla polizia dal "ghetto" dove si trovavano hanno occupato uno stabile dove tutt'ora permangono circa 300 rumeni. La considerazione che fanno è che non ci sono diritti per migranti sanciti dalle leggi se non quelli che riescono a conquistare con un rapporto di forza da opporre in modo adeguato alle forze repressive. Esprimono grande interesse a collegarsi direttamente con situazioni simili come quella dello Scalo.
A conclusione i compagni dello" Scalo Internazionale Migranti "ritengono anch'essi molto importanti i collegamenti, ma realizzati direttamente fra situazioni omogenee, soprattutto basate sui principi dell'autogestione. Ribadiscono che quella dello Scalo la ritengono una struttura stabile ma di passaggio per i migranti, finalizzata a risolvere il problema della casa per ogni nucleo familiare. È importante riconoscere che tali situazioni costituiscono un ambito di difesa e di copertura per i migranti non regolari.
All'assemblea ha partecipato anche il comitato "per il diritto alla casa" di via Torricelli. Documentazione sulle lotte dello Scalo Intenazionale e su "via Adda" sono state distribuite agli interessati.
L'assemblea si conclude, come era iniziata, al suono di una fisarmonica da parte di un migrante dello Scalo.
I commenti che sono stati espressi a caldo sono stati di generale soddisfazione per l'esito dell'incontro, sia per la partecipazione notevole, lo spazio disponibile si è riempito, sia per la rilevanza degli interventi da parte degli immigrati stessi, sia per la ricchezza dei temi trattati, soprattutto legati alla esperienza delle lotte che stanno vivendo.
Enrico

Locarno: si apre il Circolo C. Vanza
Si è svolta sabato 13 dicembre a Locarno l'inaugurazione della biblioteca-archivio "Circolo Carlo Vanza" con un rinfresco al quale hanno preso parte gli anarchici e simpatizzanti confluiti da tutto il Ticino e qualcuno anche da un po' più lontano.
Il Circolo è intitolato al compagno che alla sua morte, avvenuta nel 1976, aveva consegnato il suo patrimonio di libri e carte ai gruppi di giovani che allora si ritrovavano attorno al periodico "Azione Diretta" e presto avrebbero dato vita alle edizioni "La Baronata". Un patrimonio gelosamente custodito ed arricchito in questi anni fino a raggiungere gli oltre 3.000 titoli ora presenti in biblioteca, che finalmente può essere messo a disposizione di un più vasto pubblico. Il locale è a pochi passi dalla piazza Grande della cittadina, nota per i suoi festival del cinema, ed è aperto il sabato pomeriggio o su appuntamento.
Per contatti: .
Alfo
(nella foto i promotori dell'iniziativa, notoriamente tutti coi piedi saldamente per terra)

Parma: migranti senza casa occupano
Il 20 dicembre "in via Mantova un edificio semi-abbandonato si è trasformato in una vera ‘casa'. A rendere possibile questa magia pre-natalizia sono state quattro famiglie di lavoratori immigrati che, insieme al Comitato Antirazzista, hanno imbracciato scope, pennelli e spazzettoni per rendere abitabile un immobile da tempo disabitato e, per questo, esposto al degrado. Sono persone che lavorano (...). Sono uomini e donne i cui bambini hanno bisogno – come tutti i bambini – di un ambiente salubre e decoroso dove giocare, studiare, crescere serenamente. Fino al giorno precedente, queste persone, erano sostanzialmente ‘senza casa?.
A lungo hanno cercato un alloggio in affitto, ma il colore della loro pelle o il loro accento sono parsi a molti proprietari una ragione sufficiente per dire di ‘no'. I pochi che hanno accolto la loro richiesta lo hanno fatto per speculare sul loro bisogno, pretendendo affitti ‘in nero', proponendo delle cantine, dei monolocali in stato di degrado e chiedendo in cambio migliaia di euro.
Di fronte all'evidente ingiustizia subita e ben sapendo che tanti altri si trovavano nelle medesime difficoltà (in molte famiglie il prezzo pagato per avere un tetto sopra la testa assorbe anche il 60-70% dello stipendio), queste persone hanno più volte sollecitato le Amministrazioni pubbliche ad affrontare in modo serio il problema della casa, cercando di far capire al sindaco e agli assessori la gravità della situazione abitativa a Parma. Ma (...) chi governa la città non ha dato nessuna risposta alle loro legittime richieste.
Per garantire ai loro figli un futuro dignitoso, queste donne e questi uomini si sono visti costretti ad ‘occupare', riprendendosi un diritto che la nostra città, fino ad oggi, ha loro negato: l'universale diritto ad avere una casa.
La casa è un diritto imprescindibile. Illegale non è chi, per necessità, occupa una casa vuota né chi vuole dare un tetto ai propri figli. Illegale è chi ‘usa' la legalità come un paravento dietro cui nascondere le proprie inadempienze o, peggio, i propri interessi."
Comitato Cittadino Antirazzista













 

 



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