Da "Umanità Nova"
n. 2 del 25 gennaio 2004
Spesa di guerra
Dal wel-fare al war-fare: contabilità di morte
Se
dovessimo riportare i dati della spesa militare italiana per l'anno
2004 (Finanziaria 2003), secondo i dati ufficiali forniti dal Ministero
della Difesa sarebbe molto semplice: la cifra complessiva è pari
a 19.670 euro. E' tutto? Forse no. Per calcolare le cifre esatte delle
spese militari di ogni stato occorre dare un occhio anche ad altre
cifre, che, per ragioni di mera contabilità nazionale, compaiono
sotto voci diverse.
Una di queste, sicuramente ragguardevole, è quella delle missioni estere:
Missione estere I semestre Legge 18 marzo 2003 n. 42
• art. 1 Missioni estere generali - autorizzata la spesa di euro 359.549.625
• art. 2 Partecipazione italiana alla missione di
polizia dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina è autorizzata,
dal 1 gennaio 2003 al 31 dicembre 2003 2.918.692
• art. 6. Prosecuzione delle attività di assistenza alle Forze armate albanesi 5.165.000
Missioni estere II semestre Legge 11 agosto 2003 n. 231
• art. 1. autorizza una spesa di 358.355.586
• art. 2. termini relativi alla partecipazione di
personale delle Forze di polizia a operazioni internazionali
autorizzata 4.994.414
• art. 4. autorizza la spesa per Africa sub-sahariana 5.200.000Iraq legge 1 agosto 2003 n. 219
• Art. 6 invio in Iraq di un contingente militare - autorizza 232.451.241
Totale da aggiungere per solo queste due leggi è di € 968.634.558
Naturalmente la cifra è ferma ad agosto, ovvero al
pre-Nassirya, che ha visto invocare da tutte le parti, e con
particolare veemenza dal centrosinistra, un rimpinguamento delle spese
per la sicurezza, giudicate dal "compagno" Minnitti (DS) ancora
insufficienti. Chissà quali "sorprese" ci riserverà il
futuro governo di centrosinistra. Comunque, nel fervore patriottico, lo
Stato Italiano, con largo consenso di tutti i partiti, ha deciso di
stanziare ulteriori 200 milioni di euro per aumentare gli stipendi dei
militari e delle forze di polizia interna. Non è finita qui:
anche gli 80 milioni ricavati dall'8 per mille verranno destinati
automaticamente, per i prossimi tre anni, al "pacchetto sicurezza"
Perché, ed è bene saperlo, mentre le spese per i
carabinieri sono computate nelle spese militari, le altre forze di
sicurezza nazionale vengono pagate dal ministero degli Interni.
Ma la finanziaria ha fatto giusto in tempo per inserire quanto segue:
TITOLO III
DISPOSIZIONI IN MATERIA DI SPESA
Capo I
SPESE DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE
Articolo 5
(Fondo missioni internazionali)
1. Per l'anno 2004 è istituito un Fondo di riserva di 1.200
milioni di euro per provvedere ad eventuali esigenze connesse con la
proroga delle missioni internazionali di pace.
Le missioni di carattere militare cui l'Italia partecipa, prorogate al
31 dicembre 2003 dal decreto legge 10 luglio 2003, n. 165 (convertito
con legge 1 agosto 2003, n. 219) sono le seguenti:
missione SFOR (prosecuzione della missione militare
internazionale di pace IFOR per il rispetto degli Accordi di Dayton e
per il consolidamento della "pace" di Bosnia);
missione MSU (missione militare nell'ambito della Forza internazionale per l'applicazione degli Accordi di Dayton (Bosnia);
missione KFOR (missione NATO per il rispetto degli accordi di cessate il fuoco tra Macedonia, Serbia e Albania);
missione NATO Headquarters Skopje (per il coordinamento delle attività in Macedonia);
missione UNMIK (forza di polizia civile internazionale dell'ONU delegata all'amministrazione civile del Kosovo);
missione Albit (cooperazione con l'Aeronautica albanese per la ristrutturazione della scuola di volo di Valona);
missione Albania 2 (sorveglianza nelle acque territoriali ed interne albanesi per prevenire l'immigrazione illegale);
missione NATO Headquartes (per il coordinamento tra Autorità
albanesi, NATO e Organizzazioni Internazionali ed il supporto di KFOR e
delle missioni nella ex Repubblica iugoslava di Macedonia Fyrom);
missione TIPH II (missione di monitoraggio svolta in base all'Accordo israelo-palestinese del 15 gennaio 1997 (Hebron);
missione HNMEE (missione militare internazionale di "pace" in Etiopia ed Eritrea);
missione Operazione concordia (supporto agli osservatori internazionali
e assistenza al Governo per garantire la sicurezza nella ex Repubblica
iugoslava di Macedonia);
missione Enduring Freedom (missione di sostegno alle operazioni militari degli Stati Uniti in Afganistan);
missione Active Endeavour (rischiaramento della flotta NATO nel
Mediterraneo orientale nell'ambito dell'operazione Enduring Freedom
sulla base dell'articolo 5 del Trattato);
missione ISAF (missione multinazionale di assistenza all'Autorità afgana);
missione EUMM (missione dell'Unione europea di monitoraggio nella ex Jugoslavia);
missione Antica Babilonia (missione per garantire la sicurezza degli interventi "umanitari" in Iraq).
A tali missioni, sono da aggiungersi la partecipazione
italiana (con un osservatore) ai negoziati per la "pace" in Somalia
nonché al monitoraggio sul cessate il fuoco nella regione dei
Monti Nuba in Sudan.
Sul versante "civile", l'Italia partecipa alla missione EUPM
(missione dell'Unione europea di assistenza e riorganizzazione delle
Forze di polizia della Bosnia-Erzegovina), operante a Brcko.
Ancora per il profilo addestrativo, l'Italia conduce una duplice
collaborazione, concordata in via bilaterale, con l'Albania, per
l'addestramento delle Forze di polizia e la riorganizzazione delle
Forze armate di quel Paese.
E tutto questo in attesa di nuove e proficue missioni di
guerra su scala internazionale. Potrebbe sembrare che sia finita qui
per le spese militari, ma se fossimo un po' più accorti,
potremmo scoprire che, indirettamente, la spesa militare italiana,
viene supportata da altre voci civili: spese per la sanità, per
l'agricoltura, per l'industria e così via. Provate ad
immaginarvi, ad esempio, le spese sostenute nel campo della ricerca
scientifica che indagano le nuove terapie antivirali, o il sostegno
alla ricerca di antiparassitari da applicare alle produzione agricole,
alle produzioni di sistemi di comunicazione sempre più
"raffinati" ed "intelligenti"… Ebbene tutte queste produzioni hanno un
utilizzo di tipo duale, ovvero sia civile che militare. Il loro impiego
può partire in un settore per poi essere esteso ed utilizzato in
altri (sappiamo che Internet nasce come sistema rapido di scambio di
informazioni in ambito militare). Quale è, quindi, la vera spesa
militare in Italia?
Difficile a dirsi e difficile da calcolare. Basti pensare, a
tal proposito, che l'estremista liberista, l'onorevole Martino,
ministro della Difesa ha addirittura proposto, in chiave ahimé
antiliberale di espungere le spese militari dal conteggio del Bilancio
dello stato (la Finanziaria). Come se, in futuro, queste potessero
essere totalmente sottratte a qualsiasi controllo sia "fiscale –
inflazionistico" che pubblico. Da buoni liberali, in senso storico
naturalmente, i nostri ministri cercano inoltre di statalizzare il solo
comparto militare (questo sta' avvenendo in quasi tutto il mondo),
mandando a bagno, nello stesso tempo, tutti gli altri comparti della
spesa pubblica. Comico no?
Per noi due punti sono però estremamente chiari:
Il centrosinistra, come ha fatto il centrodestra,
aumenterà le pur considerevoli spese in ambito militare e non si
tirerà sicuramente indietro dal finanziare operazioni di guerra
su scala internazionale (anche quelle ammantate da finalità
umanitarie).
Poco ci importa sapere, se le spese militari italiane siano
comparativamente, almeno per ora, più basse di quelle di altri
paesi: da internazionalisti pensiamo che ogni centesimo speso in quella
direzione sia un centesimo buttato.
Pietro Stara
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