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Da "Umanità Nova"
n. 3 del 1 febbraio 2004
Rispedito al mittente
Bologna: l'anarchia è prioritaria
Si
é svolta con partecipazione e successo l'annunciata iniziativa
anarchica "L'anarchia é prioritaria ma non si fa per posta".
Nel cinema Rialto, con la partecipazione di circa 200 persone, si sono
alternati al microfono, in un fuoco di fila di interventi, circa 30
compagne e compagni della FAI, del circolo Berneri, delle associazioni
libertarie e molti compagni attivi nel sindacalismo di base. Di
particolare rilievo l'intervento di Gianfranco Carreri (segretario
dell'USI) e di Massimo Betti (coordinatore delle RdB-CuB dell'Emilia
Romagna).
Nella sala dell'Angelo, alla sera, la partecipazione é
stata ancora più folta in una bella e allegra serata dove
l'Internazionale é stata cantata in ben tre versioni, accanto a
poesie e canzoni, cori anticlericali, nuove produzioni e remake della
tradizione anarchica e popolare.
Anche gli occupanti dello Scalo Internazionale dei Migranti hanno
voluto testimoniare la loro solidarietà con la partecipazione
fisica e musicale. Immancabile il coro finale sull'onda di "figli
dell'officina" che ha chiuso la giornata di festa, di
controinformazione ma anche di lotta.
Un centinaio di compagne e compagni si sono spostati dal
cinema alla sala in corteo, percorrendo le vie Rialto, S.Stefano,
Farini, D'Azeglio e S.Mamolo al seguito di furgone con bandiere al
vento e trombe di diffusione delle canzoni e dei comunicati anarchici.
Lo striscione della Federazione Anarchica Italiana apriva il corteo.
Una presenza corale di compagne e compagni della FAI, soprattutto del
centro nord, un'attenta partecipazione di gran parte del movimento
libertario bolognese, una presenza solidale di circoli e spazi sociali
anarchici della regione mentre brillavano per la loro assenza le
"famiglie" dell'antagonismo bolognese, schiacciate nel settarismo e
nelle collusione elettoralistiche.
Gli anarchici hanno parlato dell'anarchia. Lo hanno fatto nel
modo che gli é proprio: pluralmente, mettendo in evidenza la
molteplice presenza anarchica nella società. Centrale,
nell'intervento di molte e di molti, l'analisi degli sviluppi della
situazione attuale: nelle strategie di dominazione si danno, in una
logica di annientamento, diversi fronti; come sul fronte esterno le
politiche si palesano per distruzione, imbroglio e strumentalizzazione,
anche sul fronte interno si riproducono gli stessi atteggiamenti.
Di fronte all'insorgenza sociale (unanime la valutazione
dell'importanza della lotta di Scanzano Ionico come detonatrice ed
esemplificatrice delle lotte successive) lo stato, organo materiale del
potere, sta approntando il solito mix di blandizie, repressione e
provocazione che gli sono utili per arginare le lotte in corso e
mettere fuori gioco le sue componenti più radicali.
In questo senso il riesame delle vicende che hanno segnato le
strategie statali di repressione del ciclo di lotte degli anni 60 e 70
non ha nulla di retorico o storicistico ma indica con chiarezza quali
sono i mezzi a cui é capace di ricorrere il potere per
perpetuare la sua dominazione. Ben coscienti che la storia non si
ripete uguale a sé stessa, compagne e compagni hanno
sottolineato come, comunque, vadano lette le vicende quotidiane con
l'accortezza ed il disincanto necessari.
Contemporaneamente sono stati ribaditi i caratteri distintivi
dell'anarchismo che si basano sulla responsabilità individuale e
sulla solidarietà rivoluzionaria. In quest'ottica sono stati,
con forza, ribaditi i metodi e le pratiche della strategia
rivoluzionaria anarchica: la sollecitazione, l'organizzazione,
l'appoggio a tutte le lotte che anche partendo dal terreno
rivendicativo siano capaci di scardinare l'ordine esistente. Per dirla
in breve é stato chiarito come l'anarchia non sia opera del
"partito" degli anarchici bensì l'opera delle classi subalterne
che si realizza quando queste sono capaci di sovvertire le relazioni
sociali dominanti. Per gli anarchici rimane il compito della propaganda
delle metodologie dell'organizzazione sociale libertaria ed
egualitaria, del contrasto delle strategie di repressione e recupero,
della difesa intransigente dei principi autogestionari, antiautoritari
ed egualitari. Il rifiuto delle concezioni giacobine, comunque
camuffate, é la caratteristica storica dell'anarchismo. Tale
caratteristica é, oggi, più attuale che mai proprio di
fronte alla crisi del sistema di dominazione. Di fronte a tale crisi
anche compagni sinceri possono farsi prendere la mano da sollecitazioni
di potere, cercando scorciatoie, manifestando impazienze. Nulla di
più nefasto potrebbe accadere all'anarchismo che si
trasformerebbe nell'ennesimo partito sedicente rivoluzionario. Il
carattere irriducibilmente rivoluzionario dell'anarchismo sta proprio
nella sua capacità di essere nel popolo e con il popolo,
né un passo avanti, né un passo indietro.
Così come il principio di solidarietà non
può essere ciecamente accordato ad ogni sussulto radicale.
Ancora una volta, sulla base dell'analisi di fatti, si ribadisce come
la scuola del principe non sia quella di corte ma quella dei tuguri
dalla quale il principe non trae nessun insegnamento emancipatore
bensì apprende le tecniche ed i contesti nei quali esercitare la
sua dominazione.
A questi principi ed a queste considerazioni ci siamo ispirati
nella messa in evidenza della radicalità e del radicamento
dell'anarchismo sociale, comunista e organizzatore che ci
contraddistingue. Dalle lotte dei proletari immigrati, dalle lotte dei
lavoratori che sanno violare le leggi imposte dal collaborazionismo
della sinistra politica, dalle lotte contro le discariche e le
produzioni di morte, dalle lotte contro la guerra e le politiche
imperiali, traiamo la forza, la dignità e la legittimità
della nostra identità rivoluzionaria.
La testimonianza, la presenza in termini determinanti delle
nostre compagne e dei nostri compagni in queste lotte é la
più banale ma anche la più evidente dimostrazione della
nostra irriducibilità.
Sarà anche per questo che quattro zampironi possono fare tanto baccano.
Ma come non ci hanno fermato (pur avendo provocato tanti
lutti) le azioni repressive del passato, nemmeno le attuali politiche
di provocazione saranno capaci di sradicare l'anarchismo in Italia.
A Bologna lo abbiamo detto con chiarezza e, soprattutto, lo abbiamo dimostrato.
Un particolare messaggio di solidarietà é stato
inviato alle compagne ed ai compagni di Cagliari e di Roma colpiti
duramente e pretestuosamente dalla repressione per la loro
capacità di manifestare la solidarietà e l'indignazione
che noi tutti proviamo di fronte alla forsennata campagna antianarchica.
redb
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