|
Da "Umanità Nova"
n. 3 del 1 febbraio 2004
Psicofarmaci nei CPT
La gabbia chimica
Alla fine della
settimana scorsa in seguito a denunce di alcuni detenuti, su ordine
della Procura della Repubblica è stata eseguita dai carabinieri
del NAS una perquisizione all'interno del centro di permanenza
temporanea di Bologna nel corso della quale sono stati sequestrati
campioni di cibo oltre a documentazione medica. Le indagini sono
relative al reato di alterazione fraudolenta degli alimenti in modo
pericoloso per la salute: queste perquisizioni sono state effettuate in
seguito al ritrovamento di tracce di barbiturici nel sangue di tre ex
detenuti presso il centro che riferivano di non aver assunto alcun
medicinale spontaneamente e di aver mangiato cibo in confezioni non
sigillate. Le analisi fatte circa sette giorni dopo l'uscita dal
centro, il 9 gennaio scorso, dimostrano che il sangue dei due pazienti
conteneva 4,1 mg/ml di fenobarbital e 1,3 mg/ml di carbamazepina. Il
fenobarbital è un barbiturico che calma il sistema nervoso
centrale. È il farmaco che mischiato all'alcol stroncò la
vita di Marilyn Monroe. Anche la carbamazepina è decisamente
pericolosa: anticonvulsionante usato per curare l'epilessia, su un
paziente sano può causare frequenti movimenti del corpo
involontari, come la torsione ripetuta della lingua. Pure dalle
testimonianze raccolte da altri immigrati prigionieri nel CPT risulta
che vi sia una diffusa sensazione di stordimento in tutti i detenuti
dopo l'assunzione del pasto. Il fenobarbital in particolare è
una sostanza equiparata agli stupefacenti e deve essere acquistato con
una ricetta medica in duplice copia che riporti anche il nome del
paziente a cui deve essere somministrato ed è per questo che i
giudici bolognesi si sono convinti che i due farmaci siano
quotidianamente somministrati durante i pasti a tutti i 70 ospiti
maschi del cpt di via Mattei. Come denuncia il Bologna Social Forum
"nel Cpt si spendono 40mila euro all'anno per farmaci. Una cifra alta
per una comunità che, in media, occupa 70 persone. I farmaci
però più utilizzati non sono quelli di base, ma sedativi
come il Rivotril, che è un antiepilettico. Nel centro ne vengono
somministrate 80-100 gocce al giorno", mentre i detenuti del CPT
bolognese hanno cominciato nei giorni successivi uno sciopero della
fame per ottenere di essere sottoposti in massa ad un esame del sangue.
Il CPT bolognese è tristemente famoso dall'aprile scorso quando
dieci immigrati raccontarono di essere stati pestati a sangue dopo il
tentativo di fuga di un detenuto. A guidare la spedizione punitiva
sarebbe stato il responsabile della Croce Rossa che gestisce il Centro.
Da quelle denunce è partita poi un'inchiesta giudiziaria che ha
messo sotto accusa alcuni agenti di polizia insieme ai dirigenti e i
volontari del servizio. Nonostante questo a novembre scorso la
prefettura di Bologna ha rinnovato alla Croce rossa l'appalto per la
gestione della ex Caserma Chiarini, che dal 2002 è un carcere
per immigrati.
I soprusi dei CPT, in genere, sono sempre più scoperti
ed evidenti. Perfino un'organizzazione moderata e tendenzialmente
filoistituzionale come Medici senza Frontiere ha presentato
recentemente un rapporto sui Centri di Permanenza Temporanea in Italia,
frutto di una ricerca condotta nel corso del 2003 sull'assistenza
sanitaria, la condizione delle strutture di accoglienza, il rispetto
dei diritti umani e delle procedure di gestione dei centri, in cui si
arriva alla conclusione secca che sono colpevoli di "gravi violazioni
dei diritti umani e della dignità della persona" i 16 Centri di
accoglienza per immigrati (11 di permanenza temporanea in Italia e 5
per l'identificazione di chi richiede asilo) dove sono arrivate lo
scorso anno 17.000 persone. Questi uomini e queste donne che non hanno
nessun altra colpa che quella di aver lasciato la propria casa per
cercare una vita migliore, sono detenuti nelle peggiori condizioni e la
loro rabbia dev'essere repressa. I barbiturici al CPT bolognese sono
solo la punta di un iceberg. In occasione di tutte le visite effettuate
da organizzazioni umanitarie e antirazziste presso i centri di
detenzione temporanea d'Italia i migranti trattenuti hanno sempre
denunciato la pratica quotidiana della somministrazione di potenti
sedativi all'insaputa dei detenuti. Già alcuni mesi fa, un
gruppo di medici di Psichiatria Democratica in visita al centro di
permanenza temporanea di Restinco (Brindisi), rilevò che dei
medicinali presenti nella medicheria, "una buona parte erano
ansiolitici, detti tranquillanti minori - benzodiazepine come Valium,
Rivotril eccetera - ma anche neurolettici, che vengono usati per curare
le forme più gravi, come la schizofrenia, e il Farganesse un
vecchio antipsicotico ormai in disuso, della classe dei neurolettici,
con effetto potentemente sedativo". Questi farmaci venivano usati dal
90% degli ospiti. L'utilizzo di psicofarmaci come strumenti di
contenimento chimico è una pratica che ha una propria
razionalità all'interno delle carceri in genere (dove anche
nelle medicherie più sfornite gli psicofarmaci non mancano mai),
ma in particolare all'interno di una struttura come un CPT che è
destinato ad ospitare persone colpevoli di quel "crimine senza vittima"
per eccellenza che è l'immigrazione clandestina. Come dice lo
psichiatra Rocco Canosa, '"i primi giorni di permanenza sono terribili
si verificano frequentemente casi di insonnia che viene curata con la
somministrazione di benzodiazepine (.) Persone normali, nei fatti, sono
psichiatrizzate a causa di una situazione invivibile. Poi è
chiaro: se non dormono, piangono, sono depressi, e il medico propone di
prendere una pillola per dormire, magari viene accettata. Per questo
credo che i centri siano irriformabili, e vadano chiusi".
Stretti nelle maglie di una situazione inaccettabile, i
prigionieri dei CPT si trovano ad essere in mezzo ad una doppia
prigione, quella fatta di cemento e di acciaio che trattiene i loro
corpi e quella invisibile, ma devastante della psicofarmacologia che
vorrebbe spegnere anche la loro voglia di libertà.
robertino
|
|