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Da "Umanità Nova"
n. 3 del 1 febbraio 2004
inform@zione
Parma: bavaglio e manganello
Il 12 dicembre scorso una manifestazione contro la Lega Nord è
stata dispersa a colpi di manganello dalle ligie forze "dell'ordine":
è stato un caso? No, è la gestione del potere
specialmente dopo l'ottenimento dell'authority, una gestione guidata
direttamente da Confindustria attraverso l'uso autoritario dei media
locali, Gazzetta in testa, e delle forze di repressione. Nulla deve
turbare l'immagine, falsa, di una Parma tranquilla, serena, senza
problemi e, soprattutto, senza conflitti sociali: ecco che allora si
pestano i compagni in piazza, si denunciano e criminalizzano gli
studenti che occupano e, se non basta, si fa in modo che la stampa
trasmetta solo le veline della questura, senza alcun diritto di
replica.
Ora voglio riportare un fatto esemplare: visto che il maggiore,
praticamente l'unico, quotidiano della città, si rifiutava di
pubblicare la versione nostra sui pestaggi polizieschi del 12 dicembre
e del 19 (in cui alcuni compagni che attacchinavano erano stati
aggrediti da sbirri a suon di pugni, calci e mano alla rivoltella), con
dei compagni dello spazio sociale Mario Lupo siamo andati alla sede
della Gazzetta a portare personalmente i comunicati stampa. Una volta
giunti lì ci è stata aperta la sbarra d'ingresso senza
far alcun problema, siamo entrati tranquillamente, abbiamo lasciato al
caporedattore il comunicato, rilasciata un'intervista ad un'altra tv
locale e poi siamo usciti, dirigendoci verso Tv Parma che è,
guarda caso, nello stesso stabile. Arrivati lì chiediamo di
poter leggere il comunicato e i giornalisti ce lo concedono senza
problemi. parrebbe tutto tranquillo, no? Nient'affatto. All'uscita,
mentre ci dirigevamo verso le macchine per andarcene a casa, ci
troviamo la strada bloccata da una trentina di agenti che vogliono
identificarci tutti e denunciarci per "occupazione della Gazzetta". A
ciò si aggiunge, ed è la cosa più delirante, il
fatto che il caporedattore della Gazzetta ha minacciato la tv locale
che era venuta ad intervistarci, dicando che, se la tv avesse mandato
in onda l'intervista lui e la polizia avrebbero denunciato anche il
cameraman "responsabile della ripresa della lettura del comunicato" per
occupazione.
In poche parole sono stati usati 30 "tutori dell'ordine" per bloccare
un comunicato stampa. Calcolando che tutta l'informazione appartiene
all'Unione parmense degli industriali tutto torna: lor signori vogliono
lavorare in pace. Ma le ciambelle non riescono sempre col buco neanche
al potere, così il primo effetto dell'inasprimento della
repressione è stata una risposta senza precedenti da parte degli
studenti, infatti il 21 gennaio c'erano 2 processi contro compagni, uno
per un fatto dopo Genova (compagni prima pestati dagli sbirri e poi
accusati di resistenza, i compagni sono stati assolti perché il
fatto non sussiste) e uno per il 12. A sorpresa, nonostante il ritiro
del permesso per il presidio da parte della questura, 200 studenti,
molti dei quali non conoscevano gli imputati, si sono presentati sotto
i tribunale con striscioni e slogan contro la repressione, assistendo
poi in massa al processo contro i compagni. Questo alla triade
(Confindustria, media, questura) non deve essere andato giù
molto. Infatti non potendo ignorare mediaticamente l'accaduto (anche
perché ora grazie a Tanzi e alla Parmalat davanti al tribunale
di Parma ci sono tv da ogni parte del mondo) hanno deciso di far
intervenire il braccio "armato" della triade stessa. Un certo Nicola
Izzo coordinatore interregionale delle forze di polizia dell'Emilia
Romagna e della Lombardia, ha incontrato il questore e il prefetto di
Parma, parlando delle nuova questura e delle nuove norme in tema di
ordine pubblico in vista di, guarda caso, l'arrivo dell'authority a
Parma. Ancora una volta tutto torna, la vetrina falsa di Parma
città modello non deve essere infranta, a tutti i costi.
Quindi temo che riceverete spesso notizie da questa città che
tenteranno di pacificare con ogni mezzo che sia il bavaglio o che sia
il manganello.
Alla prossima...
Katia di Parma
Chianocco: contro il TAV occupato cantiere
L'ombra del mostruoso progetto di Treno ad Alta
Velocità/Capacità per la linea Torino-Lione si è
allungata in queste prime settimane di gennaio 2004 in Valsusa, in
provincia di Torino. I preparativi per l'allestimento della struttura
per le indagini geognostiche sono stati subito notati dagli abitanti di
Chianocco, piccolo comune vicino Bussoleno e la risposta popolare
all'arroganza dei promotori del TAV/TAC è stata immediata.
Venerdì 16 gennaio in duecento tra abitanti del loco, comitati
No Tav e cittadini della Valsusa, della cintura nord ovest di Torino e
del capoluogo piemontese hanno manifestato nei pressi del cantiere,
chiedendone la rimozione. La risposta è stata la sospensione dei
lavori a tempo indeterminato. Questo non è bastato. La
volontà di resistere alla spudorata arroganza dei signori del
TAV ed ai preparativi per la distruzione della Valle hanno portato il
movimento anti TAV a tornare sabato 24 gennaio, nuovamente a
manifestare a Chianocco con l'intenzione di riappropriarsi dei propri
territori, anche di quelli isolati da sbarramenti del cantiere e dalla
presenza dei soliti carabinieri. In più di quattrocento sono
dunque entrati dentro il piccolo cantiere a far sentire la propria
rabbia ed eliminando ogni recinzione, rivendicando il diritto ad un
ambiente accettabile, non contaminato dalle macerie di un'opera, quella
del TAV, assolutamente inutile, costosissima e violenta.
Questa iniziativa, dopo altre analoghe svoltesi negli ultimi tempi, ha
rafforzato la convinzione che il protagonismo sociale di opposizione al
TAV/TAC espresso finora attraverso la mobilitazione autorganizzata e
popolare sia l'unico e possibile modo per impedire la materializzazione
di questo mostro, dannoso per gli individui ed un flagello per la
collettività. Al prossimo appuntamento, al prossimo carotaggio.
Sperano nella nostra rassegnazione, faranno i conti con la nostra opposizione.
Collettivo Autogestito Pianezzese "Laboratorio Zero"
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