archivio/archivio2003/un01/unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 4 dell'8 febbraio 2004

La guerra continua
DS: bandiere di pace e responsabilità di guerra


La politica del centro-sinistra sulla guerra in Iraq e Afghanistan ricorda quei balconi da cui, dopo l'attentato di Nassirya, penzolavano le bandiere della pace affiancate al tricolore a lutto. Che piaccia o meno, la bandiera arcobaleno esprime il ripudio radicale dei colori nazionali e vederla abbinata a quella italiana ci è parso uno dei tanti controsensi di certo pacifismo.

Ricordiamo anche le tante bandiere dei DS e della Sinistra Giovanile sventolate all'immensa manifestazione contro la guerra del 15 febbraio dello scorso anno a Roma, ossia le bandiere di quel partito che solo quattro anni prima, quando era al governo, si rese storicamente responsabile (assieme a Comunisti Italiani e Verdi, mai dimenticarlo) della non meno orrenda aggressione della Nato contro la Jugoslavia.
Tale paradosso si sta riproponendo in queste settimane.

Lo scorso 9 gennaio, mentre il capo del governo italiano si stava restaurando la maschera, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge per prorogare sino al 30 giugno 2004 le missioni militari all'estero (Iraq, Afganistan, Balcani, etc. per un totale di 8.000 militari); in tale occasione, il tronfio sottosegretario alla Difesa Bosi ha sintetizzato il senso di tale provvedimento con una frase degna di un film di John Wayne: "L'Italia resterà in Iraq costi quel che costi…".
Tale decreto, per essere efficace con relativi impegni di spesa (oltre 200 milioni di Euro soltanto per l'intervento in Iraq), dovrà essere approvato dal Parlamento entro il 22 marzo ed il centro-sinistra, dopo aver protestato per il fatto che il governo ha accorpato in un unico decreto tutte le missioni all'estero comprese quelle che vengono ritenute "umanitarie", si è subito dimostrato diviso sul voto; d'altra parte dopo la risoluzione Onu dello scorso ottobre che avallava l'occupazione militare dell'Iraq e dopo i morti di Nassirya, gran parte dei dirigenti del centro-sinistra aveva accantonato ogni riserva sull'interventismo tricolore, pur auspicando "un coinvolgimento unitario dell'Europa", il conferimento alle Nazioni Unite di "poteri effettivi e responsabilità sulla transizione" e l'entrata in campo di una "forza multinazionale".
D'altro canto, il centro-sinistra continua a non avere dubbio alcuno sull'opportunità della partecipazione militare italiana al perdurante conflitto in Afganistan.

I Democratici di Sinistra, seguendo l'indicazione di D'Alema, sceglieranno quindi con ogni probabilità una pilatesca astensione, ad eccezion fatta del patetico correntone "di sinistra" che in questo modo, come i dissidenti Verdi nel '99, vorrebbe salvarsi l'anima; mentre il partito della Margherita registra divisioni interne anche più serie per la contrarietà dei cattolici.

Evidentemente le dirigenze del centro-sinistra non intendono inimicarsi quei settori dell'imprenditoria italiana che si stanno tuffando nel business iracheno della ricostruzione e non vogliono che a Washington sorgano dubbi sulla loro fedeltà atlantica.

Tale tatticismo politicante, su una questioncella marginale quale la diretta partecipazione dello Stato italiano all'occupazione militare di un paese che non ha mai rappresentato una minaccia per l'Italia, dovrebbe rivoltare ad ogni persona che si oppone alla guerra, eppure tragicamente in tempo di elezioni buona parte del "popolo della pace" continuerà a coincidere con il "popolo della sinistra", perdonando l'imperdonabile e continuando a nutrire illusioni sul ruolo dell'ONU e dell'Unione Europea quali "contraltari" del bellicismo Usa.

Questa visione infatti è perfettamente funzionale ai disegni dell'amministrazione Bush, ansiosa di sganciarsi dall'inferno iracheno, delegando all'ONU e all'Europa parte del peso di un'occupazione che, in vista delle elezioni presidenziali, sta costando la vita di troppi soldati e soldate statunitensi: 500 eroi scomodi i cui funerali, per disposizione di Bush, non possono essere ripresi da telecamere.

U. F.















 

 



Contenuti  UNa storia  in edicola  archivio  comunicati  a-links


Redazione fat@inrete.it  Web uenne@ecn.org  Amministrazione  t.antonelli@tin.it