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Da "Umanità Nova" n. 4 dell'8 febbraio 2004

Anatomia di uno sciopero
Tranvieri tra autonomia e tentativi di recupero


"Fino a 10 anni fa il rischio era quello di avere un terzo di esclusi. Oggi non è più così. Oggi sembra che questa piramide si sia rovesciata e che ci sia soltanto un terzo della popolazione che sta bene, mentre un altro terzo è povero e la parte restante rischia. Negli ultimi dieci anni, poi, è aumentato il divario retributivo tra Nord e Sud"
"La lotta è nei fatti, sta già avvenendo…. Di fronte alle difficoltà delle famiglie c'è una mobilitazione che cresce. Tanto più se il governo non dà risposte. Il malessere sociale c'è. O il sindacato lo governa o questo sfocia nel ribellismo o nel corporativismo"

Guglielmo Epifani da "Il Corriere della Sera" del 2 febbraio 2004

Nei giorni immediatamente seguenti lo sciopero di venerdì 30 gennaio l'attenzione dei media si è appuntata sul tasso di adesioni allo sciopero stesso. La cosa non deve stupire, i dirigenti di CGIL-CISL-UIL hanno, a più riprese, posto l'accento sul fatto che l'opposizione al contratto era di minoranza ed hanno proposto, con il sostanziale accordo dei media, un criterio di valutazione singolare secondo il quale chi non avrebbe scioperato sarebbe stato d'accordo con loro e su questa linea si è tenuto, questo va da sé, il governo.

Fra gli stessi esponenti del sindacalismo di base lo sciopero del 30 gennaio provocava serie preoccupazioni. Era evidente che, dopo diverse giornate di sciopero, con i lavoratori di Milano, e non solo, precettati e con decine di contratti locali chiusi sul modello di quelli di Milano e Roma ed anzi, spesso, senza contraccambi sul piano dell'organizzazione del lavoro, lo sciopero non sarebbe stata una passeggiata.

Credo, di conseguenza, che un giudizio vada dato a partire da questa consapevolezza e ricordando che le medie nazionali hanno un valore relativo in una categoria che opera in aziende e in aree geografiche dalle caratteristiche assolutamente diverse e nella quale la partita si gioca soprattutto nei grandi e medi centri. Lo sciopero è riuscito bene a Bologna, Genova, Venezia, Reggio Emilia, Roma e in diverse altre città ed in molte altre ha visto adesioni significative. Il dato nuovo è che ha visto una partecipazione di tutto rispetto in diverse città del sud che non si erano mosse nella fase alta della mobilitazione.

Se, quindi, non assumiamo come riferimento lo sciopero del 9 gennaio né, questo va da sé, gli scioperi selvaggi che si sono susseguiti fra dicembre e gennaio ma la consistenza associativa, per un verso, del Coordinamento di Lotta degli autoferrotranvieri e, per l'altro, quello di CGIL-CISL-UIL, è evidente che l'area di opposizione si è allargata e consolidata come dimostra anche la robusta crescita del sindacalismo alternativo nel settore.

A questo punto, ritengo vadano presi in considerazione due fattori.
In primo luogo quelli che possiamo definire come veri e propri controfuochi.

È evidente che, se un movimento sorprende, in qualche misura, gli stessi militanti più radicali, lo fa ancora di più per quel che riguarda le controparti governative ed imprenditoriali e gli apparati sindacali. Ma la sorpresa non è l'annichilimento. In queste settimane le aziende hanno lavorato a segmentare la categorie concedendo aumenti dove se ne davano, dal loro punto di vista, le condizioni. Sappiamo benissimo che non si tratta di aumenti straordinari ma, con questi chiari di luna, non è poco, anzi. Come abbiamo già rilevato, paradossalmente ma non troppo, la mobilitazione degli autoferrotranvieri ha favorito l'accentuazione del ruolo della contrattazione aziendale sulla quale puntavano il padronato e settori del sindacato istituzionale con in testa la CISL.

Un altro, e più sottile, controfuoco è la discesa in campo della sinistra sindacale della CGIL con l'aperto appoggio del PRC. Riportiamo, per darne un'idea, ampi stralci del "Documento conclusivo della riunione di Lavoro Società della FILT/CGIL, riunita a Milano il 15 gennaio 2004, sulla vertenza contrattuale del trasporto pubblico locale" ricordando che quest'assemblea ha visto la presenza del Segretario Nazionale CGIL Gian Paolo Patta, Coordinatore Nazionale di Lavoro Società e che il buon Patta è sin troppo noto per la sua azione contro le libertà sindacali.

"…l'aumento salariale di 81 euro e di 970 euro di una tantum, non solo non riesce a salvaguardare il potere di acquisto dei salari ma non recupera neppure l'inflazione programmata. (Vero, peccato che questo aumento sia perfettamente coerente con la concertazione e sia stato accettato dalla CGIL assieme a CISL e UIL).

…In questo modo si contraddice la giusta preoccupazione (sic) che ha portato i sindacati  nazionali ad una sofferta firma, per tentare di riconfermare l'esistenza del contratto nazionale contro le posizioni, sia governative che padronali, di cancellarlo e di reintrodurre le gabbie salariali…

La vertenza del trasporto pubblico locale, ha assunto una visibilità nazionale in particolare dopo i blocchi dei trasporti e le iniziative di sciopero senza il rispetto delle regole, frutto dell'irresponsabilità delle controparti colpevoli dell'esasperazione di un'intera categoria dopo due anni di attesa, ma è apparso evidente il preciso tentativo del Governo, delle controparti e di alcune importanti regioni e comuni - come Milano per l'ATM - di utilizzare la giusta esasperazione dei lavoratori per far saltare il contratto nazionale, per sostituirlo con accordi territoriali o regionali fondati su differenze salariali tra territorio e territorio.

... Il modello di contrattazione territoriale auspicato in particolare dalla CISL, con il conseguente ridimensionamento del contratto nazionale non può essere condiviso, ne praticato dalla nostra organizzazione.
Lavoro Società ritiene assolutamente provocatorie iniziative volte a comprimere ulteriormente il diritto di sciopero attraverso un inasprimento della legge che regola lo sciopero stesso nei servizi che, come le recenti vicende hanno dimostrato, necessiterebbe di una revisione in direzione opposta. Infatti, le controparti, hanno violato per due anni gli impegni contrattuali e le regole dell'accordo di luglio senza mai subire alcuna sanzione o richiamo dalla Commissione di Garanzia, che diversamente è intervenuta pesantemente e a senso unico sulle lotte sindacali, in questo senso non sono accettabili ritorsioni penali o disciplinari nei confronti dei lavoratori che hanno partecipato agli scioperi. (Verissimo, la normativa antisciopero non si è però, autogenerata, a noi risulta che i sindacati istituzionali non l'abbiano proprio avversata.)

Abbiamo sempre sostenuto la necessità di sottoporre a referendum la validazione dell'ipotesi di accordo da parte di tutti i lavoratori.
Ma in questo senso non si è giunti colpevolmente a una scelta unitaria, a causa dell'opposizione da parte della CISL…"

Mi scuso per la lunghezza della citazione ma ritengo questo documento un piccolo capolavoro. Il meccanismo, fatto salvo che, ovviamente, alcune rivendicazioni contenute nello stesso documento sono condivisibili ma che non si da alcuna indicazione di lotta e si rimanda il tutto… al referendum gestito dall'apparato sindacale con mezzi sin troppo noti, è assolutamente chiaro:

- cattivi sono padroni, governo e…CISL. La CGIL sarebbe vittima della cattiva CISL che impedisce i referendum e vuole fare i contratti aziendali. Per fortuna c'è "Lavoro e Società" che riporterà la CGIL sulla retta via;

- delle lotte non si dice nulla, tutto è rinviato al nuovo contratto;

- si rivendica un'estensione delle libertà sindacali che la CGIL nega metodicamente;

- si rivendica un superamento della divisione fra lavoratori che parrebbe scesa dal cielo e non il prodotto di leggi e contratti che la CGIL ha sostenuto e firmato.

La funzione evidente di riunioni e documenti come quelli citati non è, questo lo comprende chiunque, quella di spostare la CGIL, a meno che non si parli di spostamenti di poltrone, ma quella di tenere nella CGIL aree di militanti ed iscritti su posizioni critiche e, dobbiamo ammetterlo, il gioco riesce abbastanza spesso soprattutto se viene condito in salsa movimentista (assemblee di autoconvocati, costituzione di comitati di lotta ecc...).

Vi è, poi, un'altra novità che merita di essere valutata. In questi giorni si stanno chiudendo i contratti dei vigili del fuoco con un investimento di 10 milioni di euro oltre quelli previsti dalla legge finanziaria, 500 assunzioni, 151 euro medie di aumento al personale operativo, 118 euro medie di aumento al personale restante e quello delle agenzie fiscali con la riconduzione in busta paga di una quota rilevante del salario accessorio. Si tratta, in entrambi i casi, di piccole categorie con un discreto potere di contrasto rispetto alle politiche governative, caratterizzate da un forte presenza del sindacalismo alternativo e che si sono mobilitate negli scorsi mesi in modo notevole.
Il governo ha scelto di bloccare la protesta facendo delle concessioni una volta tanto oltre i limiti imposti dalla concertazione. Lo ha certamente fatto per impedire l'estensione della mobilitazione ma, nello stesso tempo, ha aperto nuove crepe nella politica di compressione dei salari.

Si tratta di lavorare perché queste crepe si allarghino e perché si sviluppi una pressione per ottenere forti aumenti retributivi in paga base per il maggior numero possibile di categorie e di lavoratori.

Cosimo Scarinzi














 

 



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