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Da "Umanità Nova" n. 5 del 15 febbraio 2004

Frontiere blindate
Siluri "intelligenti" contro le carrette dei migranti


Lo hanno ufficialmente presentato il 2 febbraio ma era già stato reso noto lo scorso ottobre dopo uno dei tanti tragici naufragi al largo delle coste siciliane. Ci riferiamo al voluminoso rapporto (400 pagine) intitolato "Il controllo dei traffici migratori illeciti nel Mare Mediterraneo", rapporto finanziato dal ministro dell'economia, Tremonti, e coordinato dal generale Carlo Jean, ex consigliere militare di Cossiga e oggi consigliere militare del ministro dell'economia oltre che presidente della SOGIN (scorie nucleari), e da tale Gian Maria Piccinelli, ordinario di diritto musulmano a Napoli. Francamente abbiamo difficoltà a comprendere che ruolo abbia avuto questo signore in un documento chiaramente mirato a "escogitare" sistemi pratici di interdizione navale ma soprattutto troviamo difficoltà a capire cosa ci incastri il ministero dell'economia con il contrasto all'immigrazione clandestina: ci parevano sufficienti i disastri compiuti da altre burocrazie poliziesche e militariste (Interni, Difesa, Trasporti e Navigazione, Esteri) non ci sembrava il caso di peggiorare la situazione. Ma tant'è!

Da quel che si è letto sui giornali di questi giorni il rapporto sembra un ammasso di sciocchezze e di porcherie che si vorrebbero applicare nella "lotta" ai natanti pieni di disgraziati che cercano rifugio in Italia. Il "fiore all'occhiello" delle farneticanti proposte avanzate nel documento sarebbe il "siluro intelligente" che dovrebbe "bloccare le eliche del motore fuoribordo". Non bisogna essere lupi di mare per capire che si tratta di una stupidaggine colossale: il "siluro intelligente" sarebbe un A184 da 50 nodi e una tonnellata e mezzo di dislocamento costruito dalla Whitehead Motofides di Livorno, progettato per affondare navi e sommergibili. La sua massa e l'elevata velocità lo rendono in grado di spaccare lo scafo di una corvetta anche senza detonare. Una motobarca ne verrebbe sbriciolata, figurarsi un gommone! È probabile che gli "astuti" redattori del rapporto abbiano pensato di modificare il siluro in particolare riducendo la velocità nella fase finale e affinando la sua teleguida. In versione anti-immigrati (già questa denominazione dà il senso della vergognosa irrealtà di tutto il progetto) il siluro dovrebbe avvicinarsi delicatamente alla malcapitata motobarca ed emettere una specie di rete di gomma che bloccherebbe l'imbarcazione "incattivandone" (termine tecnico) l'elica e il timone. A parte che non si capisce come sia possibile "governare" un siluro non verso una grande unità navale ma verso un piccolo pescareccio o gommone, rimane il fatto che se anche riuscisse a evitare l'impatto diretto, la sventurata motobarca si troverebbe senza propulsione e senza mezzi di governo. In condizioni di mare cattivo si traverserebbe subito, imbarcherebbe acqua alla terza rollata e prima o poi si rovescerebbe, dato il consueto sovraffollamento di malcapitati che di solito trasporta, portandosene dietro un certo numero. I sopravvissuti verrebbero salvati dalle navi italiane che hanno lanciato il siluro. A quel punto sarebbe stato più conveniente tirargli un siluro tradizionale e buona notte, il risultato non sarebbe diverso!

Le fonti di stampa riferiscono che "sembra che la Marina abbia un eccesso di siluri nei suoi magazzini e stia cercando di rivenderli a prezzo di realizzo. Per cui potrebbe esistere la possibilità di una interessante diminuzione del prezzo d'acquisto del singolo pezzo, che viene stimato in un milione di euro. Il costo per ogni lancio è di 150 mila euro. Lo stesso missile può essere utilizzato fino a 100 volte." Effettivamente avevamo avuto il sentore che qualcuno ci voglia speculare sopra! Se questa è la proposta migliore figuriamoci le altre! E infatti si prosegue con scelleratezze destinate però alle imbarcazioni al momento del loro ritorno alle basi di partenza. Non è il caso delle carrette che portano gli immigrati sulle coste della Sicilia o della Calabria, ma per i solerti redattori poco importa: "la mano può essere più pesante". Entrano in azione le armi non letali: liquidi scivolosi che rendono ingovernabile l'imbarcazione; schiuma al peperoncino che invece blocca gli scafisti allo scafo; siringhe di sedativi sparate da lontano a mo' di ippopotamo a rischio di estinzione da salvare; onde elettromagnetiche che possono indurre incoscienza; armi acustiche e ottiche. Da usare con prudenza, si suggerisce, anche le cosiddette Vmads, radiazioni paralizzanti messe a punto dall'aviazione americana. Comunque su queste ultime si dovrebbero approfondire gli studi. Generosi!

Il rapporto non prende in considerazione lo speronamento delle imbarcazioni: "una metodologia che appare controindicata". Troppo buoni! Ma dice anche che l'Italia "si è schierata con i più tolleranti fra i Paesi europei", creando un "sistema che vede il nostro Stato fra quelli preferiti" come punto d'arrivo. Per questo le "azioni di contrasto in mare aperto", cioè respingere senza arrivare al contatto, "sarebbero di indubbia efficacia", e con un "forte impatto sull'opinione pubblica". Queste operazioni "potrebbero essere tentate a scopo dimostrativo sulle navi che celano i migranti nelle stive per poi trasbordarli su unità più piccole, "a perdere", impiegate per raggiungere le coste italiane". In definitiva si tratta di proposte vaneggianti che contrastano con il diritto internazionale: in tempo di pace nessuno può affrontare in acque internazionali un qualsiasi natante di qualsiasi bandiera nel modo ipotizzato nella "Ricerca Jean" senza commettere un reato, del quale deve rispondere in primis all'autorità giudiziaria del proprio Paese. Le navi si danneggiano e si affondano solo in guerra. Le leggi vigenti proibiscono espressamente un comportamento che metta in pericolo la vita umana in mare. È allucinante constatare che un documento finanziato da un governo che si dice "democratico" prenda anche solo in considerazione simili metodologie.

Non riteniamo utile perdere altro tempo per commentare uno squallido documento frutto di chiari interessi legati a lobby industriali o think tank altolocate che cercano di riciclare nei nuovi scenari i loro prodotti industriali o intellettuali realizzati negli anni della "guerra fredda", a danno di migliaia di uomini, donne e bambini la cui unica colpa è quella di cercare di sfuggire a guerra e miseria.

A. Ruberti















 

 



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