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Da "Umanità Nova"
n. 5 del 15 febbraio 2004
Bugie, veline e segreti
Bush&Blair: armi di intossicazione del sapere
E
così Bush sembra aver ceduto alle pressioni dell'opinione
pubblica, decidendo l'istituzione di una commissione di inchiesta
indipendente e bipartisan sulla false rivelazioni dei servizi di
sicurezza angloamericani intorno all'esistenza e alla immediata
disponibilità da parte di Saddam Hussein (addirittura entro 45
minuti!) di micidiali armi di distruzione di massa. A oltre dieci mesi
dalla conclusione delle operazioni militari tradizionali che hanno
comportato la fine della dittatura di Saddam e l'occupazione del
territorio iracheno da parte delle potenze invasori, di tali armi non
è stata trovata traccia né si capisce perché il
rais non le abbia utilizzate per restare saldo al potere.
A onor del vero, tra i tanti interrogativi che la vicenda
della stupidità del potere, e di quella ancor più stupida
dell'intelligence al suo servizio, ne annoveriamo un altro: come mai
nessuno ha pensato bene di far ritrovare successivamente qualche arma
in qualche buco sperduto del deserto iracheno, dimostrando al mondo
intero, a posteriori, che Bush & co. avevano ragione? Eppure
bastava ingaggiare a pochi euro un qualunque digossino romano o
genovese e farsi insegnare come si fa a precostituire prove in luoghi
occupati ai fini giudiziari o politici…
Ovviamente le questioni sono più complesse, e l'eliminazione
temporanea del tema delle WMD dalla scena politico-mediatica in
campagna elettorale americana è una delle ragioni che hanno
suggerito a Bush e al suo degno compare Blair di sbolognare la faccenda
a una commissione di inchiesta composta, in genere, da uomini d'onore
(in ogni senso…), legati a triplo filo a quell'establishment da cui si
millanta indipendenza di giudizio e dirittura morale. Esattamente come
il giudice Hutton che ha "assolto" il Premier inglese sacrificando la
BBC e i suoi dirigenti scomodi per la vicenda che ha portato al
suicidio dello scienziato inglese David Kelly, non perché
scaricato dai servizi inglesi, ma perché martoriato dai
cronisti, come si vuol far credere.
Già si assiste in filigrana allo scaricabarile tra MI6
(il controspionaggio di Sua Maestà) e la Cia, a sua volta
stretta nella sopravvivenza del suo capo (George Tenet) che partecipa
di diritto alle riunioni della sala ovale in tempi di crisi, mentre
altri capi di agenzie analoghe fanno anticamera e non sognano altro che
una scivolata della Cia per vederne ridimensionati i poteri già
intaccati dalla Nsa e dal recente Security Homeland Department.
Portare una democrazia in guerra è più difficile
che portare una banda di Unni a scatenarsi al seguito di Attila. E la
differenza la fa la ricerca di un consenso, parziale e minoritario
quanto si vuole, da ottenere ad ogni costo da parte di una opinione
pubblica mediatizzata che ha la cattiva abitudine, ogni tot di anni, di
vedersi trasformata magicamente in popolo sovrano elettore, dalle cui
bizze, sempre più incantate dagli strateghi del marketing
politico, dipendono le fortune e le ricchezze del ceto politico in
aspirazione di potere. Oltre a guadagnarsi le risorse finanziarie e il
plauso dei poteri forti che contano, Bush ha dovuto arrangiarsi a
convincere la minoranza che crede ai sondaggi di essere d'accordo con
la guerra imperiale voluta dai Neocons per conquistare il predominio
globale ben prima dell'11 settembre. Da qui la necessità di
bufale costruite di sana pianta nel momento opportuno, di cui poi, a
cose fatte, poter tranquillamente dire peste e corna, come ha
autorevolmente fatto l'estate scorsa, a metà luglio, il
viceministro del Pentagono, Paul Wolfowitz, ammettendo onestamente
l'invenzione artefatta della propaganda pubblicitaria sulle WMD, dopo
essere stato nell'immediata vigilia l'ispiratore del discorso
presidenziale sullo Stato dell'Unione del 28 gennaio 2003, equivalente
ad una dichiarazione di guerra.
Certo, Bush e Blair friggono sulla graticola dei media per un
po', magari giusto in una fase in cui occorre distogliere l'attenzione
dei media dallo scandalo Halliburton, il gigante del Vicepresidente
Cheney che ha inghiottito sino ad adesso il boccone più grosso
degli appalti militari in Iraq, senza malauguratamente soddisfare
nemmeno un po' di quelle necessità minimali degli iracheni, ma
utilizzando disinvoltamente i dollari per spese amministrative,
logistiche, insomma per beneficiare gli americani stessi con i propri
soldi.
Ma la strategia di dissimulazione è all'opera anche
quando sembra essere stata colta con la marmellata in mano: al di
là dei balletti tra Cia, MI6, l'ex responsabile per conto dello
stesso Bush per la ricerca delle WMD, David Kay, che si è
dimesso dall'incarico ammettendone l'inesistenza sul suolo iracheno -
cosa del reso nota agli ispettori dell'Onu ben prima delle ispezioni a
cavallo tra fine 2003 e inizi 2004, ben nota allo stesso Colin Powell
quando lo scorso 5 febbraio, in piena seduta di CdS delle Nazioni Unite
brandiva dossier e spergiurava sulla loro esistenza, in quanto nessuno
ha mai smentito quanto affermato nell'estate del 1995 il genero di
Saddam, il generale Kamal Hussein, transfuga in Giordania, secondo il
quale tutto l'arsenale di cui disponeva l'Iraq all'indomani della
sconfitta nel 1991 era stato distrutto dietro suo ordine - la tesi
suggerita sarà quella di un rifugio sicuro in Siria.
Per pervenire al Syrian Accountabilty Act con cui si mette in
mora la Siria mirandola come prossimo target, l'amministrazione Bush ha
messo nei posti chiave i responsabili di veline e dossier che nei mesi
scorsi si sono affannati a dimostrare l'indimostrabile, nonostante
l'opinione contraria di tanti agenti e militari, interni al sistema
americano, quanto meno scettici sulle reali possibilità di
Saddam di disporre di armi così potenti benché il suo
regime fosse in assoluto il più vessato dagli embarghi e il
più monitorato dai satelliti spia di mezzo pianeta. Sollevare la
scarsa credibilità dei servizi di intelligence (sic!) significa
accreditarne la veridicità tranne eccezioni, mentre in
realtà la loro funzione ri-costruttiva in maniera opportunistica
giustifica la loro esistenza a libro paga dei contribuenti degli stati.
Anche in questo caso, dietro l'apparente polemica, sta montando una
strategia di intossicazione del sapere, necessario a chiunque per farsi
una "propria" idea e prendere quindi posizione con cognizione di
merito: posta indubbiamente alta, da disinnescare quando evitabile, da
incanalare verso obiettivi desiderati e auspicati in funzione di
risultati anticipati sui quali occorre preparare il terreno di coltura
e di accettazione delle mosse sommamente arbitrarie del sommo potere.
Salvo Vaccaro
Fonti: Anthony Cordesman, Intelligence, Iraq, and Weapons of Mass
Destruction, Csis, Washington, 26 gennaio 2004; Joseph Cirincione,
Jessica Mathews, George Perkovic, Alexis Orton, WMD in Iraq. Evidence
and Implications, Ceip, Washington, gennaio 2004; David Isenberg e Ian
Davis, Unravelling the Known Unknowns: Why No Weapons of Mass
Destruction have been found in Iraq, Basic Special Report n. 1, gennaio
2004; Jim Lobe, Pentagon Office Base for Neoconservative Network
Manipulating Iraq Intelligence, Foreign Policy in focus, 15 Settembre
2003; Col. Daniel Smith, Why So Many Were So Wrong for So Long, Foreign
Polcy in Focus, 5 febbraio 2004.
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